Ambiente, energia ed economia: uniti per sempre

  • 20 Marzo 2007

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"Oggi non c'è più separazione tra economia, finanza e rispetto dell'ambiente" afferma il sottosegretario al Ministero dell'Economia e Finanze, Paolo Cento. Economia e cambiamenti climatici in un workshop Enea

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“E’ sempre più chiaro che oggi non c’è più separazione tra economia, finanza e rispetto dell’ambiente: la mancata applicazione del Protocollo di Kyoto rappresenterebbe infatti per l’Italia un aumento del debito pubblico di circa 12,5 miliardi di euro nel periodo 2008-2012, mentre l’applicazione delle misure necessarie costerebbe, in questa fase, solo un miliardo di euro circa”. A dare questo quadro è il sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze, Paolo Cento, nel corso di un workshop organizzato oggi, 20 marzo, a Roma dall’ENEA sui cambiamenti climatici e i loro effetti.

Cento dice che “è necessario prevedere subito misure che permettano all’Italia di evitare un pesante colpo sui conti pubblici derivante dalla mancata applicazione di misure per Kyoto”. In effetti, la commissione per la Contabilità ambientale istituita presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, a maggio presenterà uno schema di disegno di legge su questi aspetti. “Credo che già dal Dpef potremmo avere un allegato o un capitolo forte sui cambiamenti climatici e l’attuazione del Protocollo di Kyoto”, dice Cento.

Secondo il sottosegretario “dovrà essere rivisto il Piano delle emissioni nazionali recentemente presentato dal governo italiano in Europa perché è inadeguato a raggiungere l’obiettivo della riduzione del 20% delle emissioni che l’Europa ci ha indicato”.
Il ruolo verso il rispetto dei vincoli di riduzione delle emissioni non è solo una competenza del governo, ma spetta anche all’industria italiana giocare un ruolo deciso facendo “uno sforzo maggiore rispetto al passato nel campo dell’innovazione”. In Italia – ricorda Cento – ci sono giovani imprenditori che stanno applicando l’innovazione sul terreno ambientale ed è importante che il sistema associativo delle imprese dia più forza a questa parte del mondo industriale”.

Sempre nell’ambito del convegno ENEA, gli aspetti economici legati ai cambiamenti climatici sono stati oggetto di attenzione da parte di Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, consulente del Ministero dello Sviluppo Economico e di Marzio Galeotti della Fondazione ENI Enrico Mattei.
Silvestrini ha rilevato come sia “in atto una forte accelerazione delle politiche europee e di alcuni paesi industrializzati, per la riduzione dei gas ad effetto serra, per lo sviluppo delle rinnovabili e le tecnologie per l’efficienza energetica”. “Fissare un obiettivo del 20% al 2020 per le rinnovabili nell’UE – ha detto Cilestrini – significa triplicare in meno di 13 anni l’attuale installato totale di queste tecnologie, un processo che richiederà enormi investimenti, ma che offre una grande opportunità per le economie e l’occupazione”. E l’Italia? Il direttore scientifico del Kyoto Club fa capire che “bisogna cambiare decisamente marcia, creando le condizioni che consentano di realizzare nuove filiere nazionali e rafforzare quelle oggi esistenti nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, soprattutto in edilizia e nell’industria”. A questo scopo, ha ricordato, è stato elaborato un programma “Industria 2015” che traccia alcune linee di azione (vedi articolo “Esperti in efficienza e innovazione su qualenergia.it).

Marzio Galeotti ha fatto notare che, in parte, anche l’industria sta cambiando approccio. Ha segnalato, infatti, una notizia inusuale solo qualche anno fa: il colosso di Hall Street, Merrill Lynch, e il maggiore investitore istituzionale statunitense, Calpers, hanno chiesto al Congresso USA di varare una legge per ridurre le emissioni di gas serra e creare un mercato dei diritti a inquinare, sul modello europeo; un appello che segue quelli provenienti da tempo dal settore pubblico e privato americano (vedi General Electric e Duke Energy) per evitare gli effetti dannosi dell’effetto serra sull’economia. All’appello ufficiale rivolto al Congresso si sono uniti anche il colosso della chimica DuPont, la società energetica PG&E e la compagnia di assicurazioni Allianz. L’obiettivo è di ridurre entro il 2050 le emissioni almeno del 60% rispetto ai livelli del 1990.

LB

20 marzo 2007

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