Delirio eolico

  • 14 Marzo 2007

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Ora si alzano le barricate anche sul primo grande progetto di eolico off-shore in Italia che potrebbe essere realizzato davanti alle coste del Molise. La sindrome Nimby colpisce anche Di Pietro

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Da qualche anno si parla in Italia di eolico off-shore, anche se non sono pochi i problemi di ordine tecnico e di impatto paesaggistico che questa applicazione comporta, soprattutto per il nostro paese. Quindi, finora si è discusso molto ma non si fatto ancora nulla. O almeno quasi nulla visto che da pochi giorni si è innescato un durissimo confronto proprio su un primo grande progetto di eolico off-shore in Italia (54 turbine da 3 MW ciascuna) che potrebbe essere realizzato davanti alle coste del Molise, quasi al confine con quelle dell’Abruzzo.

I progetti, lo studio di impatto ambientale, la richiesta di concessione demaniale marittima, dopo due anni di studi ed elaborazioni, sono stati inoltrati al Ministero dell’Ambiente, al Ministero dei Beni Culturali, alla Regione Molise e al Ministero dei Trasporti
Il ministero dei Trasporti ha autorizzato l’istruttoria, ordinando lo scorso il 16 febbraio alla Capitaneria di porto di Termoli, la pubblicazione all’albo pretorio del Comune degli atti con i quali si dà avviso del progetto. Da questa data partono i 30 giorni di tempo (quindi, ancora pochi giorni) per presentare le osservazioni al piano, dopodiché non sarà più accettato alcun reclamo e si darà ulteriore corso alle pratiche, cioè l’iter per i permessi e lo studio d’impatto ambientale che sono stati quasi ultimati.

Tuttavia la possibilità che la centrale eolica “San Michele”, a largo di Termoli, sia concretamente realizzata è molto scarsa. Anche se superasse l’esame di Valutazione d’Impatto Ambientale l’opposizione sarà durissima, come quella mostrata dal Ministro delle Infrastrutture, il molisano Antonio Di Pietro (“E’ un progetto che rischia di creare seri danni all’ambiente e all’economia delle aree costiere tra Abruzzo e Molise”), del presidente della Regione Molise, Michele Iorio, che ha espresso la sua contrarietà al progetto (“Il governo regionale è deciso a mettere in campo ogni azione utile perché l’impianto eolico a mare non si realizzi”) e ha scritto sulla questione anche una lettera a Prodi e a cinque ministri e infine, a cascata, delle province di Campobasso e probabilmente di Chieti, oltre che dei Comuni costieri.
Questa recente alzata di scudi ci fa pensare che il progetto della EffEventi non sia stato presentato per tempo e nella sua complessità ai cittadini e alle comunità locali coinvolte.

Favorevole al progetto, invece, Legambiente Nazionale e i Comitati Regionali Legambiente Abruzzo e Legambiente Molise; questi ultimi all’inizio erano piuttosto preoccupati per i lavori di scavo e per l’impatto sulla duna, ma non di quello visivo poiché la distanza minima delle turbine dalla costa è di circa 4,5 km.
Come dichiarato, in un recentissimo comunicato, la società EffEventi che ha progettato l’impianto, le turbine saranno visibili dalla costa, ma la distanza dalla riva e il loro colore neutro ne ridurranno al minimo l’impatto per chi guarda verso il mare (vedi simulazioni impatto visivo); l’elettrodotto sarà completamento interrato e la cabina di trasformazione sarà posizionata fuori dall’area protetta, quindi non è interessato alcun Sito di Interesse Comunitario (SIC). Nell’area interessata dall’impianto sarà impedita la pesca a strascico, ma non verrà limitata in alcun modo l’attività ittica. Inoltre, non saranno impediti o limitati i passaggi delle imbarcazioni da diporto e quelle che dovrebbero popolare i futuri porti turistici.

L’eolico ha minimizzato ormai tutti suoi impatti ambientali come rumore, elettromagnetismo e impatto con l’avifauna; resta quello visivo, che il più delle volte è anche legato ad un approccio soggettivo. Questo aspetto sarà uno dei fulcri del dibattito sulle strategie energetiche del futuro che dovrà intraprenderee il nostro paese.

E’ qui interessante riportare un’acuta analisi di Hermann Scheer, uno dei maggiori sostenitori delle fonti rinnovabili, tratta da un’intervista realizzata da Karl-Ludwig Schibel per L’Ecologist italiano, che affronta anche la resistenza che incontrano gli impianti eolici in Italia:
“…Io la considero un’idea assurda e nel contempo un’idea molto ortodossa di protezione del paesaggio. Non esiste più su questa terra neanche un metro quadro di paesaggio protetto. A causa del nostro sistema energetico tradizionale, con il suo inquinamento atmosferico, i suoi cambiamenti climatici, le sue ripercussioni sul ciclo idrico, le siccità, lo scioglimento dei ghiacciai, delle cappe polari, del ghiaccio in Groenlandia, del permafrost, la progressiva desertificazione, le catastrofi da inondazioni, tutto questo ci dimostra che il paesaggio non è più protetto anche se mai nessun essere umano vi entra. Questi fenomeni sono una conseguenza del nostro sistema energetico, come anche dell’uso dell’energia nucleare, che produce calore addizionale che altrimenti non esisterebbe nel computo naturale di calore di questa terra e del suo rapporto con il sole”.
Scheer continua sull’argomento. “L’unica prospettiva di protezione del paesaggio è evitare tutte queste conseguenze del nostro sistema energetico attuale e stabilire, con la svolta verso un sistema di energie rinnovabili, un nuovo equilibrio. Però questo nuovo sistema energetico ha bisogno anche di terreni dove si istallano i nuovi sistemi. Quindi l’argomento della protezione del paesaggio, come viene usato per esempio da Ripa di Meana, è un modo decontestualizzato di vedere le cose, è uno sguardo isolato sul piccolo biotopo in un periodo dove il biotopo Terra è minacciato nella sua totalità. Per questo ogni tentativo di opporsi agli impianti ecologici nel nome della protezione del paesaggio, sono al contempo tentativi – coscienti o incoscienti – di dare una protezione politica al sistema energetico convenzionale”.

Per informazioni sul progetto di centrale eolica off-shore “San Michele” clicca qui

LB

12 marzo 2007

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