Europa ed energia. Punto di svolta

  • 7 Marzo 2007

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Sono giorni decisivi per le scelte energetiche nell'Unione Europea. L'8 e 9 marzo il Consiglio Europeo affronterà la questione dell'obiettivo del 20% per le fonti rinnovabili al 2020.

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Ci sono dei momenti chiave nella storia dell’energia che possono portare a una rapida accelerazione della diffusione di alcune tecnologie, oppure lasciarle ad un’evoluzione “business as usual”, con tassi di crescita moderati.
Una di queste circostanze potrebbe aver luogo domani e dopodomani (8 e 9 marzo) a Bruxelles, quando i capi di stato e di governo dei paesi dell’Unione Europea si incontreranno in occasione del Consiglio Europeo. Tra i temi all’ordine del giorno il pacchetto di misure energetiche per l’UE definito dalla Commissione Europea lo scorso 10 gennaio (vedi anche articolo su qualenergia.it). Qui si giocherà, almeno in parte, una partita decisiva per lo sviluppo delle rinnovabili dei prossimi tredici anni e, di conseguenza, un capitolo importante per la lotta contro le emissioni inquinanti.

Il vero oggetto del contendere sarà di stabilire se l’obiettivo di copertura del fabbisogno di energia primaria dell’Unione al 2020 con una percentuale di rinnovabili pari al 20% debba essere a carattere indicativo oppure obbligatorio. Lo stesso varrà per l’obiettivo unilaterale dellUE di riduzione delle emissioni di gas serra al 20% rispetto ai livelli del 1990.

In questi giorni molti esponenti dei governi sono entrati direttamente in campo per affrontare diplomaticamente le trattative e molte lobby si sono attivate pro e contro il target proposto dalla Commissione.
Il presidente dell’esecutivo europeo, Josè Manuel Barroso, ha chiesto ai leader dei 27 paesi dell’UE di rendere obbligatorio l’obiettivo perché “questa è un’opportunità storica per un’Europa più pulita”. Ha aggiunto, inoltre, che “gli occhi di Washington, Pechino e Mosca saranno puntati su di noi per capire se siamo veramente credibili. Dobbiamo avere una leadership a livello mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici: non c’è alternativa. Le sfide sono mastodontiche, ma si possono vincere se c’è la volontà politica”.

Molto più variegato è il quadro delle posizioni assunte dai paesi membri. In questi giorni il cancelliere tedesco Merkel, presidente di turno dell’UE e dei G8, favorevole al target vincolante, ha sentito Prodi su questo aspetto. Il capo del governo italiano considera fattibile l’obiettivo del 20% da fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, ma lo ritiene più complesso per la produzione di energia totale (compresa l’energia termica e per i trasporti).
In sintesi, l’obiettivo obbligatorio è portato avanti dalla Germania con il sostegno di Danimarca e Svezia; una posizione favorevole ma più prudente è quella assunta da Italia, Spagna, Austria e Gran Bretagna.

“Chi è contro? Vanno messi nel fronte del “no” la Grecia e alcuni Paesi dell’Europa centro-orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia, Romania, Ungheria) che giudicano troppo onerosa questa soluzione e anche perché alcuni puntano decisamente sul carbone. Negativo è anche l’atteggiamento della Francia che teme le possibili conseguenze di disincentivazione del nucleare; la posizione francese sarà decisiva perché punterà a far entrare l’energia atomica nel bilancio di riduzione delle emissioni di gas serra.
Da alcune parti si ipotizza che possa essere fissato un target generale che preveda specifiche deroghe per i paesi meno in grado di raggiungerlo. La soluzione da scongiurare è quella di avere un obiettivo puramente indicativo, come quello stabilito al 2010 dalla direttiva europea per l’elettricità da rinnovabili, che, ne siamo certi, non porterà ad un reale cambiamento di rotta nell’attuale sistema energetico continentale.

Intanto Barroso ha nominato un gruppo di esperti che lo affiancherà nelle decisioni su energia e cambiamenti climatici. Il gruppo, costituito da 11 esperti di alto profilo, si riunirà per la prima volta oggi, proprio alla vigilia del Consiglio Europeo, e si occuperà di preparare anche il prossimo G8 su energia e clima (a giugno in Germania).
Del gruppo fa parte anche Carlo Rubbia. Le altre personalità coinvolte sono: César Garcia Dopazo (Università di Saragozza); Nicolas Hulot (Fondazione Nicolas Hulot, Francia); Claudia Kemfert (German Institute for Economic Research, Germania); Allan Larsson (Università di Lund, Svezia); Claude Mandil (Aie); Hans Joachim Schellnhuber (Potsdam Institute for Climate Impact Research, Germania); Nicholas Stern (consigliere del Governo britannico per il clima e lo sviluppo); Peter Sutherland (presidente BP); Viriato Soromenho Marques (Università di Lisbona), Michael Zammit Cutajar (ambasciatore sui cambiamenti climatici, Ginevra).

LB

7 marzo 2007

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