Per un lavoro rinnovabile

  • 24 Dicembre 2006

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Elettricità rinnovabile e posti di lavoro. Quali sono le prospettive globali e quelle italiane? Una serie di studi condotti dalle associazioni ambientaliste tracciano uno scenario

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La produzione di energia elettrica dal vento e dal sole ha un potenziale ben maggiore di quanto comunemente si creda. Non solo contribuisce in modo significativo a ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, ma crea anche occupazione.

Gli studi Solar Generation III e Global Wind Energy Outlook 2006 condotti da Greenpeace International, in collaborazione con l’organizzazione internazionale GWEC (Global Wind Energy Council) che raccoglie i produttori di eolico su scala mondiale, e l’associazione europea del fotovoltaico EPIA (European Photovoltaic Industry Association), riportano che nel mondo il solare fotovoltaico è in forte crescita e che fornirà energia a oltre un miliardo di famiglie entro il 2025, creando 2 milioni di nuovi posti di lavoro già nel 2020. Il vento permetterà invece di fornire circa il 34 per cento dell’energia mondiale entro il 2050, e di evitare l’emissione in atmosfera di ben 110 miliardi di tonnellate di CO2 da qui al 2050 (una quantità pari alle emissioni di anidride carbonica dell’intera Europa prodotta in circa 25 anni).

Ma com’è la situazione in Italia? Sulla base di questi studi, Greenpeace ed ISES Italia hanno elaborato una sintesi, integrandola con analisi e aspetti specifici italiani del mercato delle fonti rinnovabili e fornendo delle raccomandazioni politiche per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. E lanciano un appello:
– che venga abbattuto il limite alla potenza solare finanziabile attraverso il “conto energia”
– che venga favorito il pieno sviluppo dell’eolico, garantendo con opportuni vincoli le zone più delicate dal punto di vista ambientale e paesaggistico, ma evitando di incorrere in un “falso ambientalismo”.

 

RC

29 dicembre 2006

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