La cooperazione non è a senso unico

  • 6 Novembre 2006

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I progetti per la cooperazione allo sviluppo devono avere anche delle valenze socioambientali. L'esperienza di SouthSouthNorth sui Cdm punta a proprio a questo

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SouthSouthNorth è un’organizzazione non governativa che si occupa di sviluppare progetti di cooperazione tra il Sud e il Nord del Mondo che hanno come oggetto i cambiamenti climatici e i Cdm, con una particolare attenzione verso i Paesi più deboli e sugli effetti che possono avere i Cdm in questo tipo di operazioni. Abbiamo parlato nel dettaglio dei progetti di SSN con Thais Corral, Direttore del programma di Capacity Building di SSN.

Che cosa è SSN?
SSN è una rete di istituzioni governative del Sud Africa, del Brasile, dell’Indonesia, del Bangladesh, d’Inghilterra e della Francia. L’idea della rete è stata quella, in una prima fase, di lavorare sul meccanismo dei Cdm e quindi di come mettere in pratica, come scegliere, selezionare, impostare e realizzare i progetti con l’impronta dello sviluppo sostenibile dei Paesi in via di sviluppo. Ossia come tradurre in concetti pratici quello di sviluppo sostenibile. In una seconda fase si è cercato anche di guardare ai cambiamenti climatici, quindi, a come adattarsi ai cambiamenti climatici, e come i progetti possono contribuire alla riduzione della povertà, indotti da questi. Ora siamo in questa seconda fase quella dei progetti che chiamiamo di mitigazione e che contribuiscono a ridurre l’effetto delle emissioni dei gas a effetto serra.

Ci può fare un esempio pratico?
Oggi due progetti Cdm sono terminati e due stanno per completarsi. I due terminati sono stati realizzati uno in sud Africa e uno in Brasile. Abbiamo cominciato dall’analisi della realtà del Paese, vedere come possono essere realizzati i progetti, identificare le istituzioni partner per la realizzazione dei progetti, fare il Pdd il documento di concezione del progetto, validare il progetto, ottenere l’approvazione del Governo, aiutare l’imprenditore partner nella realizzazione del progetto, nella vendita dei crediti di carbonio nel mercato e registrare il progetto nella Convenzione del clima. Lavorare su tutto il ciclo del progetto Cdm in partnership con istituzioni, ditte che avevano idee del progetto, nell’ottica di Capacity Building.

Cos’è che fa la differenza tra SSN e altri soggetti del settore?
Molte istituzioni che lavorano nel campo del Cdm hanno un’ottica di vendere sul mercato, il maggior numero di crediti di carbonio al minor prezzo, ossia un’impostazione di commodity.
SSN cerca la qualità del progetto in termini di responsabilità sociale ambientale, corporativa, per quelle istituzioni interessate non solo a rispettare i loro obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra imposti dal Governo, ma far di questo obbligo un’opportunità per riaffermare l’immagine, la pratica corporativa rispetto all’ambiente e ai valori sociali. Quindi contribuire a progetti di qualità.

Che difficoltà incontrate nel portare avanti questi progetti?
Coscienza e informazione insufficiente nella pubblica opinione, a livello imprenditoriale e nei governi stessi dei Paesi del Sud. Non capiscono che il problema dei cambiamenti climatici non è una moda che poi passa.

Quali i Paesi del Nord con cui lavorate?
In Francia c’è l’organizzazione Ong Helio international che fin dall’inizio era nel network e che si occupa del monitoraggio, delle procedure, delle metodologie che applichiamo, ci aiuta a rispettare gli obiettivi. Per quanto riguarda l’aspetto delle sponsorship abbiamo avuto l’appoggio, nella prima fase, del Ministro della Cooperazione olandese, mentre per ciò che riguarda la seconda fase abbiamo vinto un concorso del ministero della Cooperazione olandese presentando progetti sulla riduzione della povertà che salvaguardano anche il clima.

Quali sono gli indicatori di sostenibilità e come vengono applicati per verificare la qualità dei progetti?

Lavoriamo con criteri generali che poi vengono tradotti in indicatori e questa metodologia è stata ripresa da diverse Ong. In pratica se il progetto passa questa serie di indicatori può avere il certificato di qualità. In questo modo si certifica che il credito di carbonio rispetta i principi di sostenibilità. Questi progetti, inoltre, contribuiscono alla qualità dell’ambiente a livello locale, oltre che globale. I criteri relativi al miglioramento ambientale locale sono: qualità dell’acqua, dell’aria, dei suoli e gli impatti locali sull’ambiente. Si valuta in pratica la qualità del progetto analizzandolo rispetto allo scenario reale. I criteri sono: la distribuzione del reddito, quindi se l’obiettivo cerca di migliorare la qualità della vita; la creazione di posti di lavoro qualitativamente validi; la tecnologia impiegata.
Nella seconda fase dei progetti viene introdotta, inoltre, la riduzione della povertà. La comunità deve partecipare a questi progetti, in modo che non siano solamente i beneficiari di un’azione caritatevole di una azienda. Per fare un esempio concreto, in una zona desertica del Brasile è stato avviato un progetto di adattamento ai cambiamenti climatici e nello specifico alla desertificazione. Si tratta di una zona che ha poca acqua e molto sole per cui il progetto proposto è un sistema di pompaggio con l’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici. L’acqua pompata servirà per l’irrigazione in agricoltura. Quando abbiamo cominciato questo progetto non si sapeva come effettuare la mitigazione. L’obiettivo è ridurre la vulnerabilità dei gruppi sociali ai cambiamenti climatici e nei Paesi del Sud ci sono motivazioni maggiori per applicare queste politiche. Un esempio è rappresentato dal fenomeno del Niño ossia la variazione della temperatura delle correnti marine dell’Oceano Pacifico che cambia il sistema di piogge dell’America del sud, bloccando l’umidità in tutto il continente. Il Niño in alcune zone riduce la pioggia, cosa che impedisce lo sviluppo delle coltivazioni. Ecco dunque come un progetto per la mitigazione di questo fenomeno, come quello dell’irrigazione utilizzando il fotovoltaico, prende spunto dalle questioni globali per approdare a soluzioni sostenibili locali.

Sergio Ferraris

6 novembre 2006

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