Meno energia nella sanità

  • 19 Luglio 2006

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Il contributo dell'efficienza energetica e dei risparmi idrici nella riduzione della spesa sanitaria della Regione Lazio potrebbe essere notevole. Una proposta innovativa dei Verdi

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Il piano di rientro regionale attribuisce al settore delle forniture di beni e servizi non sanitari un risparmio di 100 milioni di euro (nel triennio 2006-2008). Si tratta di una cifra che può essere ancora aumentata, soprattutto per quanto riguarda i risparmi nei consumi energetici e, in misure minore, in quelli idrici. Oltre al beneficio economico, interventi come quelli delineati in questa nota di sintesi comportano benefici ambientali notevoli, come la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, da un lato, e l’utilizzo più responsabile di una risorsa preziosa, come l’acqua potabile.

 Finora le ASL del Lazio, tranne qualche lodevole eccezione, hanno posto scarsa attenzione ai consumi energetici, in quanto pesano solamente per circa il 3-3,5% sul bilancio. Una sottovalutazione che indica anche una possibilità: esistono ampi margini di miglioramento.

Nella letteratura nazionale si assume un consumo di circa 3 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio) per posto letto. I dati disponibili relativi al Lazio sono notevolmente più elevati: si oscilla da 4 fino a 11 TEP per posto letto.

Essendo circa 20.000 i posti letto nella regione e assumendo una media di 6 tep/posto letto, con un costo di circa 800 euro per tep, la spesa energetica nelle strutture sanitarie (al netto dei costi di gestione e manutenzione) può essere stimata in circa a 96 milioni di euro.
Le esperienze già maturate in altre regioni consentono di ipotizzare risparmi superiori al 50%. In un’ipotesi più prudenziale (ovvero una riduzione del 30% dei consumi) si potrebbero risparmiare nel Lazio circa 40 mila tep l’anno. Il beneficio, in termini economici, sarebbe di 32 milioni di euro l’anno; 80mila, invece, le tonnellate anno di anidride carbonica non emesse in atmosfera.

 A regime, il risparmio economico potrebbe attestarsi su circa 50 milioni di euro l’anno (pari all’ipotesi di ticket). Per quanto riguarda gli investimenti, il meccanismo delle Esco, ampiamente percorribile dalle aziende ospedaliere, consentirebbe di effettuare gli interventi a costo zero. Un ulteriore contributo può arrivare dalla riduzione e dalla razionalizzazione dei consumi idrici, la cui quantificazione richiede analisi più di dettaglio di quelle attualmente disponibili.

 Gli interventi di maggiore efficienza e, quindi, riduzione dei consumi si potrebbero realizzare per il settore energetico:

  • rivedendo e ottimizzando i contratti di fornitura e di manutenzione/gestione, anche attraverso un intervento centralizzato regionale (centro acquisti);
  • ottimizzando le procedure amministrative e di controllo;
  • prevedendo l’istallazione di sistemi di cogenerazione (energia e calore) anche attraverso l’investimento delle ESCO; esistono casi dove, con l’inserimento di impianto di cogenerazione, con investimento della ESCO, si è ottenuto subito un risparmio sulle bollette del 5% annuo + l’intero risparmio dopo soli 5 anni di ammortamento; si potrebbe mettere a punto un sistema di cartolarizzazione, pagando il servizio di calore ed elettricità; con un ammortamento di 10 anni, il risparmio sulle bollette non dovrebbe essere inferiore al 25% annuo;
  • analizzando le caratteristiche delle strutture ospedaliere più idonee per l’istallazione di impianti solari termici e fotovoltaici.

 Alcune iniziative risultano facilmente attuabili anche per il settore idrico e sono:

  • la revisione di tutti i contratti di fornitura e controllo dei consumi (fatturati spesso su letture stimate); è stato stimato in alcuni casi, con consumi circa 1,2 milioni mc/anno, risparmio del 12% pari a 118.000_;
  • l’investimento, modesto, per raccogliere l’acqua piovana (eventualmente depurando l’acqua grigia) e utilizzarla per irrigazione e usi compatibili;

    Questa e altre misure concrete richiedono però, per essere implementate con efficacia, alcune scelte di carattere generale:

  1. la piena applicazione della normativa che prevede l’individuazione degli energy manager, oggi spesso mancanti e con poco potere, rivitalizzandone il ruolo e coordinandoli;
  2. la creazione di una task force regionale in grado di attivare, controllare e monitorare le strutture coinvolte nei programmi di efficienza energetica e idrica affinché procedano nella direzione stabilita, con eventuali poteri sostitutivi nel caso di palesi inefficienze;
  3. rivedere il capitolato d’appalto e la gestione della gara centralizzata per i servizi tecnologici alle ASL, svolta dalla precedente giunta, introducendo precisi criteri e obiettivi di risparmio energetico.

La proposta è stata presentata dai gruppi Gruppi Consiliari Ambiente Lavoro e Verdi per la Pace e nello specifico da Alessio D’Amato, Filiberto Zaratti, Giuseppe Mariani ed Enrico Fontana

19 luglio 2006

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