Energia al governo

  • 17 Maggio 2006

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La questione energetica deve essere una priorità del nuovo esecutivo. Le sfide sono molte. di Gianni Silvestrini

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E ora rimbocchiamoci le maniche. Ci aspettano cinque anni difficili ma affascinanti. La politica energetica sarà una priorità per il Governo Prodi. L’ha dichiarato il Presidente del Consiglio ed è scritto nel programma elettorale dell’Unione, ma soprattutto lo suggeriscono i costi energetici e la sicurezza degli approvvigionamenti e infine lo impone Kyoto.

Dunque occorre misurarsi con questa sfida, considerando che non abbiamo tempo da perdere e che vanno subito identificate le priorità d’intervento e gli attori da mobilitare.

L’Italia, ricordiamolo, rischia di pagare alcuni miliardi di euro per acquisire all’estero i crediti necessari per soddisfare gli impegni sul clima (si veda l’editoriale del numero gennaio-febbraio di QualEnergia).

Per ridurre l’impatto economico per il sistema Italia occorrerà valutare con attenzione come distribuire gli obiettivi di riduzione tra i diversi comparti in modo da dare la priorità alle azioni che possono garantire un beneficio economico netto.

Si dovrà partire dai settori più energivori (produzione elettrica, acciaierie, cementifici, cartiere, raffinerie, produzione di ceramiche e laterizi) responsabili di oltre il 40% delle emissioni totali del Paese e assoggettati alla direttiva sull’Emissions trading.

Come è noto nella prima fase 2005-2007 siamo arrivati fuori tempo massimo nella definizione del Piano nazionale di allocazione delle quote di anidride carbonica, introducendo obiettivi molto blandi e operando una distribuzione che comporta il rallentamento della costruzione di nuovi impianti a ciclo combinato.

Entro il 30 giugno va definita la proposta di articolazione del Piano nazionale di allocazione delle emissioni nel periodo 2008-12. Si tratta di una scelta molto delicata. Sbagliare questa mossa significherebbe mettere definitivamente a repentaglio il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto.

Andranno poi realizzati i rigassificatori necessari per innalzare la sicurezza degli approvvigionamenti di metano. E sul fronte della produzione elettrica si dovrà seriamente incentivare la cogenerazione e la tirgenerazione (elettricità, caldo e freddo).

Una seconda grande area di intervento riguarda gli strumenti da mettere a punto per innalzare l’efficienza energetica del Paese. Considerando la difficile situazione finanziaria questa leva usata con vigore e con intelligenza avvantaggerà l’economia nel suo insieme.

Partendo dai decreti sull’efficienza energetica basati sui “certificati bianchi” andranno innalzate e prolungate al 2012 le quote di risparmio che devono essere conseguite dai distributori elettrici e del gas. Si dovranno poi anticipare al 2007 i livelli di dispersione termica previsti per il 2009 per gli involucri degli edifici, andrà valorizzata la certificazione energetica degli edifici e si dovrà proporre una differenziazione della defiscalizzazione delle ristrutturazioni che privilegi gli interventi di risparmio.

Una terza linea d’azione deve riguardare il rilancio delle rinnovabili con una forte accelerazione della produzione di elettricità verde, introducendo l’obbligo del solare termico nella nuova edilizia, e creando una seria filiera dei biocombustibili in grado di sostituire il 6% di benzina e gasolio. Ma soprattutto la politica del Governo deve consentire di far decollare una robusta industria di tecnologie solari, eoliche, del mini-idro, della biomassa in grado di fornire anche all’Italia il possesso di tecnologie strategiche per il futuro energetico.

Nel campo della mobilità, un’attenzione particolare dovrà essere dedicata al trasporto urbano, concentrando le risorse nel trasporto pubblico e favorendo le soluzioni innovative come il road pricing, il car sharing ed estendendo le piste ciclabili. Si dovranno infine rivedere gli accordi volontari con la Fiat e le altre case automobilistiche, in modo da ridurre il valore di grammi di carbonio per km medi della flotta venduta nei prossimi anni (con un nuovo obiettivo al 2015).

Per ottenere questi ambiziosi obiettivi occorrerà dare un ruolo significativo a Regioni ed Enti locali. Una distribuzione di una parte degli obiettivi di Kyoto su scala regionale porterà a una responsabilizzazione di soggetti che saranno decisivi per la battaglia energetico-ambientale.

13 aprile 2006
Gianni Silvestrini

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