I vantaggi del caro petrolio

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Il prezzo alto dell'energia può trasformasi in opportunità. Specialmente diversificando le fonti

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Perché non dobbiamo temere gli alti prezzi dell’energia? Innanzitutto perché il Mondo, di fronte a emergenze come il prossimo raggiungimento del picco della produzione del greggio e l’accelerarsi dei cambiamenti climatici, si dimostra incapace di formulare strategie adeguate. Sono pochissimi infatti i Paesi in regola con Kyoto e il calo della produzione nel prossimo decennio rischia di trovarci completamente impreparati.

Gli alti prezzi energetici suppliscono quindi alla mancata adozione di una carbon tax (su cui non si è mai raggiunto un accordo, neanche a livello europeo), pur non essendo altrettanto efficaci e selettivi rispetto ai vari combustibili.

La crescita graduale dei prezzi del petrolio e del gas consente alle economie dei Paesi industrializzati, molto più efficienti che nel passato, di metabolizzare gli aumenti in modo non traumatico. Questo spiega come mai, a differenza di 30 anni fa e contrariamente alle previsioni di molti economisti, la triplicazione del barile di greggio nell’ultimo quinquennio non abbia provocato impatti significativi sull’inflazione e sul Pil.

In realtà il mantenimento nel tempo di alti prezzi energetici potrà avere effetti benefici nella misura in cui contribuirà a stimolare interventi strutturali di risparmio e favorirà la penetrazione delle fonti rinnovabili. Con il risultato di spingere verso società energeticamente più “leggere” e meno dipendenti dai combustibili fossili, riducendo l’impatto sull’ambiente e aumentando la sicurezza degli approvvigionamenti.

Nell’immediato ne risentiranno i consumatori e i Paesi in via di sviluppo, ma anche per loro vi saranno ricadute positive.

Gli utenti finali saranno avvantaggiati dalla possibilità di acquistare a costi accessibili elettrodomestici, sistemi di illuminazione, caldaie ad alta efficienza e autoveicoli a minor consumo.

Anche i Paesi non industrializzati potranno fruire del nuovo contesto, in particolare quelli che grazie alle proprie coltivazioni sono in grado di produrre biocombustibili. Ne è un esempio il Brasile che con un’intelligente politica è riuscito a ridurre progressivamente il costo dell’etanolo ricavato dalla canna da zucchero e adesso esporta questo prodotto in vari Paesi.

Si può fare infine una riflessione sulla destinazione delle maggiori entrate derivanti dagli alti prezzi energetici. L’utile netto dell’Eni si accresce di 200 milioni di euro/anno per ogni incremento di un dollaro delle quotazioni petrolifere. Sarebbe saggio destinare queste somme alla diversificazione energetica della società. La presenza dell’Eni nel campo del solare fotovoltaico è, ad esempio, modestissima, mentre potrebbe giocare un ruolo importante sulla scena mondiale.

Analogamente lo Stato che incrementa le proprie entrate con la crescita del costo del greggio potrebbe destinare queste somme per favorire la ricerca energetica e la creazione di una forte industria nazionale dell’efficienza energetica e delle rinnovabili.

Considerando che gli alti prezzi dell’energia non sono un fatto contingente, ma una realtà con cui convivere per i prossimi anni conviene attrezzarsi per gestire nella maniera più intelligente il nuovo contesto evidenziando gli aspetti positivi che ne possono derivare.

 

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