Germania, la nuova coalizione accelera su rinnovabili e uscita dal carbone

Le fonti pulite dovranno arrivare al 65% dell'elettricità al 2030, anziché al 50% previsto ora. Aste per 8 GW aggiuntivi tra fotovoltaico ed eolico. Sull'energia, l'accordo tra la Cdu/Csu di Angela Merkel e la Spd di Martin Schulz promette di far rimanere Berlino locomotiva della transizione.

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Spinta alle rinnovabili, con rialzo del target 2030 e graduale uscita dal carbone.

In materia di energia, il compromesso per una Große Koalition che si sta definendo in Germania è molto più ambizioso di quanto sembrava dalle bozze trapelate la settimana scorsa, che parlavano addirittura di posticipare l’obiettivo 2020 sulle emissioni.

Una buona notizia anche per l’Italia, anche perché il probabile nuovo governo di Berlino, a livello europeo, dichiara di voler spingere per una maggior integrazione delle politiche comunitarie, che comprende un aumento del budget Ue con un più generoso contributo tedesco.

Come noto, venerdì, la coalizione che si profila, tra la Cdu di Angela Merkel con i cugini bavaresi della Csu e la Spd di Martin Schulz, ha trovato un accordo, che i socialisti dovranno ratificare il prossimo 21 gennaio con un congresso straordinario.

Dalle lunghe trattative, concluse con un incontro-maratona di 24 ore, è scaturito un documento di una trentina di pagine, in merito al quale la cancelliera ha parlato di un trattato “di dare e avere”, che farà da base a un negoziato di dettaglio sul programma del prossimo esecutivo Merkel.

Nel capitolo sull’energia dell’accordo, ancora riservato ma i cui contenuti leggiamo sul portale tedesco “Clean Energy Wire”, c’è l’impegno a “rispettare i target al 2020, 2030 e 2050, chiudendo il gap sul 2020 al più presto possibile”.

La Germania dunque, diversamente da quel che si prospettava, è determinata a recuperare il ritardo che ha accumulato sugli obiettivi per l’efficienza energetica e le emissioni di CO2.

Sul carbone, che come abbiamo scritto è la grossa palla al piede che la Germania si trascina nell’attuare la Energiewende, Merkel e Schulz prevedono “un piano passo per passo per la riduzione e quindi l’eliminazione”.

Il piano includerà “una data per la cessazione dell’attività dell’ultima centrale” e sarà sostenuto da 1,5 miliardi di euro da usare tra il 2018 e il 2021 per riconvertire le regioni carbonifere.

Con una legge sul clima da approvare nel 2019, si accelera poi sulle rinnovabili: per l’elettrico si alza il target al 65% al 2030, anticipando così di 10 anni le tappe previste attualmente, 50% al 2030 e 65% al 2040.

Per spingere le fonti pulite, si disporranno aste aggiuntive per l’eolico in terraferma e il fotovoltaico con 4 GW per ciascuna tecnologia nel 2019-2020, oltre a misure addizionali per l’eolico in mare, per l’espansione e modernizzazione della rete elettrica e per lo storage.

Nel documento c’è anche il sostegno alla mobilità elettrica, mentre non c’è traccia del bando dei motori a combustione entro il 2030 (un tema su cui i Verdi si erano scontrati con i conservatori del Fpd nel naufragato tentativo di una coalizione “Jamaica”, cioè tra Verdi, Cdu/Cdu e Fpd e senza Spd).

La Germania dunque continuerà a essere una locomotiva della transizione energetica?

Le associazioni tedesche delle rinnovabili come BSW per ora sono soddisfatte. Vedremo poi alla prova dei fatti, contando che il nuovo governo avrà il 56% dei seggi al Bundestag, contro l’80% della scorsa legislatura.

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