Perché anche quest’inverno i prezzi dell’elettricità saranno in rialzo?

I problemi del nucleare francese, l'arrivo del freddo, la scarsa produzione eolica e idrica, sono fattori che stanno causando in questi giorni l'aumento del PUN. Le previsioni sono di prezzi alti almeno fino a gennaio, non solo in Italia. Quanto potremmo pagare in più, oltre alla stangata di inizio 2018?

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Ci risiamo. Come nello stesso periodo del 2016 anche quest’anno i prezzi dell’elettricità in Italia stanno schizzando alle stelle: martedì 7 novembre il PUN era a 64 euro per MWh, mercoledì era salito a 73 e giovedì a 86, con una punta massima serale al Nord di 150 €/MWh.

E questo nonostante si registrino consumi non particolarmente alti, intorno agli 800 GWh giornalieri.

Cosa sta succedendo?

«Si sta ripetendo la tempesta perfetta del 2016: un mix di circostanze coincidenti che fanno salire il prezzo dell’elettricità non solo in Italia, ma in tutta Europa», ci spiega l’economista Giacomo Ciapponi della società milanese di consulenze energetiche milanese Ref-E.

«Il punto principale è la carenza di produzione dal nucleare francese, dove una parte consistente dei reattori sono fermi per controlli e manutenzione straordinaria, dopo che sono stati ipotizzati dall’Autorité de sûreté nucléaire problemi di tenuta, dovuti all’usura, dei tubi per il raffreddamento dei reattori in caso di terremoto». 

QualEnergia.it aveva anticipato (qui e qui) le conseguenze della decisione dell’Asn, e queste, puntualmente, hanno cominciato a manifestarsi: mercoledì 8 novembre, per esempio, la Francia produceva alle 22 con il nucleare solo 40 dei 64 GW che le erano necessari, cioè il 60%, mentre in media copre con questa fonte il 75% dei consumi. Gli altri 24 GW mancanti venivano solo in parte da altre produzioni nazionali: ben 8 GW erano importati da Germania, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna e persino Italia.

Che tutto ciò accada in inverno non è un caso: a peggiorare le cose, infatti, è l’arrivo del freddo, peraltro ancora moderato: sempre per via del nucleare, in Francia i riscaldamenti elettrici sono stati spinti molto, e così con la stagione più fredda alle porte i consumi vanno alle stelle. A gennaio, per esempio, i consumi francesi sono di ben 20 GW superiori a quelli di luglio e a novembre già 10 GW superiori.

«Il terzo fattore è in questi giorni la scarsità di vento in Nord Europa. L’eolico ha un effetto calmierante sui prezzi in Borsa elettrica, ma quasi manca in Germania ed è debole in Gran Bretagna, Spagna e Francia. A questo si aggiunga il livello molto basso delle riserve idroelettriche sulle Alpi, che fa mancare un’altra fonte in grado di contenere i prezzi. Ora ha cominciato a piovere, ma fino quando non si saranno un po’ ripristinate le riserve, probabilmente l’idro contribuirà meno del solito», spiega Ciapponi.

Ma per quanto continuerà questa situazione?

«Ovviamente dipende da molti fattori, ma i future sull’elettricità scommettono su prezzi alti fino a gennaio, così come nel 2016. In teoria, però, la situazione dovrebbe essere meno grave rispetto all’anno scorso, in quanto, dice Rte, la Terna francese, lo stop dei reattori per controlli sarà più breve. Inoltre durante la stagione ci saranno sicuramente periodi con molto più vento, che faranno tornare i prezzi su livelli meno esagerati».

D’altra parte, ogni ondata di freddo, e la prima arriverà già la prossima settimana, provocherà un’impennata nelle richieste francesi, e quindi nei prezzi europei.

Insomma, come una curiosa e inquietante nemesi, l’esportatore europeo per eccellenza, si sta trasformando in un importatore, per giunta, “problematico”, via via che il suo vecchio parco nucleare accusa sempre più acciacchi. Viene da chiedersi che accadrebbe se per un guasto grave o, peggio ancora, un incidente, il parco francese dovesse essere fermato completamente, come in Giappone dopo Fukushima.

«Penso che semplicemente non possa accadere: la Francia si paralizzerebbe, non avendo altre fonti in grado di sostituire il nucleare, mentre le connessioni con altri paesi non reggerebbero la richiesta. Sarebbero comunque costretti a far funzionare parte dei reattori».

Ma stanno lavorando per uscire da questa pericolosa situazione?

«Nel breve termine l’output nucleare resterà più o meno lo stesso: tra un po’ dovrebbe partire la grande centrale Epr di Flamanville, ma contemporaneamente dovrebbe chiudere la vecchia centrale di Fessenheim. Stanno spingendo per aumentare le fonti rinnovabili, ma servirà ancora molto tempo, sebbene se l’eolico già installato, circa 13 GW, dia già una discreta mano per una generazione alternativa al nucleare. In teoria c’è un piano per ridurre al 50% la dipendenza dall’atomo, ma, visto che seguire la tabella di marcia iniziale avrebbe voluto dire aumentare le emissioni da gas e carbone, recentemente hanno deciso di rimandare quell’obiettivo dal 2025 al 2030 oppure al 2035».

Quindi la Francia sembra destinata anche nei prossimi anni a causare ulteriori problemi ai prezzi elettrici europei.

Nel frattempo possiamo provare a stimare quanto l’attuale situazione ci costerà: in assenza di import francese a basso costo, e con l’accensione in Italia delle centrali più costose per far fronte al “buco”, il PUN italiano non potrà che crescere, come detto, soprattutto nei prossimi periodi di gelo e calma di vento.

Il PUN italiano si aggirava intorno a 50 €/MWh prima della “crisi transalpina”. Questa voce, “costo dell’energia”, costituisce circa la metà del prezzo finale dell’elettricità al consumatore.

Si può quindi stimare che ogni 10 €/MWh in più sul PUN (+20% sulla media precedente) che la situazione francese causerà, si avrà un aumento del 10% del costo del kWh in bolletta.

Se al 2018 si arriverà quindi con 20 €/MWh in più fra novembre, dicembre e gennaio, rispetto alla media precedente, che è più o meno quello che accadde nel 2016, i consumatori pagheranno l’elettricità il 20% in più, cioè circa 4 centesimi di euro in più al kWh, che si tradurrà sul consumo trimestrale di 700 kWh della famiglia media Italia, in circa 28 euro di sovrapprezzo.

Questa cifra si aggiungerebbe alle varie altre voci della “stangata elettrica” che attende molti italiani all’inizio del 2018, come riportato recentemente da QualEnergia.it, Bolletta, allarme aumenti da gennaio: ecco di quanto salirà).

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