La “strage del dieselgate”: 5000 morti premature in Europa, record in Italia

Uno studio ha calcolato le morti premature nell’UE causate dall'eccesso di ossido di azoto proveniente dai motori diesel fuori norma. Un surplus di NOx che in Italia avrebbe causato il decesso prematuro di 1.250 persone all'anno, soprattutto nella pianura padana.

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Dalla fine degli anni ’90 la percentuale delle automobili diesel nell’Unione Europea è arrivata ad essere il 50% di tutto il parco auto in circolazione.

Ci sono oggi oltre 100 milioni di auto diesel in circolazione in Europa, praticamente due volte rispetto al resto del mondo messo insieme.

Le emissioni di ossidi di azoto (NOx) prodotte da questa alimentazione, come si è riscontrato anche con l’esplosione dello scandalo “dieselgate”, sono dalle 4 alle 7 volte più elevate nella realtà rispetto a quanto risulta dai falsificati test di certificazione.

Di tutto ciò ne abbiamo parlato spesso, come quando abbiamo presentato gli studi dell’organizzazione indipendente Transport & Environment (T&E) che spiegava che in Europa circolano almeno 30 milioni di auto diesel definite “sporche” visto che emettono nell’atmosfera almeno il triplo degli ossidi d’azoto consentiti dalla legge.

Pochi giorni fa è uscito un altro significativo studio, quello della IIASA (International Institute for Applied Systems Analysis) e del Norwegian Meteorological Institute, in cui vengono calcolate le morti premature nei 28 Stati membri dell’UE (più Svizzera e Norvegia) causate da questo “eccesso” di NOx proveniente dai motori diesel.

L’aspetto che colpisce di più di questa ricerca è che il paese più danneggiato è proprio l’Italia, e in particolare la zona della pianura Padana, l’area più inquinata d’Europa.

In generale, sui 425mila morti per ogni anno dovuti all’inquinamento in Europa, risulta che almeno 5.000 persone siano decedute prematuramente ogni anno a causa dei dati falsificati sulle emissioni delle macchine diesel forniti da Volkswagen e, quasi certamente, da altre case automobilistiche (Emissioni e consumi auto: aumenta il divario tra dati ufficiali e test “reali”).

Questa infrazione della norma, con il relativo surplus di emissioni di NOx dei veicoli diesel, avrebbe causato nel nostro paese la morte prematura di 1.250 persone all’anno (su un totale di 2.810 di morti causate per le emissioni dei motori diesel).

In sintesi, spiega lo studio, 9.830 decessi in Europa sarebbero attribuibili alle emissioni di ossidi di azoto dei motori diesel, ma, di questi, 4.560 sono collegabili alle emissioni in eccesso rispetto ai limiti dichiarati dai produttori di veicoli (vedi tabella).

In questa triste classifica, dopo l’Italia, seguono la Germania, con 960 decessi annui correlati agli ossidi di azoto in eccesso, e la Francia con 680.

Sempre secondo lo studio, se i veicoli diesel avessero mantenuto le emissioni basse sui livelli di quelle a benzina, si sarebbero potuti evitare l’80% dei decessi prematuri, pari a circa 7.500 all’anno in Europa e a 1.920 in Italia (il 47% se i limiti fossero stati rispettati).

Intanto dopo Italia (in questo caso capofila), Portogallo, Spagna e Belgio, anche Lituania, Svizzera, Slovacchia e Slovenia hanno deciso da poco di essere parte della class action contro la Volkswagen, con l’obiettivo di ottenere un risarcimento per tutti coloro i quali hanno acquistato un’auto (Volkswagen, Audi, Seat e Skoda) poi risultata illegale.

In Italia sono circa 650 mila i proprietari di auto con le emissioni “falsificate” che potrebbero avere, secondo Altroconsumo, un risarcimento pari al 15% del valore del veicolo.

Il 6 dicembre in Germania si svolgerà in tribunale la prima udienza. In caso di accoglimento della class action il gruppo automobilistico tedesco potrebbe dover pagare una sanzione elevatissima. Negli Stati Uniti ha dovuto sborsare oltre 25 miliardi di dollari tra multe, risarcimenti e rimborsi.

Purtroppo le troppe morti premature di tanti cittadini europei dovute a questo trucco resteranno una macchia indelebile su questa criminale scelta industriale.

Ricordiamo che dal 1° settembre sono entrate in vigore nell’Unione europea le procedure cui dovranno sottostare progressivamente – entro il 2018-2019 – tutti i nuovi modelli prima di essere commercializzati (WLTP  – World Harmonised Light Vehicle Test Procedure  e RDE Real Driving Emissions).

Obiettivo è rendere più realistiche le diverse prove effettuate sulle vetture, in modo che per le case automobilistiche sia più difficile manipolare i risultati con qualche scappatoia volta a diminuire i consumi di carburante e di conseguenza le emissioni inquinanti.

Mentre in alcuni paesi europei (Olanda, Norvegia, Svezia, Germania e Francia) si sta pensando di vietare la vendita delle auto a diesel, e anche benzina, in Italia ci si è limitati finora a presentare solo una mozione, quella del M5S, che indica questa strada a partire dal 2030. Nessuna presa di posizione a livello governativo e neanche a parlarne di provvedimenti di natura fiscale.

Va fatto notare poi che quasi nessuna amministrazione locale sta pensando di limitare il traffico ai veicoli diesel (soprattutto in zone sensibili come scuole o aree molto trafficate). Unica eccezione è Milano, ma ancora con scadenze piuttosto dilatate.

Cittadini per l’Aria, che da tempo denuncia i danni delle emissioni dei motori diesel, a maggio ha presentato la prima mappa dell’inquinamento da biossido di azoto dell’aria di Milano realizzata dagli stessi cittadini milanesi. L’associazione ha fatto una proposta al Comune di graduale eliminazione dei diesel dalla città a partire dal 1 gennaio 2018.

Sul sito dell’associazione viene citata l’Agenzia Europea dell’Ambiente con stime molto più elevate di quelle dello studio IIASA. Si afferma infatti che le emissioni dei motori diesel causino ogni anno in tutta Europa ben 68mila morti premature per esposizione al biossido di azoto. In Italia saremmo a 21.040, anche in questa classifica la prima nazione, con un dato quasi doppio rispetto al Regno Unito.

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