Autoconsumo, smart grid e prosumer: la strada è ancora complessa

Tra le continue altalene normative e le lunghe fasi di stallo gli operatori del settore delle rinnovabili auspicano, ancor più che una regolazione favorevole, un intervento stabile che consenta loro di lavorare in un quadro definito. L'autoconsumo resterà solo un mantra o potrà essere davvero al centro del nuovo sistema energetico.

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In ogni settore esistono temi o idee che fanno convergere punti di vista normalmente più distanti e, come un mantra, vengono continuamente ripetuti in coro.

L’autoconsumo (generazione distribuita) insieme alle smart grid, che ne sono una rappresentazione evoluta, fa parte di questi temi: è opinione assai diffusa che il sistema elettrico del futuro si reggerà proprio su una serie di consumatori/produttori intelligentemente interconnessi.

Dai mantra all’effettiva regolazione, la musica cambia: l’autoconsumo è circondato da un universo complesso di regole stratificate che rendono necessaria un’attenta analisi e un assiduo monitoraggio ancor prima di realizzare un’iniziativa.

Abbiamo già scritto su QualEnergia, di regolazione dell’autoconsumo. L’ultima volta, fu circa un anno fa: il quadro delle regole dell’autoconsumo – e soprattutto dei benefici tariffari connessi – sembrava ben definito, con Ministero, Autorità e Gse allineati su aspetti normativi, regolamentari e applicativi.

Tutto a posto, dicemmo, ma attenzione a non abbassare la guardia: «interverranno presto – altre modifiche regolatorie (crescita delle parti fisse dalle bollette) che renderanno lo sviluppo dei Seu assai più complesso». Poco dopo, la temuta riforma tariffaria si materializzò nel Milleproroghe 2015.

Struttura tariffaria: per l’autoconsumo

Per capire perché la composizione della bolletta elettrica sia il tema cruciale per il futuro dell’autoconsumo è necessario fare un passo indietro, per comprendere come avviene la remunerazione dei progetti di generazione distribuita e come funziona la bolletta elettrica.

È cosa nota che la bolletta elettrica sia composta da tre elementi principali (più un quarto, le tasse, che non affronteremo per non complicare): la componente energia (materia prima + costi di dispacciamento, pesa circa il 42% della bolletta al netto delle tasse), dagli oneri di rete (che remunerano Terna e i distributori per il trasporto dell’energia – pesano circa il 15%) e dagli oneri di sistema (tra cui spiccano gli incentivi alle rinnovabili – pesano complessivamente per il restante 43%).

È invece meno conosciuta una seconda ripartizione della bolletta – sempre in tre parti: una parte completamente fissa (in punto di prelievo/anno – per lo più legata alla copertura degli oneri di rete), una parte quasi fissa (legata alla potenza impegnata e integralmente dovuta agli oneri di rete – di fatto è anch’essa fissa vista la difficoltà tecnica nel ridurre la propria potenza impegnata) e infine una parte variabile, legata ai consumi effettivi di energia (in /MWh, include una parte dei costi di rete e la totalità degli oneri di sistema e della componente energia).

Nel momento in cui un consumatore decidesse di sostituire il consumo di energia mediante prelievo dalla rete pubblica (tutto o una parte) con una soluzione di autoconsumo, non azzererà la bolletta elettrica del proprio fornitore. In altre parole, in bolletta saranno sempre presenti – e nella stessa entità di prima – le quote fisse e quasi fisse, visto che con ogni probabilità il consumatore non diminuirà la propria potenza impegnata.

Si risparmierà invece – e molto – sulle componenti variabili: la materia prima energia verrà comunque pagata al proprietario dell’impianto di auto-consumo (a un prezzo concordato dalle parti – nel caso invece in cui consumatore e auto-produttore coincidano, il prezzo sarà rappresentato dal costo di produzione dell’energia), mentre gli oneri di sistema (quasi integralmente variabili) e la porzione degli oneri di rete variabili non saranno dovuti.In altri termini, una soluzione di autoconsumo consente di non pagare gli oneri di sistema e di rete variabili e può pertanto condurre il consumatore a un risparmio sulla bolletta elettrica anche del 20% – un’enormità se si considera che la mastodontica operazione taglia bollette del governo Renzi ha condotto, nel 2014, a un risparmio del 2%, solo per alcune categorie di consumatori.

Se è quindi la porzione di oneri variabili a determinare la convenienza dell’autoconsumo, si comprende immediatamente che, nel caso in cui il Legislatore / Regolatore decidesse di cambiare la struttura della bolletta, aumentando per esempio le componenti fisse a scapito di quelle variabili, l’impatto sull’autoconsumo sarebbe inevitabile con una definitiva diminuzione del risparmio.

Il Milleproroghe 2015: la minaccia

Le sorti dell’autoconsumo sono cambiate il 29 febbraio 2016, giorno della conversione in Legge del DL Milleproroghe 2015 – pochi giorni dopo il nostro articolo su QualEnergia.

Con un blitz, fu inserita una disposizione che imponeva all’Autorità di rimodulare la struttura della bolletta per tutti le utenze non domestiche (circa il 75% del consumo), prevedendo che la nuova struttura degli oneri di sistema ricalcasse quella degli oneri di rete.

Che significa? Si ricorderà che gli oneri di rete prevedono, a differenza degli oneri di sistema, un forte peso delle componenti fisse (in media, circa il 50%), mentre gli oneri di sistema si caratterizzano quasi come completamente variabili: con poche righe di Milleproroghe, quindi, il Legislatore proponeva di spostare, come nel caso degli oneri di rete, gran parte degli oneri di sistema sulla parte fissa.

L’ingrato compito di definire in che misura gli oneri variabili dovessero diventare fissi fu lasciato all’Autorità, che dopo poche settimane uscì con cinque proposte, in cui il valore degli oneri generali di sistema fissi (adesso nullo) passava da un minimo del 10% a un massimo del 50%.

Uno studio che eLeMeNS ha realizzato per i principali operatori del mondo autoconsumo ed efficienza dimostrava che, in presenza di un fisso tanto elevato, gran parte delle iniziative non sarebbe stata più realizzata, non essendo in grado di offrire al consumatore un risparmio allettante.

Nello specifico, nel caso dello scenario più estremo (50% fisso), nessun impianto in autoconsumo sarebbe stato più realizzato e, essendo la misura implicitamente retroattiva (la bolletta si applica a tutti i consumatori anche a quelli con iniziative di autoconsumo già realizzate), avrebbe reso faticoso l’esercizio dei progetti già avviati. Non solo, altra vittima della misura sarebbe stata l’efficienza energetica.

È evidente che anche la convenienza della realizzazione di un progetto volto alla riduzione dei consumi sia legato al prezzo del kWh (il valore delle componenti variabili): quanto più esso sarà elevato, tanto più sarà conveniente l’intervento (e tanto più breve sarà il tempo di rientro dell’investimento). Per effetto della nuova struttura tariffaria, si sarebbe dunque potuti arrivare fino a un dimezzamento del mercato dell’efficienza energetica.

Per il vero, sin dal primo momento, la preferenza dell’Autorità è parsa andare verso l’applicazione di alcune delle opzioni meno estreme (fisso dal 10% al 25%), soluzioni che avrebbero certamente causato un rallentamento significativo al settore, ma non la morte. Tuttavia, il processo consultivo avviato dall’Autorità, ormai quasi un anno fa, non ha avuto seguito e non si è mai giunti alla pubblicazione di una delibera e quindi alla formalizzazione delle nuove regole.

La ragione di tale ritardo risiede nello stallo tra il governo e la Commissione Europea su un’altra partita, solo all’apparenza estranea al tema dell’autoconsumo, ossia quella delle bollette degli energivori. Senza scendere nel dettaglio di una questione complessa che riguarda la liceità degli sconti tariffari di cui sono soggetto i grandi consumatori elettrici, basti accennare all’impossibilità per l’Autorità di definire un quadro tariffario complessivi (ivi incluso la ripartizione fisso – variabile) di cui si è discusso in assenza di una definizione puntuale del valore delle bollette dei grandi consumatori. Dunque: attesa per gli operatori.

Di Milleproroghe in Milleproroghe

L’attesa viene bruscamente interrotta, a fine 2016, con la pubblicazione del nuovo Milleproroghe 2016, contenente due disposizioni che mutano nuovamente l’assetto regolatorio dell’autoconsumo.

La prima, posticipa la definizione e l’applicazione della riforma tariffaria all’anno 2018: da un lato dunque ci sarà più tempo per giungere ad un risultato più condiviso – dall’altro il settore resterà in balia dell’incertezza per un anno.

La seconda, rivoluziona il concetto di impianti di autoconsumo (eliminando inoltre l’obbligo per gli autoconsumatori di pagare comunque il 5% degli oneri, introdotto dal governo Renzi nel 2014, allargandone notevolmente il perimetro.

Se fino ad oggi le soluzioni di autoconsumo che avevano diritto all’esenzione dei corrispettivi tariffari (come i SEU), erano caratterizzate dalla presenza di un solo consumatore contiguo all’impianto di produzione (a fonti rinnovabili o in cogenerazione ad alto rendimento), in seguito al Milleproroghe 2016 potrebbero godere degli stessi benefici tariffari non solo le soluzioni con impianti diversi rispetto a quelli alimentati da rinnovabili o in cogenerazione, ma anche gli assetti che prevedano una moltitudine di utenti allacciati a uno o più impianti di produzione tramite di una rete privata.

Per capirsi, se un intero distretto industriale composto da più imprese allacciato con rete propria a un impianto di cogenerazione oggi non gode di alcuna esenzione tariffaria, domani – grazie alla norma del Milleproroghe – sarebbe trattato allo stregua di un Seu, non essendo oggetto di alcun addebito sugli oneri.

Una simile misura porterebbe all’allargamento della platea dell’autoconsumo, ma si tratta solo in apparenza di un effetto desiderabile.

Ricordando infatti la regola aurea per cui solo una disciplina ragionevole può durare nel tempo (Spalmaincentivi fotovoltaico docet), non abbiamo dubbi sul fatto che una simile apertura (riducendo a dismisura il numero degli utenti che pagano gli oneri), creerebbe un’instabilità di sistema tale da scatenare, prima o dopo, una reazione del sistema che non potrà che abbattersi duramente sulle iniziative a quel punto già realizzate.

Mentre scriviamo, la Commissione Bilancio del Senato sta discutendo della misura: riteniamo che, con ogni probabilità, la norma verrà modificata seguendo tra le altre le indicazioni dell’Autorità, terrorizzata da uno scenario “liberi tutti”, e riconducendo il mondo dell’autoconsumo ai confini tradizionali.

E gli operatori, nel frattempo? Aspettano auspicando, ancor più che una regolazione favorevole, un intervento stabile che consenta di lavorare con un quadro di regole definito. È in arrivo la nuova Strategia Energetica Nazionale: non sarebbe forse l’occasione per chiarire se l’autoconsumo è solo un mantra o se e come potrà essere al centro del nuovo sistema?

L’articolo è stato originariamente pubblicato sul n.1/2017 della rivista QualEnergia, con il titolo “E’ in salita l’autoconsumo”

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