Rinnovabili, la Cina accelera ancora: farà più di quanto promesso a Parigi?

Con 361 miliardi di $ di investimenti previsti entro il 2020, la Cina accelera ancora sulle energie pulite e prevede un importante rallentamento sul carbone. Ma la transizione potrebbe essere ancora più rapida di quanto previsto dal governo di Pechino e oltre gli impegni presi alla CoP 21.

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La Cina starebbe per aumentare di 72 miliardi di dollari all’anno gli investimenti in fonti pulite previsti per i prossimi 4 anni.

Investirà un totale di 2.500 miliardi di yuan, cioè 361 miliardi di dollari in energia rinnovabili da qui al 2020. Lo riporta Reuters citando la National Energy Administration cinese.

Accellerata sulle rinnovabili e un freno al carbone

Secondo un documento NEA visto dall’agenzia di stampa, l’investimento creerà 13 milioni di posti di lavoro e farà sì che metà della nuova potenza elettrica installata nel quinquennio 2016-2020 venga da fonti low carbon (nucleare compreso).

Il piano quinquennale presentato dalla National Development and Reform Commission (allegato in basso) – ricorda Reuters – prevede che il solo fotovoltaico riceva circa 144 miliardi di dollari, l’eolico 101 miliardi di $ e l’idroelettrico 72 miliardi di $.

Di conseguenza, le rinnovabili dovrebbero arrivare al 2020 al 15% del fabbisogno energetico totale, compresi cioè, oltre ai consumi elettrici, quelli termici e per i trasporti.

Nel contempo, il consumo di carbone per lo stesso anno – sempre secondo il documenti NEA citato da Reuters – dovrebbe mantenersi ai livelli raggiunti nel 2013-2014, rimanendo nel 2020 a meno del 58% della domanda totale di energia.

L’attore mondiale chiave

Se pensiamo che in Italia abbiamo già superato il 17% di rinnovabili sui consumi totali, gli obiettivi cinesi non sembrerebbero particolarmente ambiziosi. Ma il dato va considerato tenendo conto di altri aspetti.

Innanzitutto, stiamo parlando dell’attore chiave nella lotta al global warming: maggior emettitore mondiale e con 1,35 miliardi di abitanti i cui consumi sono in crescita.

Poi va ricordato il punto di partenza: il gigante asiatico è (dato 2015) dipendente dal carbone per circa l’80% del suo fabbisogno elettrico e per circa il 70% del fabbisogno energetico totale, pur avendo ridotto la sua carbon intensity del 34% in 10 anni (dal 2005).

Infine, va detto che la transizione energetica in atto in Cina sta andando più veloce del previsto e, dunque, è verosimile che i target proposti siano superati.

Non a caso la National Energy Administration cinese fissa la quota del 15% citata solo come un “obiettivo minimo”.

Previsioni conservative

La Cina, ad esempio, dovrebbe raggiungere il target sulla potenza fotovoltaica per il 2020 – recentemente ribassato da 150 a 110 GW  – con circa 2 anni di anticipo e, secondo previsioni IHS Markit, al 2020 arriverà a 169 GW.

Il calo dei consumi di carbone poi potrebbe andare più veloce dei piani. Come fa notare l’esperta di Greenpeace per questa fonte, Lauri Myllyvirta, dopo 3 anni di calo nei primi 11 mesi del 2016 c’è stata una diminuzione della domanda di questo combustibile dell’1,6% nonostante una ripresa dell’industria pesante.

Anche per quel che riguarda il contenimento della domanda di energia in generale, la previsione di Pechino sembra essere conservativa rispetto a come stanno andando le cose.

Per il periodo 2015-2020 la stima pubblicata a marzo prevedeva un aumento del 3% annuo (dalle ultime esternazioni sembra essere stato rivisto al 2,5% annuo), ma nel 2015 la crescita è stata solo dello 0,9% e per il 2016 dovrebbe essere stata dell’1,4%.

Il grafico sotto, elaborato dalla stessa Myllyvirta, rende bene l’idea di come i target governativi siano conservativi rispetto ai segnali che arrivano dai dati storici dei principali indicatori.

 

Oltre l’impegno di Parigi

Questo significa che i risultati della superpotenza asiatica nella lotta al global warming potrebbero essere molto più incisivi di quel che si prevede. Con consumi che crescono più lenti del previsto, ad esempio, il target del 15% di energia rinnovabile al 2020 potrebbe essere facilmente sorpassato.

Insomma la Cina (come anche un’altra potenza determinante, l’India) sembra sulla strada per andare ben oltre agli impegni presentati nel 2015 e portati alla CoP 21 di Parigi.

A Parigi la Cina si è infatti impegnata a ridurre entro il 2030 l’intensità di carbonio del 60-65% rispetto ai livelli del 2005 e portare al 20% il contributo delle fonti “non-fossili”. Sul fotovoltaico, invece, ai tempi la Cina si proponeva di passare dai 28 GW di allora a 100 GW nel 2020.

Sull’intensità energetica, come detto eravamo già oltre la metà strada nel 2015. Sull’elettricità pulita potremmo stare ben oltre il 15% nel 2020, cioè con 10 anni di tempo per aumentarne il contributo di soli 5 punti percentuali, mentre sul FV già ora il paese asiatico dovrebbe attestarsi sui 70 GW di potenza.

Il nuovo obiettivo 2020, portato a 110 GW, come detto, sarà probabilmente raggiunto già nel 2018.

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