Troppo inquinamento nelle città italiane: servono interventi strutturali seri

  • 5 Gennaio 2017

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Secondo i dati elaborati dall'Arpa nel 2016 sono 32 le città italiane che hanno superato la soglia di polveri sottili consentita per legge. Legambiente fa un elenco di proposte sugli interventi necessari a migliorare la qualità dell’aria. Ma serve un piano strutturale e di lungo periodo.

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Torino, Frosinone, Milano, Venezia, Vicenza, Padova, Treviso sono in testa alla classifica dei capoluoghi di provincia che hanno superato la soglia limite di polveri sottili nel 2016.

La classifica, presentata da Legambiente ed elaborata su dati Arpa, illustra il numero di superamenti che si riferisce al valore registrato dalla centralina urbana peggiore.

A fronte di un numero massimo di 35 giorni all’anno previsti dalla legge (D.lgs. 155/2010) con concentrazioni superiori ai 50 microgrammi al metro cubo (50 μg/m3), Torino arriva a 86 giorni, Frosinone a 85, Milano e Venezia a 73, Vicenza a 71, Padova e Treviso a 68. E la classifica prosegue, per un totale di 32 città in allarme smog (vedi sotto, clicca per ingrandire).

Secondo Rossella Muroni, presidente di Legambiente “Sono necessari interventi strutturali, di lunga programmazione, i cui tempi di messa in opera superano quelli del mandato elettorale di un sindaco. Serve un piano nazionale che aiuti i primi cittadini a prendere e sostenere le decisioni giuste: misure strutturali e permanenti, anche radicali e a volte impopolari, per la cui realizzazione occorrono, per altro, investimenti largamente al di sopra della portata dei Comuni, stretti dal patto di stabilità. Troppo spesso i sindaci sono lasciati soli di fronte all’emergenza e improvvisano cure inadeguate e scarsamente efficaci”.

Legambiente ha preparato un elenco di proposte sugli interventi necessari a migliorare concretamente la qualità dell’aria che in sintesi punta a trasformare strutturalmente le città, le modalità di trasporto e di spostamento, i suoi servizi e le infrastrutture, oltre che a riqualificare il patrimonio edilizio pubblico e privato rendendolo energeticamente sostenibile.

Il piano dell’associazione ambientalista è sviluppato in 10 punti.

1. Ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città per favorire sicuri spostamenti a piedi e in bicicletta.

Oggi l’80% dello spazio pubblico è destinato alla carreggiata e al parcheggio: ribaltare progressivamente questo rapporto favorendo lo spazio pedonale, della relazione (con panchine e tavolini), del mercato e dello scambio, in cui far convivere tram e mezzi di locomozione diversi (dalle tavolette alle bici, quadricicli leggeri e city car). Il ridisegno degli spazi urbani deve essere accompagnato dalla creazione di zone 30, in cui imporre il limite di velocità massimo di 30 km/h.

2. Una rete che attraversa la città per spingere la ciclabilità.

L’esperienza delle città europee dimostra che si può arrivare ad avere numeri significativi di spostamenti ciclabili se si passa da una visione di piste ciclabili ad una di “rete” che attraversa, nelle diverse direttrici, la città. Per far questo Comuni e Regioni devono prevedere piani e programmi specifici e per le risorse economiche serve un’azione da parte del Governo che cofinanzi insieme a Comuni e Regioni gli interventi.

3. Una mobilità verso “emissioni zero”.

Oggi è possibile muoversi ad emissioni (quasi) zero: non solo a piedi o in bici, ma anche con la trazione elettrica (e-bike, moto, auto, bus), almeno per il 90% degli spostamenti quotidiani degli italiani (al di sotto dei 100 km al giorno). Per far questo lo stato deve cessare tutte le agevolazioni e gli incentivi (vedi autotrasporto) alle vecchie tecnologie “fossili” e concentrare politiche, incentivi e agevolazioni esclusivamente sulle tecnologie a zero emissioni.

4. Bus più rapidi, affidabili ed efficienti.

L’aumento di velocità del trasporto pubblico si ottiene attraverso strade dedicate e corsie preferenziali. Questo intervento è a basso costo per le amministrazioni comunali e velocemente realizzabile. Per capire l’importanza della sfida vale la pena citare il dato (fonte Legambiente, Ecosistema Urbano) di Roma: oggi la città ha solo 112 km di percorsi di bus in sede dedicata/protetta su un totale di 3636 (appena il 5%).

5. 1000 treni pendolari, metropolitane, tram e 10 mila bus elettrici o a biometano per il trasporto pubblico nelle aree urbane.

Occorre potenziare il trasporto pubblico, oggi inadeguato, e intervenire con un ricambio del parco pubblico circolante, oggi spesso troppo vecchio, per diminuire l’utilizzo dell’auto e ridurre gli impatti rispetto al parco esistente. Per far questo il governo e il parlamento devono stanziare le risorse attraverso una programmazione pluriennale per treni, metro, tram, autobus in un fondo che coinvolga le regioni e i Comuni.

6. Fuori i diesel e i veicoli più inquinanti dalle città.

Fissare standard ambientali sempre più alti per l’utilizzo dei veicoli privati circolanti nelle città, crescenti negli anni, con limiti nei periodi di picco in modo da avere un quadro chiaro delle prestazioni che si vogliono raggiungere nel parco circolante e stimolare l’innovazione e gli investimenti delle imprese.

7. Solo uno spostamento su tre in macchina entro 5 anni.

Tutte le città con più di 50mila abitanti e i Comuni capoluogo devono promuovere gli spostamenti con mezzi pubblici, in bicicletta, bici a pedalata assistita, con personal movers elettrici leggeri, sharing mobility, car pooling e soprattutto a piedi, con l’obiettivo (e crono programma ben definito) di limitare la circolazione dei mezzi privati a motore non più di un terzo dei km percorsi in città. Su questo deve intervenire il governo, con un decreto legge e linee guida rivolte ai piani comunali, prevedendo obiettivi, premialità e disincentivi, e imponendo alle regioni nuovi Piani risanamento dell’aria e di trasporto

8. Road pricing e ticket pricing.

Per limitare l’ingresso nei centri abitati di veicoli inquinanti e per favorire la mobilità dolce e l’uso di veicoli più efficienti e a zero emissioni, bisogna istituire zone a pedaggio urbano (sul modello dell’Area C milanese) e implementare una differente politica tariffaria sulla sosta. I ricavi ottenuti devono essere interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale e di forme sostenibili di mobilità.

9. Riqualificazione degli edifici pubblici e privati, per ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti.

Avviare concretamente la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato per renderlo davvero sicuro (dal rischio sismico e idrogeologico) e ad energia “quasi zero”, con l’’obiettivo di riqualificare in 30 anni tutti gli edifici pubblici e privati, ovvero il 3% all’anno. Per fare questo si stimano oltre 400mila interventi all’anno tra ristrutturazioni radicali e ricostruzioni.

10. Riscaldarsi senza inquinare.

Vietando l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici e incentivare, a partire dalle aree urbane, l’utilizzo delle moderne tecnologie che migliorano l’efficienza e riducono le emissioni. Facendo rispettare l’obbligo di applicazione della contabilizzazione di calore nei condomini per ridurre i consumi da subito e attenzionare coloro i quali non l’hanno fatto (compresa l’edilizia pubblica) e attuando in modo sistematico i controlli sulle caldaie (come previsto dalla legge) e sulle emissioni prevedendo un sistema sanzionatorio efficace.

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