Ministri europei divisi sui target UE per clima e rinnovabili

Alla luce dell’accordo raggiunto alla COP21 di Parigi, Austria, Belgio, Francia, Germania, Portogallo, Regno Unito e Svezia chiedono alla Commissione EU obiettivi più ambiziosi per la diminuzione delle emissioni climalteranti, le rinnovabili e l’efficienza. L'Italia si accoda alla Polonia e ai membri meno propositivi

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Nel corso del Consiglio fra i Ministri europei dell’Ambiente che si è svolto venerdì scorso, l’Unione si è dimostrata divisa sugli obiettivi al 2030 in tema di difesa del clima. Se Austria, Belgio, Francia, Germania, Portogallo, Regno Unito e Svezia hanno criticato la proposta della Commissione Europea per i target al 2030, chiedendo obiettivi più ambiziosi alla luce dell’accordo della Conferenza di Parigi, un gruppo di altri Paesi, capeggiati dalla Polonia e di cui fa parte anche l’Italia, ha approvato la bozza di proposta.

La Commissione aveva fissato i target al 2030 di una riduzione delle emissioni di CO2 del 40%, una quota di rinnovabili nel mix energetico del 27% e un incremento dell’ efficienza energetica del 27%, considerando un limite all’aumento della temperatura del globo terrestre di 2°C. Ma a Parigi si è trovato un accordo fra tutti i Paesi coinvolti per tentare di rimanere al di sotto della soglia di 1,5°C di incremento. Secondo i Paesi che chiedono degli obiettivi più ambiziosi, l’Europa dovrebbe adattarsi ai valori definiti alla COP21 di Parigi.

Il commissario Ue all’Energia e al Clima, Miguel Arias Cañete, ha difeso la bozza di proposta della Commissione, sostenendo che «i target comunitari al 2030 sono in linea con l’accordo di Parigi e rappresentano una tappa di medio termine. La Commissione definirà entro il 2020 una strategia al 2050 che avrà come obiettivo la “climate neutrality”».

Il documento ufficiale con l’esito del Consiglio (pdf)

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