Trivelle, il Governo ripristina il limite delle 12 miglia: salta Ombrina Mare?

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La novità è in un emendamento governativo alla Legge di Stabilità che abroga alcune norme dello Sblocca Italia. Un tentativo del Governo Renzi di disinnescare il referendum. Per Ombrina Mare è però corsa contro il tempo perché il limite ripristinato non varrebbe per i progetti già autorizzati.

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Il Governo ha presentato un emendamento alla legge di Stabilità per ripristinare il limite delle 12 miglia dalla costa per le perforazioni petrolifere in mare. L’emendamento di fatto dovrebbe fermare definitivamente il contestatissimo progetto di estrazione Ombrina Mare che si vuole realizzare in Abruzzo di fronte alla costa di Vasto, nell’Adriatico.

Per Ombrina Mare corsa contro il tempo

L’emendamento alla legge di Stabilità (numero 16.293, allegato in basso) che, visto che è stato presentato dal Governo dovrebbe passare, stabilisce che i titoli abilitativi già rilasciati siano fatti salvi dall’estensione del limite alle 12 miglie per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale.

Ombrina, dalle informazioni che abbiamo ad oggi – spiega una nota del Coordinamento ‘No Ombrina’ – non ha la concessione di coltivazione non essendo stato ancora pubblicato il Decreto sul bollettino dell’UNMIG. Si tratta, quindi, di una vera e propria corsa contro il tempo”. Quindi, se la concessione dovesse arrivare prima dell’entrata in vigore della legge di Stabilità, con tanto di emendamento allo Sblocca Italia, tutto sarebbe stato vano.

Trivellazioni non più “strategiche” e salta il Piano delle aree

Nell’emendamento del Governo vengono abrogate anche alcune norme relative allo Sblocca Italia, tra cui la previsione di strategicità per le attività petrolifere. Secondo il Coordinamento invece “un aspetto negativo contenuto nell’emendamento riguarda l’abrogazione della previsione del cosiddetto ‘Piano delle aree’, inserito ad ottobre 2014 nel passaggio in Parlamento per la conversione in legge dello Sblocca Italia.”

Il piano, si spiega, “prevedeva finalmente una pianificazione delle attività petrolifere con uno strumento che avrebbe creato grossi problemi in futuro al MISE, prevedendo l’esame degli impatti complessivi di tutti i progetti attraverso una Valutazione Ambientale Strategica”.

Un tentativo di disinnescare il referendum No Triv

Come sappiamo, lo scorso 28 novembre la Corte di Cassazione ha dato il via libera ai 6 quesiti referendari proposti da 10 Regioni e Comitato No Triv contro le norme “pro-trivelle dello Sblocca-Italia, dichiarandoli conformi alla legge. Il nuovo emendamento è con tutta evidenza una reazione del Governo Renzi per accontentare le Regioni coinvolte e disinnescare così il referendum.

L’apertura dell’esecutivo è però vista con scetticismo dal Coordinamento No Triv che pochi giorni fa (prima dell’emendamento) ribadiva che “la strada referendaria è l’unica che possa fornire solide garanzie”.

Perché il referendum serve lo stesso?

Gli effetti dell’abrogazione che si avrebbero con il referendum, spiegava il costituzionalista Enzo Di Salvatore, fondatore del Coordinamento No Triv, offrirebbero infatti maggiori tutele rispetto a modifiche normative con leggi o decreti.

“Se si arrivasse all’abrogazione referendaria, il Governo o il Parlamento non potrebbero reintrodurre le norme abrogate. Questa certezza, invece, non ci sarebbe se quelle norme venissero abrogate con decreto-legge o con legge”, spiegava Di Salvatore.

L’emendamento 16.293 del Governo alla legge di Stabilità (pdf)

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