“Fotovoltaico +700%”, il programma di Hillary Clinton e le ambizioni solari di Cina e India

La probabile candidata democratica alla presidenza Usa annuncia una fortissima spinta al FV nel suo programma. Intanto sembra che Pechino voglia raddoppiare il già ambizioso target 2020 e in India secondo Deutsche Bank in 4 anni gli investimenti in FV supereranno quelli nel carbone.

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Hillary Clinton ha annunciato ieri il suo programma per le fonti rinnovabili. Se sarà lei il presidente eletto nel 2016, ci si può aspettare un’ulteriore forte accelerata verso le rinnovabili e il fotovoltaico in particolare. Nel giro di 4 anni punta ad aumentare del 700% la potenza installata di FV, arrivando a 140 GW di potenza al 2020 (dai 18,3 di fine 2014, vedi grafico sotto). Praticamente si installeranno, ha annunciato, “mezzo miliardo di moduli FV”, con impianti sui tetti di 25 milioni di abitazioni. L’ex-first lady vorrebbe, entro 10 anni dal suo (eventuale) insediamento, alimentare con le rinnovabili “i consumi di ogni singola casa negli Usa”, vale a dire il 33% della domanda elettrica totale.

Se Hillary Clinton (quasi sicuramente sarà la candidata democratica) diventasse presidente, dunque, potremmo aspettarci un ulteriore balzo in avanti del FV negli Stati Uniti, nazione in cui il settore sta comunque vivendo un notevole fermento in questi anni, con 6,2 GW installati nel solo 2014.

Ma buone notizie per il solare FV arrivano anche da altre due superpotenze: Cina e India. La Cina sembra sul punto di annunciare l’ennesimo rialzo del suo obiettivo sul fotovoltaico: anche se la notizia non è ufficiale, pare che Pechino voglia raddoppiare il suo target per il 2020, portandolo da 100 a 200 GW di potenza cumulata. Non sarebbe che l’ennesimo rilancio del gigante asiatico in tema di FV; in questi anni l’asticella è stata innalzata di continuo: 6 anni fa si era stabilito di arrivare a 5 GW totali al 2015, invece a fine 2014 si era già oltre 28 GW, di cui 10,6 installati nell’ultimo anno. Questa primavera poi si è alzato anche l’obiettivo annuale, da 15 a 17,8 GW, e, dopo un primo trimestre con oltre 5 GW di nuove installazioni, c’è chi, come gli analisti di Deutsche Bank, stima che la Cina nel 2015 sorpasserà anche il nuovo obiettivo, connettendo circa 20 GW di nuova potenza FV.

Grande promessa del fotovoltaico è anche l’India. Questa superpotenza, come la Cina popolosissima ed affamata di energia, ha quintuplicato il suo obiettivo per il FV al 2022, portandolo da 20 a 100 GW, nell’ambito delle sue politiche volte a diminuire la dipendenza dal carbone e a migliorare l’accesso all’elettricità della popolazione (vedi grafico).

Attualmente l’India ha solo 4 GW di potenza da FV, per cui c’è moltissimo spazio di crescita. Secondo un report di Deutsche Bank (allegato in basso) entro il 2019 gli investimenti in FV nel Paese sorpasseranno quelli in carbone, con circa 35 miliardi di dollari l’anno, che arriveranno soprattutto da player internazionali (vedi grafico).

La banca tedesca nel suo report scrive che mai come ora il supporto governativo al FV è forte, ma è scettica sul fatto che l’India possa raggiungere l’ambizioso obiettivo: pur raddoppiando le sue stime precedenti, prevede per il 2020 circa 34 GW di potenza cumulativa installata. Questo mercato comunque, si legge, potrebbe accelerare: gli economics del FV in India sono già attraenti e Deutsche Bank prevede un ulteriore calo dei costi del 30-40% nei prossimi anni.

Insomma, le superpotenze stanno puntando sul solare. Secondo Bloomberg, da qui al 2040 il FV contribuirà per il 35% di tutta la nuova potenza a livello mondiale, con 3.429 GW, per circa 3.700 miliardi di dollari di investimenti. Il vero boom sarà per gli impianti su tetto: il solare a breve sarà in socket parity – cioè più conveniente rispetto all’elettricità al dettaglio – praticamente ovunque e costituirà anche l’alternativa più economica ai generatori diesel laddove la rete non arriva. Il FV di piccola taglia al 2040, secondo BNEF, coprirà circa il 13% della domanda elettrica mondiale (e il 22% di quella europea).

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