Rinnovabili, in 10 anni dal 5 al 16% dei consumi totali. La fotografia in Comuni rinnovabili 2015

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Nel report di Legambiente 'Comuni Rinnovabili 2015' la mappatura dell’energia verde in Italia e le proposte per far proseguire una transizione oggi a rilento, liberando le rinnovabili da burocrazia e da barriere all'autoproduzione. A fine 2014 le rinnovabili contribuivano per il 38,2% dei consumi elettrici. Nel 2005 si era solo al 15,4%.

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Complessivamente in Italia nel 2014 le rinnovabili hanno contribuito a soddisfare il 38,2% dei consumi elettrici (nel 2005 si era solo al 15,4%) e il 16% dei consumi energetici finali (quando nel 2005 eravamo appena al 5,3%). Oggi l’Italia è il primo Paese al mondo per quota del solare rispetto ai consumi elettrici (ad Aprile 2015 oltre l’11%). Si è sfatata così la convinzione che questa fonte avrebbe sempre avuto un ruolo marginale nel sistema elettrico italiano e che un suo eccessivo sviluppo avrebbe creato insostenibili problemi di gestione della rete.

A impressionare sono da un lato i numeri della produzione da fonti rinnovabili passata in tre anni da 84,8 a 118 TWh, e dall’altro quelli della diffusione degli impianti a fonti rinnovabili: circa 800mila, tra elettrici e termici, distribuiti nel territorio e nelle città, oggi più spesso integrati con smart grid e sistemi di accumulo o in autoproduzione: la nuova frontiera dell’innovazione energetica nel mondo. Attraverso il contributo di questi impianti, e il calo dei consumi energetici, l’Italia ha ridotto le importazioni dall’estero di fonti fossili, la produzione dagli impianti più inquinanti e dannosi per il clima (nel termoelettrico -34,2% dal 2005) e si è ridotto anche il costo all’ingrosso dell’energia elettrica.

Questa fotografia di una rivoluzione energetica in atto esce anche nel nuovo rapporto “Comuni Rinnovabili 2015” di Legambiente, (allegato in basso) giunto alla sua decima edizione e presentato oggi a Roma, e dove si assegnato anche il Premio Comuni Rinnovabili 2015 a Campo Tures (BZ) e i premi Buona Pratica a Forlì e a Celle San Vito (FG) (QualEnergia.it, Il Comune 100% rinnovabile dove si paga il 30% in meno su elettricità e riscaldamento).

“Ora occorre aprire una seconda fase di questa rivoluzione energetica dal basso che possa cogliere tutte le opportunità legate alla riduzione dei costi delle tecnologie, eliminando tutte le barriere che questi progetti si trovano di fronte”, ha commentato Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente.

Nel corso del 2014 la crescita si è rallentata: per il fotovoltaico negli ultimi due anni sono stati installati 1.864 MW contro i 13.194 MW del biennio 2011-2012; l’anno scorso nell’eolico sono stati installati 170 MW contro una media di 770 degli anni passati, stessi dati per il mini idroelettrico e le altre fonti.

Le ragioni di questa situazione sono due – spiega l’associazione in una nota – la prima riguarda l’assenza di procedure chiare per l’approvazione dei progetti che blocca gli impianti eolici (per quelli offshore ancora nessun impianto è stato realizzato a fronte di 15 progetti presentati), solari termodinamici, da biomasse, mini idroelettrici, geotermici. La seconda ragione sta nella totale incertezza in cui il settore si trova a seguito di interventi normativi che in questi anni hanno introdotto tagli agli incentivi, barriere e tasse, senza al contempo dare alcuna prospettiva chiara per il futuro degli investimenti.

Nel corso del convegno si è ragionato degli interventi necessari ad aprire una nuova fase di sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia, approfittando anche del fatto che a partire dal 2015 comincerà a ridursi il peso degli incentivi in bolletta legati agli impianti, che caleranno di 800 milioni di euro all’anno, togliendo così forza alle polemiche che in questi anni hanno caratterizzato il dibattito politico.

Legambiente ha presentato le sue proposte per avviare uno scenario di investimenti nell’interesse delle imprese, delle famiglie e dell’ambiente:

  • Fare del Green Act che il Governo ha annunciato per giugno il volano per il rilancio degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e diffusione delle rinnovabili, dentro una strategia per il clima nel quale fissare obiettivi e il percorso di riduzione delle emissioni di CO2.
  • Cancellare tutti i sussidi alle fonti fossili e introdurre una carbon tax per muovere investimenti in efficienza energetica e nelle energie pulite da parte delle imprese.
  • Introdurre nuove regole per la valutazione dei progetti da fonti rinnovabili, attraverso efficaci criteri per gli impianti eolici, idroelettrici, geotermici, solari termodinamici, e la semplificazione per gli impianti di piccola taglia.
  • Cancellare le barriere all’autoproduzione e distribuzione di energia prodotta da fonti rinnovabili e in cogenerazione, da parte di Comuni, distretti produttivi, condomini.
  • Promuovere innovazioni nel mercato elettrico che permettano alle rinnovabili di competere, attraverso l’aggregazione di impianti e contratti di lungo termine, ma anche spingendo il revamping degli impianti esistenti.
  • Rivedere il sistema di incentivi per gli interventi di efficienza energetica e le fonti rinnovabili, con l’obiettivo di ridurre la spesa energetica di famiglie e imprese accompagnando la riduzione dei costi delle diverse tecnologie attraverso una regia e una verifica delle politiche e degli strumenti.
  • Investire nelle reti energetiche, per accompagnare la produzione da energia pulita, attraverso interventi che eliminino i colli di bottiglia che con la modernizzazione delle reti di distribuzione.

Il rapporto Comuni Rinnovabili 2015 (pdf)

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