Il piano della Commissione sull’Unione Energetica: uno sguardo e i primi commenti

Il documento tocca moltissimi temi. Per le rinnovabili si spinge ad un'integrazione nei meccanismi di mercato. Per la sicurezza energetica si punta sull'unificazione del mercato elettrico, ma anche su fossili, shale gas domestico compreso. Sintesi e prime, discordanti, reazioni.

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Rinnovabili da integrare nel mercato e “con costi sostenibili”, riforma dell’ETS per ridare una spinta ai prezzi della CO2, accelerazione nella creazione di un mercato unico dell’energia, sicurezza energetica da migliorare con approvvigionamenti diversificati e molto altro. Il nuovo documento sull’Unione Energetica presentato ieri dalla Commissione tocca moltissimi temi (vedi allegati in fondo).

Sulle rinnovabili ritroviamo la posizione nota: promuoverle sì, ma in un’ottica di mercato, come previsto dalle ultime linee guida in materia di aiuti di Stato, in modo da ridurre i costi, pur facilitando il raggiungimento degli obiettivi.

La Commissione vuole “garantire la concorrenza leale tra tutte le fonti di generazione e la domanda, e determinare una maggiore apertura transfrontaliera del sostegno alle energie rinnovabili”. In generale i sistemi incentivanti dovranno limitarsi a “compensare le deficienze del mercato, con misure efficienti dal punto di vista dei costi e senza sovracompensazioni o distorsioni”.

L’esecutivo europeo sottolinea poi la necessità di ridurre il rischio regolatorio, per contenere il costo del capitale (importantissimo per i progetti a rinnovabili, come ricorda anche il report sul fotovoltaico del Fraunhofer Institut).

Nel piano c’è poi la conferma che l’obiettivo 2030, cioè di ridurre almeno del 40% le emissioni dai livelli del 1990, fungerà da base per il contributo dell’UE ai negoziati internazionali sul clima della COP 21 di Parigi (si veda in basso il documento specifico con la proposta per i negoziati, che avevamo anticipato qui).

“Massima priorità” in tema di lotta alle emissioni è l’adozione della proposta della Commissione relativa a una riserva stabilizzatrice del mercato per migliorare il funzionamento del sistema ETS dell’UE. In seguito, la Commissione procederà alla revisione della direttiva ETS per il post-2020.

La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, si ricorda, potrà contare su risorse comunitarie: “con una disponibilità di circa 38 miliardi di € per il periodo 2014-2020, la politica di coesione aiuterà gli Stati membri, le regioni, le amministrazioni locali ad attuare i necessari investimenti nell’efficienza energetica del settore edilizio, nelle energie rinnovabili, nelle reti intelligenti e nel trasporto urbano sostenibile.”

C’è poi tutta la partita relativa alla sicurezza energetica, che la Commissione vede anche come maggior contributo di rinnovabili ed efficienza, ma soprattutto come diversificazione degli approvvigionamenti di combustibili fossili e unificazione del mercato elettrico.

Ci sarà, si annuncia, una revisione del regolamento sulla sicurezza gas, tra il 2015 e il 2016, che andrà nella direzione di una maggior trasparenza negli accordi tra membri e fornitori extracomunitari. In generale, l’UE “rivitalizzerà la sua diplomazia energetica” e punterà alla diversificazione degli approvvigionamenti, in primis con il Corridoio Sud, la creazione di hub come quello del Mediterraneo. Infine, si chiarisce, l’Europa dovrà sfruttare le sue risorse interne di shale gas, seppure “tenendo in debita considerazione la difesa dell’ambiente e l’accettazione da parte dei cittadini”.

Venendo all’elettricità, la comunicazione sottolinea la necessità di “un mercato interno pienamente funzionante in grado di fornire adeguati segnali per gli investimenti”; questo “è il modo migliore per ridurre la necessità di meccanismi per la remunerazione della capacità” che, si sottolinea, “dovrebbero essere sviluppati solo per garantire la sicurezza delle forniture nei sistemi regionali”.

In quest’ottica la Commissione conferma l’obiettivo al 2020 per l’interconnessione elettrica di ciascun Paese con gli Stati membri confinanti di almeno il 10% della capacità di generazione installata, che comporterà investimenti per 40 miliardi; mentre nel 2016 si presenterà un report per capire come portare l’obiettivo di interconnessione al 15% per il 2030.

Sul fronte dei consumatori, infine, la Commissione critica il permanere in molti paesi delle tariffe tutelate: dovranno essere gradualmente eliminate, specie se inferiori ai costi, e per questo verrà fissata una Roadmap. L’esecutivo UE vorrebbe liberare il mercato anche dai meccanismi contro la povertà energetica, come il nostro bonus sociale: dovrebbero essere finanziati preferibilmente dal welfare state, cioè dalla fiscalità, si legge.

Commenti sostanzialmente positivi al documento arrivano da Eurogas. Eurelectric concorda sulla necessità di coordinare le politiche nazionali, a patto però che “si basino sul principio della neutralità tecnologica”. Il piano è stato ben accolto anche dall’associazione dell’industria petrolifera mondiale, Iogp, che ha apprezzato il riferimento all’importanza delle risorse interne di idrocarburi, sia convenzionali che non.

Commento che stride con quello di Ewea, l’associazione europea per l’eolico, che parla invece di “un segnale positivo di allontanamento da un’economia dominata dai combustibili fossili”. Tiepida l’associazione europea del fotovoltaico Epia, per la quale la Commissione “dovrebbe adesso far seguire i fatti alle parole”.

Il nuovo pacchetto Ue non entusiasma il direttore Politiche europee del Wwf, Tony Long: “La Commissione ha suonato molte note giuste, quali l’abbandono dei fossili, la riorganizzazione dei mercati dell’energia intorno alle rinnovabili e l’efficienza; ma al tempo stesso ha ravvisato la necessità di aumentare gli approvvigionamenti di combustibili fossili (…). Potrebbe essere la roadmap per la tanto necessaria riorganizzazione del sistema energetico Ue attorno alle rinnovabili e all’efficienza energetica, oppure potrebbe essere una ricetta per il mantenimento dello status quo.”

Sul fronte italiano tra i primi commenti registriamo quello del senatore del M5S Gianni Girotto, che parla di una lista di misure “dalle moltissime ombre e con pochi sprazzi di luce, che riguardano essenzialmente lo sviluppo delle interconnessioni e delle infrastrutture ‘intelligenti’ e la possibilità di meglio coordinare e condurre le trattative degli Stati Membri sulle importazioni”. L’esponente M5S è critico sulla parte riguardante i consumatori e sulla marcia indietro (rispetto alle bozze precedenti) fatta in tema di efficienza energetica. “È evidente che il pacchetto è stato elaborato principalmente a seguito della crisi ucraina, per dimostrare di volersi emancipare dalle importazioni di gas e petrolio russi (che rappresentano, rispettivamente, il 39 e oltre il 30% delle importazioni europee). Peccato che la Commissione non indica chiaramente come e quando questo possa avvenire, e soprattutto quanto possa costare. Sostituire le fonti fossili russe con quelle algerine o azere, o peggio, con petrolio e gas di scisto o sabbie bituminose statunitensi e canadesi, ridurrebbe la dipendenza di pochi punti in percentuale e risulterebbe in ulteriore aumento di costi e tariffe, delle emissioni di gas climalteranti e degli impatti ambientali.”

I documenti della Commissione:

I commenti:

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