Rischio di progetto: fotovoltaico batte nucleare 117 a 1

I progetti di centrali nucleari sforano i preventivi 9 volte su 10, con un budget overrun medio del 117,3%. Ad altissimo rischio extracosti e ritardi anche il grande idroelettrico. I progetti che danno maggiore certezza tra budget preventivato e quello a consuntivo sono quelli nelle nuove rinnovabili, mostra una ricerca.

ADV
image_pdfimage_print

Il rischio che un progetto finisca per costare significativamente più di quanto previsto è molto più elevato per le grandi centrali convenzionali – nucleare, grande idroelettrico e termoelettrico – che per eolico e fotovoltaico. L’osservazione sembra abbastanza intuitiva: si pensi ai tempi relativamente veloci di realizzazione e allacciamento di un grande parco FV a confronto con i ritardi e i budget overrun di progetti come la centrale nucleare di Olkiluoto, in Finlandia, che – salvo nuovi imprevisti – entrerà in funzione nel 2018 anziché nel 2009, così come si prevedeva quando si è aperto il cantiere nel 2005, con costi di quasi il triplo rispetto a quanto preventivato: circa 8,8 miliardi di euro, contro i 3 miliardi dell’originario business plan.

Questi risultati sono evidenziati in una nuova ricerca coordinata da Benjamin Sovacool della danese Aarhus University, che li illustra in tre pubblicazioni, due uscite a settembre su Energy e Energy Research & Social Science e una a maggio su The Electricity Journal  (vedi allegati in fondo). Sovacool e colleghi hanno esaminato 401 tra centrali elettriche ed elettrodotti realizzati dal 1936 al 2014 in 57 Paesi. Progetti per un totale di 820 miliardi di dollari di investimenti, 325 GW di potenza elettrica e 8.495 km di linee elettriche divisi in 6 categorie: grande idroelettrico, nucleare, termoelettrico (gas, carbone, olio combustibile e biomasse), eolico, solare (FV, CPV e CSP) ed elettrodotti ad alto voltaggio.

Ben il 75% dei progetti è costato più di quanto previsto, con uno sforamento medio dei costi del 66% e di poco meno di un miliardo di dollari a progetto. Le cose però cambiano molto da fonte a fonte: come si vede dal grafico sotto, le centrali nucleari sono quelle che più spesso sforano sui preventivi e che hanno i più alti ‘eccessi di costo’ per unità di potenza installata, mentre quasi tutti i progetti che alla fine sono costati meno sono nel solare.

Una tendenza che si nota ancora meglio nel grafico qui in basso che mostra la frequenza e l’entità (in proporzione al costo) degli sforamenti rispetto al preventivo per i diversi progetti. Come si vede, quelli più a rischio sono le centrali nucleari e le dighe per l’idroelettrico. Il nucleare in particolare è un vero disastro: i 180 progetti censiti, per 117,6 GW di potenza, a fronte di investimenti per 459 miliardi di dollari hanno avuto sforamenti per 231 miliardi e per 9 centrali su 10 si è speso più di quanto preventivato. Il budget overrun medio dell’atomo è del 117,3% dei costi, da paragonarsi al 7,3% dell’eolico e all’1,3% del solare (e peraltro facendo la media solo tra i progetti che hanno ‘sforato’).

Ma, tecnologia a parte, quali sono i fattori che rendono più alto il rischio che un progetto costi più di quanto preventivato? La ricerca formula sei ipotesi e le verifica con i dati raccolti.

La prima, “Bigger is bad”, ipotizza che i progetti più grandi siano più a rischio. Dalla ricerca emerge che ciò non è sempre vero. C’è infatti una correlazione rilevante quando si parla di idroelettrico, ma non per il nucleare, dove i budget overrun sono molto alti a prescindere dalla taglia. Per fotovoltaico ed eolico invece è vero il contrario: le economie di scala in questi progetti rendono più semplice non sforare sui costi.

La seconda, “Longer is costlier”, ipotizza che a tempi di realizzazione più lunghi corrisponda un maggior rischio di budget overrun. Anche qui i dati confermano solo in parte l’ipotesi: è vero per elettrodotti, idroelettrico e nucleare, meno marcata la correlazione per termoelettrico ed eolico, mentre per il solare si è verificato il contrario: a causa del rapido calo dei prezzi della tecnologia, i parchi FV che hanno richiesto più tempo per essere realizzati spesso sono poi costati meno del previsto.

La diversa curva di apprendimento delle tecnologie considerate fa sì che anche la terza ipotesi – “Later is better”, cioè che i progetti più recenti siano meno soggetti a sforare sui preventivi – sia vera solo per alcune tipologie di progetti. Elettrodotti, solare ed eolico hanno avuto un ‘apprendimento’ costante, con sforamenti che si riducono sempre di più con il passare degli anni. I budget overrun dei termoelettrici e del grande idro, dopo essere scesi col tempo nella prima parte del periodo considerato, hanno ricominciato ad aumentare dagli anni ’70 in poi. Il nucleare invece ha mostrato una curva di apprendimento negativa: dall’inizio del periodo considerato per questi progetti gli sforamenti sono aumentati sempre di più.

La quarta ipotesi, “Governance matters”, è che conti molto la stabilità politica e normativa: i dati non ne danno una conferma univoca. L’ipotesi è considerata validata solo per l’ Europa, ma risulta falsa per gli altri contesti. È confermata appieno invece la quinta ipotesi, “Small is beautiful”, che le tecnologie caratterizzate da progetti più piccoli siano meno a rischio di sforamento budget: le categorie di progetti con taglia media minore (nell’ordine solare, eolico, termoelettrico, nucleare e grande idro) sforano meno e meno spesso.

Non risulta invece vero che “Tiny is trouble”, cioè che i progetti sotto ad una certa taglia abbiano sforamenti maggiori se considerati in rapporto alla potenza installata: il budget overrun per MW è più alto nei progetti più grandi.

(Qui una tabella con la sintesi delle ipotesi e qui una con la sintesi delle conclusioni).

Queste sono conclusioni che utility e decisori politici dovrebbero leggersi bene prima di decidere su quali fonti investire in un’ottica di riduzione delle emissioni. Rispetto a progetti giganti come grandi dighe e centrali nucleari, sottolineano gli autori del report, i “piccoli” come eolico e fotovoltaico hanno sì maggiori costi per kW installato, ma sono molto meno a rischio di lievitazione dei conti e dilatazione dei tempi.

Interessante, infine, quanto gli autori scrivono (nella pubblicazione uscita a maggio, terzo degli allegati in basso) sulle grandi opere, che quasi sempre devono passare per i decisori politici: qui è più che un sospetto che la sottostima dei costi in fase di presentazione dei progetti sia deliberata e sistematica. Citando una ricerca di Bent Flyvbjerg e altri (“Underestimating costs in public works projects: error or lie?” J Am Plan Assoc Summer, 2002), gli autori fanno notare come l’”inaccuratezza contabile” risulti spesso frutto di “inganno intenzionale” e “rappresentazione strategicamente errata”. Come scrivono Flyvbjerg e colleghi, “si è rilevato con schiacciante rilevanza statistica che le stime dei costi usate al momento di decidere se i progetti vadano fatti, sono sistematicamente e significativamente ingannevoli. Una sottostima che non può essere spiegata con l’errore”.

Una constatazione che fa il paio con un altro dato che la pubblicazione cita: il Congressional Budget Office Usa ha rilevato che, per le centrali nucleari, i budget overrun sono stati maggiori in tutti quei casi in cui si è permesso ai costruttori di scaricarli sulle bollette degli utenti.

 

ADV
×