Il pasticcio dell’Autorità e la gabella sulla generazione distribuita

L'Autorità per l'Energia ha diffuso il 23 ottobre il documento di consultazione 519/2014 riguardante l'applicazione degli oneri generali sull'autoconsumo. Il regolatore propone dei corrispettivi fissi per gli utenti proprietari degli impianti collegati a bassa e media tensione. Non si comprende però su quali basi tali importi siano stati definiti. Una nota di Giuseppe Artizzu di Cautha.

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Nei pasticci l’Autorità per l’Energia ci si è messa da sola. A maggio dell’anno scorso fu l’Autorità a suggerire che l’energia autoprodotta, anche con fonti rinnovabili, fosse assoggettata agli oneri generali di sistema, partecipando paradossalmente proprio al finanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili.

Che il suggerimento fosse frutto di una visione anacronistica del sistema elettrico, e che nella realtà avrebbe incontrato enormi problemi di implementazione, era evidente dal primo momento (Qualenergia.it, Oneri sull’autoconsumo, l’anacronistica e irrealizzabile visione dell’Autorità).

Ma l’Autorità è andata avanti, e le teste d’uovo cui Renzi ha demandato le scelte di politica energetica non ci hanno pensato due volte a raccogliere il suggerimento. Pur pesantemente corretto in Parlamento, il ‘decreto Competitività’ ha previsto infatti che dal 2015 anche l’autoproduzione sia assoggettata ad oneri di sistema, nella misura del 5% rispetto a quanto applicabile all’energia prelevata dalla rete.

Già durante l’iter parlamentare di conversione l’Autorità aveva mostrato segni di nervosismo, evidenziando in Commissione che misurare l’energia prodotta e consumata dietro il contatore, e fattorizzarla in bolletta, è estremamente complesso per gli operatori. È un po’ come chiedere ad Italgas di misurare e fattorizzare in bolletta anche le calorie generate dalla stufa a legna.

Per venire incontro alle preoccupazioni del regolatore, il decreto ha allora previsto la possibilità di introdurre, in luogo di corrispettivi variabili parametrati all’energia autoprodotta, corrispettivi fissi di “effetto stimato equivalente”. Semplice no? Effetto equivalente a che cosa, se le misure non ci sono? Non si capisce. Ci pensi l’Autorità, dopo tutto l’idea è sua …

L’Autorità ci ha pensato, e venerdì ha diffuso il documento di consultazione 519/2014, con allegata bozza di delibera.

Il sofisticato algoritmo proposto è, letteralmente, questo: se hai un impianto di autoproduzione, di qualunque taglia e fonte, e sei allacciato in bassa tensione, paghi 30-40 euro l’anno più degli altri utenti. Se invece sei allacciato in media tensione, 1.000 euro in più. Tutto qui, una gabella, salvo tu sia un energivoro o una grande utenza (in questi casi l’Autorità demanda un altro organo, la Cassa Conguaglio, a fare i conti precisi).

È un provvedimento imbarazzante. Come ha fatto a passare il vaglio del collegio? Si può sapere come sono stati calcolati i 30-40 euro? E i 1.000 euro? Che senso ha che il medesimo impianto fotovoltaico o di cogenerazione, con la stessa produzione, paghi 30-40 euro se asservito ad un’utenza in bassa tensione, e trenta volte tanto se asservito ad una in media? Che senso ha non differenziare per tecnologia e potenza? Un impianto fotovoltaico da 150 kWp pagherebbe implicitamente per chilowattora autoconsumato almeno cento volte più che un cogeneratore da 5 MW: dov’è il principio dell’ “effetto stimato equivalente”?

E ancora: l’obiettivo dichiarato del tagliabollette è alleggerire le PMI, penalizzate fra l’altro dalla recente riduzione degli oneri a carico degli energivori. Bene, con chi se la prende allora il gabelliere? Non con le famiglie, visto che la misura si applica sopra i 20 kW di potenza. Non con gli energivori e le grandi utenze, visto che godono di un trattamento su misura. Il gabelliere se la prende con le PMI che per tagliarsi la bolletta hanno scelto la via della sostenibilità, realizzando un impianto fotovoltaico sul tetto del capannone o del negozio. E se per caso l’impianto è sopra i 200 kW, la beffa dei 1.000 euro di gabella si aggiunge al danno dello spalma-incentivi.

Purtroppo, dietro questa gabella non c’è pensiero, ma solo fretta, e paura.

A fine dicembre l’Autorità deve aggiornare le tariffe. Fra effetto Ucraina sul gas, efficienza energetica che erode la base imponibile, e resistenze fortissime alle previsioni del tagliabollette che non colpiscono le rinnovabili, le tariffe a dicembre rischiano di salire. Chi glielo dice a Renzi?

E allora gettito, serve gettito. Vale tutto, a costo di gettare alle ortiche la credibilità del regolatore.

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