SEU, fracking, fondi verdi e zone “Oil Free”: le novità del Collegato ambientale

Divieto di fracking, novità su SEU, biomasse e biogas, fondi per la green economy, creazione di zone “Oil Free” e impatti sanitari nella valutazione di impatto ambientale delle centrali. Ci sono diverse novità per il mondo dell'energia pulita tra gli emendamenti approvati alla Commissione Ambiente della Camera sul ddl 'Collegato ambientale' alla Legge di Stabilità 2014.

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Divieto di fracking, novità su SEU, biomasse e biogas, fondi per la green economy, creazione di zone “Oil Free” e impatti sanitari nella valutazione di impatto ambientale delle centrali. Ci sono diverse novità interessanti per il mondo dell’energia pulita tra gli emendamenti approvati alla Commissione Ambiente della Camera sul ddl ‘Collegato ambientale’ alla Legge di Stabilità 2014 (vedi allegati in basso). A partire dalla prossima settimana dovrebbe iniziare il voto su questi emendamenti e il testo dovrebbe arrivare in aula per la metà di settembre.

Partendo dai SEU, i sistemi efficienti di utenza, configurazione che è centrale per il futuro del fotovoltaico non incentivatazione (si veda il nostro speciale tecnico), uno degli emendamenti approvati (8.06, pagina 47 del documento emendamenti approvati mercoledì 3) elimina il tetto dei 20 MW elettrici di potenza. Dunque anche impianti di potenza maggiore di 20 MWe, se l’emendamento sopravviverà, potranno essere considerati SEU e dunque accedere alle agevolazioni concesse a queste configurazioni, prima fra tutte l’esenzione (che con il decreto Competitività e divenuta solo parziale) dal pagamento degli oneri di sistema e di rete sull’energia autoconsumata.

Altra modifica normativa in materia di rinnovabili riguarda biogas e biomasse (emendamento 8.07): anche i sottoprodotti della trasformazione degli zuccheri tramite fermentazione sono inseriti nell’elenco dei sottoprodotti utilizzabili negli impianti ai fini dell’accesso ai meccanismi incentivanti (di cui alla Tabella 1.A del decreto 6 luglio 2012).

Novità interessante è poi l’istituzione delleOil free zone, aree territoriali nelle quali viene prevista e attuata una “progressiva sostituzione del petrolio e dei suoi derivati con energie da fonti rinnovabili“, per “promuovere su base sperimentale e sussidiaria la progressiva fuoriuscita dall’economia basata sul ciclo del carbonio“. La costituzione di tali aree viene promossa dai Comuni interessati, con “sperimentazioni, realizzazione di prototipi e implementazione sul piano industriale di nuove ipotesi di utilizzo dei beni comuni, con particolare riguardo a quelli provenienti dalle zone montane, attraverso prospetti di valutazione del valore delle risorse presenti sul territorio“. In queste aree le Regioni e le Province Autonome “assicurare specifiche linee di sostegno finanziario alle attività di ricerca, sperimentazione e implementazione delle attività produttive connesse con l’indipendenza dei cicli produttivi del petrolio e dei suoi derivati”.

Riguarderà tra le altre cose rinnovabili ed efficienza energetica, anche la “Strategia nazionale Green Communities” che secondo il testo dovrà essere promossa da Governo per attuare uno sviluppo sostenibile delle aree rurali e di montagna. In questo ambito si istituisce un fondo di investimento, chiamato “Green communities” con una dotazione di un miliardo di euro (al 51% finanziato dalla Cassa depositi e prestiti e almeno al 20% dal Tesoro) destinato a sostenere le imprese attive nella green economy.

Da segnalare poi una modifica importante alla procedura di Via: per le centrali termiche e altri impianti di combustione con potenza sopra i 300 MW dovrà comprendere “prescrizioni che attengono aspetti di impatto sanitario“.

Come detto, il Collegato ambientale vieta esplicitamente il fracking, cioè la controversa tecnica della fratturazione idraulica per estrarre gas e petrolio dalle formazioni di scisti. “Tenuto anche conto del principio di precauzione per quanto attiene il rischio sismico e la prevenzione di incidenti rilevanti, nelle attività di ricerca o coltivazione di idrocarburi rilasciate dallo Stato sono vietate le tecniche di stimolazione idraulica del giacimento mediante iniezione in pressione nel sotto suolo di fluidi liquidi o gassosi”, recita un sub-emendamento approvato all’articolo 26.

In realtà il pericolo che in Italia si utilizzi il fracking per estrarre shale gas o shale oil non sembra affatto imminente. In merito a notizie di stampa diffuse negli ultimi giorni, il Ministero dello Sviluppo Economico ieri ha smentito “che nel decreto ‘Sblocca Italia’ approvato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri sia inserita una norma che autorizzi l’estrazione di shale gas (di cui peraltro non esistono giacimenti in Italia) né tanto meno la possibilità di sviluppare tecniche di fracking sull’intero territorio nazionale”.  Oltretutto – osserva il MiSe – “la Strategia Energetica Nazionale (SEN) esclude espressamente il ricorso all’estrazione di shale gas

Gli emendamenti approvati nella seduta di mercoledì 3 (pdf)

Gli emendamenti approvati nella seduta di giovedì 4 (pdf)

Il ddl ‘Collegato ambientale’ alla Legge di Stabilità 2014 (pdf)

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