FV, quando e come si possono sfruttare i Certificati Bianchi

I Titoli di Efficienza Energetica sono uno strumento interessante per incentivare il fotovoltaico: per un impianto da 3 kW garantiscono circa 1.650 euro erogati in 5 anni. Ma i Certificati Bianchi sono alternativi alle altre forme di sostegno, come le detrazioni fiscali, e si possono usare solo per impianti sotto ai 20 kW di potenza.

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Fra i vari strumenti di incentivazioni volti alla trasformazione del sistema energetico italiano, probabilmente il meno conosciuto è quello dei Certificati Bianchi o Titoli di Efficienza Energetica (CB o TEE), che premiano l’energia fossile fatta risparmiare al nostro paese. La ragione per cui sono poco noti è che vengono usati soprattutto per premiare i risparmi energetici ottenuti in aziende o enti pubblici di dimensioni medio-grandi.

In realtà i CB si possono ottenere per tutte le forme di produzione da rinnovabili, anche sommate fra loro: per esempio un impianto solare termico insieme ad uno fotovoltaico. Finora, l’esistenza di altri incentivi più convenienti li ha raramente fatti scegliere per questo scopo, ma nell’attuale situazione post-conto energia del fotovoltaico anche i CB potrebbero diventare interessanti, in quanto in grado di far quasi dimezzare i costi di impianto, per i tanti che non godrebbero di altre incentivazioni. Peccato, però, che una misteriosa limitazione di taglia, li renda molto meno efficaci di quello che potrebbero essere.

Ma vediamo prima di tutto cosa sono i CB. “Si tratta – spiega l’ingegner Alessio Cristofari, di Avvenia – di titoli negoziabili, ognuno dei quali corrisponde a una tonnellata di petrolio equivalente o Tep, risparmiato grazie a interventi di riduzione dei consumi energetici. Per esempio un’industria può cambiare un macchinario, l’illuminazione, un processo industriale, con altri che consumano meno, e riceverà, dal GSE, un numero di CB, pari al risparmio in Tep che otterrà nei primi 5 anni di applicazione della modifica. Ad acquistare in Borsa i CB saranno poi le società di distribuzione di elettricità e gas con più di 50mila utenti, secondo le quote decise dall’Unione Europea per raggiungere gli obiettivi 20-20-20. L’Italia è stata, fin dal 2005, il primo, ed è ancora fra i pochi, paese europeo a usare il sistema dei CB, e con un buon successo”.

“La ragione di questo scarso utilizzo – spiega l’ingegner Simone Castronovo, titolare della Esco EnergyINLink – risiede nel fatto che per ottenere CB per il fotovoltaico, bisogna non godere di nessuna altra forma di incentivazione statale, mentre quelle regionali sono ammesse, così come non influisce l’uso di Scambio sul posto o Ritiro dedicato. Quindi non solo gli incentivi da Conto Energia, ma anche le detrazioni fiscali del 50 o 65%, fanno perdere il diritto ai CB. Inoltre, la potenza massima fotovoltaica incentivabile con questo sistema è bassa: solo 19,9 kW, il che esclude gran parte delle installazioni aziendali. Infine, la richiesta dei CB deve avvenire entro 18 mesi dall’allaccio dell’impianto”.

Quindi, da un lato, i CB non si usano nel caso delle piccole installazioni fotovoltaiche domestiche, perché queste godono già dello sconto fiscale, dall’altro molti di quelli che non hanno simili aiuti, come imprese, condomini, pubblica amministrazione, sono di fatto esclusi a causa della taglia massima prevista per gli impianti, troppo piccola per loro. Ma qual è il senso del limite di 19,9 kW? Pare che non lo sappia nessuno.

“Appare fin dal decreto del 2004 che istituiva i CB – rivela Pasquale di Franco, dell’Enea, l’ente che ha preparato e sovraintende questo meccanismo – ma non si è mai capito chi e perché abbia messo quel limite, previsto, fra l’altro, solo per il fotovoltaico. Comunque ampliarlo oggi non avrebbe senso. Bisogna, infatti, considerare che i CB sono stati pensati per premiare tecnologie innovative, che non possono ancora reggersi sul mercato. Così, per esempio, oggi non diamo più CB per le lampadine a fluorescenza, mentre presto saranno escluse anche le caldaie a condensazione, entrambe ormai tecnologie affermate. Forse anche il fotovoltaico, con tutti gli incentivi che ha avuto, a questo punto potrebbe fare a meno dei CB”.

Sarà, ma nell’attuale contesto di ‘persecuzione’ normativa di questa tecnologia, in realtà anche i CB potrebbero aiutare. “Per esempio – spiega Domenico Albanese di AzzeroCO2 – siamo stati contattati da Comuni che, per varie ragioni, non hanno ancora allacciato piccoli impianti FV, e che, ormai esclusi dal Conto Energia, ci hanno chiesto di richiedere i CB. E anche condomini o imprese intenzionati a installare fotovoltaico, potrebbero accedere a questo genere di aiuto, persino se necessitano di taglie superiori ai 20 kW: in questo caso, però dovrebbero realizzare più impianti da 19,9 kW e allacciare ognuno di essi a un diverso contatore connesso alla rete”.

Ma quanto fanno risparmiare i certificati bianchi? «Il discorso è un po’ complesso, perché dipende da vari fattori, come la produttività stimata dell’impianto e la valutazione in Borsa del certificato –  precisa Castronovo – ma si può dire che, in media, in Italia, un kW di fotovoltaico frutta gni anno un certificato bianco, il cui prezzo in Borsa, oscilla intorno ai 110 euro. Un impianto domestico da 3 kW otterrebbe quindi circa 330 euro l’anno dai CB, 1.650 euro nei 5 anni coperti da questa incentivazione, non molto meno di quanto dà la riduzione fiscale del 50%, che è però spalmata su 10 anni” (la produzione in kWh elettrici viene moltiplicata per un coefficiente di durabilità di 3,36, che serve fare in modo che sia remunerato il risparmio che l’impianto produce nella sua intera vita utile e non solo nei 5 anni in cui vengono erogati i certificati, per il calcolo del numero di TEE ottenibili da un impianto si veda la scheda tecnica in allegato in basso, ndr).

Ma c’è per forza bisogno di una ESCo (Energy Service COmpany) come intermediario con il GSE per ottenere i CB? “E’ una scelta praticamente obbligata – spiega Albanese – in quanto il GSE prende in considerazione solo pacchetti da 20 CB in su, una quantità che può essere raggiunta solo dalla potenza massima di 19,9 kW, e solo se l’impianto è in una regione ben soleggiata. Una Esco, però, può unire la produzione di un piccolo impianto a quella di altri e presentare tutta la loro produzione al GSE, unita in un’unica domanda. Inoltre l’ottenimento dei CB presuppone una burocrazia e passaggi tecnici piuttosto complessi, che solo aziende o enti pubblici dotati di manager dell’energia riescono a padroneggiare da soli”.

Insomma, in tempi di vacche magre per il solare, anche i CB, se si hanno i requisiti per ottenerli, possono dare una mano, “Tanto più che – conclude Castronovo – la Esco può anche anticipare subito all’installatore l’intero ammontare dei CB sui 5 anni, detratto il 10-20% del suo compenso. Denaro che poi l’installatore può usare per garantire uno sconto immediato al cliente. Un bel vantaggio rispetto agli incentivi fiscali, che si recuperano in un decennio, e che comunque non possono essere ottenuti se non si hanno debiti fiscali da cui dedurli”.

La scheda tecnica 7T dell’AEEGSI per calcolare i Titoli di Efficienza Energetica ottenibili con il fotovoltaico (pdf)

 

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