La novità oneri sull’autoconsumo: si tutela il vecchio per azzoppare il nuovo?

La versione più recente della norma del taglia-bollette sugli oneri sull'energia autoconsumata lascia perplessi: i nuovi impianti in autoconsumo porteranno sulle loro strette spalle tutto il peso dei futuri aggiustamenti finalizzati a mantenere in equilibrio il sistema, mentre gli impianti esistenti, in gran parte a fossili, saranno lasciati tranquilli. Un errore di stesura?

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(Aggiornamento 24 giugno: non si trattava purtroppo di un errore di stesura, la versione del decreto pubblicata in Gazzetta Ufficiale lascia immutata la sostanza della norma, addirittura peggiornadone gli effetti per il FV non incentivato. Si veda nota in fondo)

I nuovi impianti in autoconsumo porteranno sulle loro strette spalle tutto il peso dei futuri aggiustamenti, mentre quelli esistenti  sono lasciati tranquilli. L’energia autoconsumata nelle reti private già esistenti, l’80% prodotta con sistemi a fonti fossili, spesso installati presso grandi aziende energivore, infatti, non vedrà aumenti sulla quota di oneri di sistema da pagare, fissata dal decreto in via di pubblicazione al 5%. Gli aumenti futuri finalizzati a mantenere in equilibrio il sistema colpiranno esclusivamente i sistemi che si realizzeranno a partire dal 2015.

E’ questo il punto che più lascia perplessi della norma che introduce il pagamento degli oneri di sistema sull’energia autoprodotta, contenuta nel pacchetto taglia-bollette presentato ieri.

Nella versione più recente del testo, infatti, ci sono alcune novità rispetto a quella entrata in Consiglio dei Ministri venerdì 13, della quale avevamo parlato. Un cambiamento è che si è abbassata, dal 10 al 5%, la percentuale di oneri di sistema sull’energia autoconsumata dovuta dai sistemi in esercizio prima del 31 dicembre 2014, mentre per quelli entrati in esercizio dal 2015 la quota resta del 10% se ricevono incentivi sull’energia prodotta e del 5% per i SEU non incentivati (a proposito ricordiamo che è un SEU anche l’impianto che molti di noi hanno sul tetto di casa).

Ma la novità più notevole è la tutela dei sistemi esistenti dalle revisoni future della quota di oneri da pagare: “Al fine di non ridurre l’entità complessiva dei consumi soggetti al pagamento degli oneri di cui al comma 1″, cioè quelli di rete e di sistema,  “a decorrere dal 1° gennaio 2016 le quote di cui al comma 3“, cioè quelle riguardanti i sistemi entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2014, si legge,  “possono essere aggiornate,  con decreti del Ministro dello sviluppo economico, assicurando in ogni caso che la quota di oneri dovuta sia minore per i sistemi che non accedono ad incentivi statali sull’energia prodotta”.

Dalla formulazione della norma risulta dunque che gli aumenti futuri della quota di oneri dovuta sull’energia autoconsumata colpiranno solo i sistemi entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2014. Una svista che sarà corretta nella versione che troveremo in Gazzetta Ufficiale a breve?

Speriamo. Se di svista non si trattasse, infatti, si andrebbe a scaricare sui modelli di business nascenti, che dovrebbero garantire lo sviluppo del fotovoltaico non incentivato, tutta l’incertezza normativa legata a futuri aumenti della quota di oneri dovuta, mentre si tutela l’autoconsumo esistente, quasi tutto alimentato da fossili, in gran parte nell’ambito di grandi aziende energivore e, per il resto, (a parte una piccola quota di biomasse) da impianti fotovoltaici generosamente incentivati.

Visto che gli aumenti che il MiSE potrà disporre dal 2016 avranno la finalità di “far sì che non sia ridotta l’entità complessiva dei consumi soggetti al pagamento degli oneri”,  se la domanda elettrica calasse e/o sempre più utenti decidessero di prodursi da soli l’energia, la quota di oneri di sistema da pagare aumenterebbe dunque solo per i sistemi entrati in esercizio dal 2015. E l’aumento, riguardando la sola platea dei sistemi in autoconsumo nuovi, sarebbe ovviamente molto più consistente rispetto all’ipotesi in cui si fosse scelto di far partecipare anche le reti private esistenti agli aggiustamenti futuri della quota.

Al momento ci sono già circa 32 TWh/anno di elettricità autoconsumata (secondo i dati ministeriali 10 in RIU e 20-22 in SEU e SEESU) di questi (ci dicono stime fatte da eLeMeNS), nonostante i generosi incentivi degli anni scorsi, solo circa 2,8 TWh sono riconducibili al fotovoltaico, unica novità tecnologica che potrebbe far aumentare sensibilmente l’autoconsumo rispetto ai decenni precedenti. Anche se da gennaio 2015 si iniziassero a installare impianti di fotovoltaico in autoconsumo a ritmi da Conto Energia (cosa improbabile) la platea di kWh autoconsumati da sistemi pre-2015 resterebbe infinitamente più estesa rispetto a quella del nuovo autoconsumo, sulla quale si scaricheranno tutti i futuri aumenti della percentuale di oneri dovuta, finalizzati a mantenere in equilibrio il sistema.

Anzichè motivata dalla preoccupazione di una equa distribuzione degli oneri di sistema, insomma, la norma sembra essere mossa da quella di frenare lo sviluppo dell’autoproduzione di energia e del fotovoltaico.

Tutela del vecchio ai danni del nuovo a parte, sono altri ancora gli aspetti discutibili della nuova norma. Della dubbia correttezza del principio di far pagare oneri di sistema su energia che non si preleva dalla rete su queste pagine abbiamo parlato molto: basti qui dire che, per lo stesso principio, si dovrebbero allora far pagare gli oneri anche sull’energia risparmiata sostituendo una lampadina a incandescenza con una ad alta efficienza. Ma la nuova norma, oltre che in contrasto con il senso comune, sembra essere in contraddizione anche con quanto disposto da ben due direttive europee.

Come spiega a QualEnergia.it l’avvocato Emilio Sani dello studio legale Macchi di Cellere Gangemi (uno dei relatori del Workshop su SEU e autoconsumo che QualEnergia.it ha organizzato per il 26 giugno a Roma), infatti, “che l’esenzione (dal pagamento degli oneri di sistema, ndr) si riduca all’aumentare della diffusione dell’autoconsumo sembra in contraddizione con gli obiettivi sia della direttiva europea sulle prestazioni energetiche in edilizia, sugli edifici ad ‘energia quasi zero’, sia della direttiva sull’efficienza energetica, che prescrive che si adottino tariffe elettriche idonee a promuovere l’efficienza”. Qualora la norma fosse riconosciuta in contrasto con la normativa europea da un accertamento giudiziario, prevarrebbe quest’ultima. Sarebbe pertanto dichiarata l’invalidità della fonte inferiore, cioè del decreto in questione.

(Nota su aggiornamento, 24 giugno: nella la versione del decreto pubblicata in Gazzetta Ufficiale non viene modificata la norma sull’autoconsumo, salvo due cambiamenti che ci sembrano addirittura peggiorativi. La quota di oneri da pagare sull’energia autoconsumata sarà, fino agli eventuali aumenti previsti dal 2016, del 5% anche per i nuovi sistemi incentivati, mentre sparisce la parte in cui si prevedeva che in futuro gli impianti non incentivati debbano comunque pagare meno rispetto a quelli incentivati. Modifiche che caricano in misura ancora maggiore sul fotovoltaico non incentivato il peso degli aggiustamenti futuri).

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