Le rinnovabili stanno diventando ‘mainstream’. Il rapporto REN21

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Il rapporto annuale del gruppo REN 21, “Renewables 2014 Global Status Report”, mostra che è ormai in continuo aumento la produzione di energia da fonti rinnovabili a livello globale, nonostante le numerose sfide e l’incerto clima politico di molti paesi. Il baricentro degli investimenti si sposta verso l’Asia, l’Africa e l’America Latina.

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Il classico rapporto annuale pubblicato di recente dal gruppo REN 21 dal titolo “Renewables 2014 Global Status Report” indica che è in atto un continuo aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili a livello globale, nonostante le numerose sfide e l’incerto clima politico di molti paesi.

Nel 2012 ben il 19%, dell’energia consumata a livello globale è stata di origine rinnovabile, di cui il 9% derivato da biomasse tradizionali (legna) e il restante 10% dalle altre rinnovabili (vedi figura).

Nel 2013 questa crescita è continuata e, anche se i dati non sono ancora completi, si è stimato che a fine anno il 22,1% di energia elettrica prodotta a livello globale derivasse da fonti rinnovabili (vedi figura).

Durante gli ultimi due anni le rinnovabili hanno vissuto momenti in chiaro scuro. In Europa un numero crescente di nazioni ha visto ridurre il loro sostegno finanziario, talora anche in maniera retroattiva e in misura superiore alla riduzione dei costi delle tecnologie. L’incertezza politica ha frenato gli investimenti, molte start-up, soprattutto nel fotovoltaico, hanno chiuso i battenti. D’altro canto, proprio in Europa nel 2012 il 14% dell’energia elettrica consumata era da fonte rinnovabile contro l’8,3% del 2004. E questo nonostante continui a persistere una situazione di grossa disparità con le fonti energetiche tradizionali: a livello mondiale i sussidi alle fonti fossili e al nucleare rimangono molto alti, nonostante le discussioni per eliminarli o almeno diminuirli. A seconda dei calcoli, si stima che essi, limitatamente per il fossile, varino tra i 544 miliardi e i 9mila miliardi di dollari, di molte volte maggiori agli incentivi alle rinnovabili.

Certo, per le rinnovabili vi sono ancora vincoli strutturali da superare e la necessità di assicurare la fornitura continua dell’energia, anche di quella non programmabile, ma, con poche eccezioni, sia in Europa che negli Usa le rinnovabili hanno continuato a crescere.

Ma vi è dell’altro. Il 2013 ha dimostrato chiaramente come tali fonti non siano più appannaggio di una manciata di paesi all’avanguardia nella protezione del clima, ma come molte aziende stiano spostando il centro dei propri investimenti e interessi verso l’Asia, l’Africa, l’America Latina. È qui, dove l’industria sta emergendo e dove molte zone sono off-grid, e la necessità di risparmio è così forte da diventare questione di sussistenza, che si stanno scoprendo i vantaggi intrinseci delle rinnovabili: strutturalmente più facili e veloci da realizzare del petrolio o del nucleare, disponibili in loco, per molti aspetti più economiche delle fonti tradizionali, le energie pulite guidano già processi industriali in India e Cile (solare termico), sono penetrate in Africa e America Latina (eolico), hanno conquistato il Nord Africa e il Medio oriente (solare a concentrazione). I paesi che si sono posti obiettivi sulle rinnovabili aumentano costantemente. Sono circa 144, di cui 2/3 in aree in via di industrializzazione. Qualche esempio:

  • nel 2013 l’India ha installato più di 4 GW di nuova potenza rinnovabile per un totale di 70,5 GW. Mentre l’idroelettrico rappresenta la maggior parte (62%) della potenza dell’energia rinnovabile, il fotovoltaico ed eolico hanno rappresentato il 70% della nuova potenza installata nel 2013. L’India è in rapida espansione e le rinnovabili costituiscono ancora il 17% della potenza energetica installata a fine 2013;
  • in Brasile alla fine del 2013 sono stati commissionati 3,5 GW di eolico e più di 10 GW sono in contrattazione ora;
  • a fine 2013 almeno 18 paesi hanno generato più del 10% del proprio fabbisogno elettrico da rinnovabili (escluso idroelettrico). Tra questi: la Danimarca, El Salvador, Kenia, Lituania e Austria;
  • molte comunità e regioni attorno al mondo si son poste l’obiettivo di raggiungere il 100% di produzione elettrica rinnovabile entro il 2020. Tra esse: Gibuti, Scozia e piccolo Stato-Isola di Tuvalu (Polinesia)
  • tra i primi 5 paesi per potenza idroelettrica installata si annovera ora anche l’India, con Spagna, Italia, Germania, USA e Cina. Tra i primi venti per potenza installata totale non-idro ci sono anche la Danimarca, l’Uruguay, Mauritius e il Costa Rica.

Il 2013 ha visto estendersi il numero delle installazioni su piccola scala, sistemi a fonti rinnovabile distribuiti in località remote, nonché un ulteriore sviluppo del sistema di connessione alla rete in cui i consumatori preferiscono generare almeno una parte della loro elettricità sul posto. Molti gli impianti che appartengono alla comunità civile. Nella sola Germania almeno la metà della potenza rinnovabile totale è proprietà di cittadini e alla fine del 2013 circa 20 milioni di tedeschi vivevano nelle cosiddette regioni a “bioenergia” (Bioenergie-Regionen e Bioenergie-Dörfer), in cui il fabbisogno energetico è coperto per almeno il 50% da bioenergie di produzione locale e i cittadini sono comproprietari degli impianti (vedi figura a destra).

Oggi circa 6,5 milioni di persone lavorano nel settore delle rinnovabili a livello globale. Migliaia di città e paesi di tutto il mondo hanno politiche, piani e obiettivi per l’avanzare delle energie rinnovabili, superando di gran lunga spesso le ambizioni della legislazione nazionale.

Le rinnovabili dunque, questo forse il messaggio più importante di questo recente rapporto, stanno diventando “mainstream”. Una buona notizia, che rende un po’ meno amara la pillola che si sta cercando ora di somministrare al settore in Italia. Sarà questo il secolo dell’energia sostenibile per tutti?

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