Certificazione energetica edifici? In Italia ancora “work in progress”

Alcuni risultati innegabili, ma ancora tanta confusione e diverse criticità da superare: dalla disomogeneità delle normative regionali, al fenomeno degli attestati 'fasulli', passando per l'assoluta carenza di meccanismi di controllo. L'ultimo rapporto del Comitato Termotecnico Italiano sulla certificazione energetica degli edifici.

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Alcuni risultati innegabili, ma ancora tanta confusione e diverse criticità da superare: dalla disomogeneità delle normative regionali, al fenomeno degli attestati “fasulli”, passando per la carenza di meccanismi di controllo. A sei anni dalla sua prima introduzione in Regione Lombardia e dopo quattro dalla pubblicazione delle Linee Guida Nazionali, che ne hanno esteso l’applicazione su tutto il territorio nazionale, sul fronte della certificazione energetica degli edifici in Italia sì è ancora in piena fase “work-in progress”. E’ questa la fotografia aggiornata scattata dall’ultimo rapporto (vedi allegato in basso) redatto dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI).

Quanto sia importante avere un sistema di certificazione energetica degli edifici che funziona è forse superfluo da sottolineare. Basti ricordare che la Direttiva europea sugli edifici punta ad avere costruzioni a energia quasi zero a partire dal 2020: “non sarebbe ragionevolmente possibile sostenere questo cambiamento del mercato edilizio senza uno strumento in grado di certificare la qualità promessa”, osservano gli autori del report. Chiaro dunque quanto sia urgente risolvere le cose che non vanno nel sistema attuale.

A rendere complicata la situazione della certificazione energetica in Italia – spiega il documento – è stato in larga parte un articolo di legge (il n. 17 del D.Lgs. 192/05) che consente alle Regioni e alle Province Autonome di recepire in modo autonomo la Direttiva 91/2002. Le conseguenze di ciò sono note: regole diverse da regione a regione, certificatori energetici con competenze richieste anche molto differenti, criteri di classificazione e perfino metodologie di calcolo diverse.

Per gli attestati, ad esempio, 7 Amministrazioni hanno adottato un proprio modello regionale. Le classi di prestazione energetica oggi non risultano comparabili per tutte le Regioni: “questo – ossevano dal CTI – non permette un confronto tra edifici che si trovano in località diverse e soprattutto non facilita la crescita di una reale sensibilità negli utenti. Sarebbe quindi auspicabile che si utilizzi uno standard di classificazione unico per tutto il territorio nazionale oppure, se questo non fosse possibile, che si inserisca negli attestati regionali anche la classificazione nazionale”.

Altro grosso problema quello della qualità dei certificati. Come denuncia da tempo l’associazione dei certificatori energetici Sacert, che sta promuovendo una campagna in proposito, dietro molte offerte low-cost si celano attestati sostanzialmente fasulli perché rilasciati senza che il professionista esamini effettivamente l’edificio. Come ci spiegava di recente il presidente di Sacert, Giuliano Dall’O, “Questi certificati sono spesso sostanzialmente falsi: di fronte ad attestati rilasciati per 30-40 euro si può essere quasi certi che si tratta di certificazioni inventate. Bisognerebbe intervenire anche da questo punto di vista, con controlli sui professionisti: chi dichiara di guadagnare 30-40 euro per attestato o si fa pagare in nero o rilascia attestati senza fare alcuna verifica”.

Una criticità riconosciuta anche dal rapporto CTI: “La qualità dei certificati energetici non è sempre soddisfacente. Si tratta probabilmente dell’aspetto più problematico che va affrontato applicando efficaci procedure di controllo e con l’aggiornamento continuo dei tecnici”. Sul versante controlli infatti si è ancora piuttosto indietro: “non è ancora disponibile un quadro completo di riferimento relativo alla qualità dei certificati, in quanto le attività di controllo da parte delle Regioni o non sono state avviate, oppure si stanno svolgendo a livello sperimentale”, si legge nel documento.

Altra questione da risolvere: il tecnico certificatore qualificato in una Regione non può operare in tutto il territorio nazionale. “Si tratta di un aspetto che probabilmente porta ad aumentare i costi per il cittadino e che potrebbe essere superato utilizzando una procedura nazionale unificata”, si osserva.

Problemi a parte, emerge dal rapporto, la certificazione energetica in Italia alcuni risultati li ha dati. Non si tratta tanto degli oltre 2 milioni di attestati rilasciati e delle decine di migliaia di tecnici certificatori attivi: la certificazione energetica, si legge, “ha inciso effettivamente sul mercato delle nuove costruzioni, diventando elemento di traino verso la qualità energetica e, cosa importante, lo ha fatto in un periodo non particolarmente favorevole. Ha diffuso la cultura della qualità energetica tra gli addetti ai lavori ma anche tra i cittadini”.

La sintesi del rapporto (pdf)

Il rapporto completo (pdf)

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