Le rinnovabili ormai adulte nello scontro con le fossili al tempo della crisi

Dopo il boom delle rinnovabili degli anni scorsi, bisogna riuscire a far continuare la crescita delle fonti pulite con il miglior rapporto costo-benefici possibile e infine c'è da risolvere il conflitto con le fonti tradizionali che avviene in un contesto di forte overcapacity. Ne abbiamo parlato Andrea Gilardoni, presidente dell'OIR.

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Dopo il boom delle rinnovabili degli anni scorsi, il sistema energetico italiano si trova di fronte a diverse sfide. Le fonti pulite, per primo il fotovoltaico, devono affrontare la maturità e sopravvivere senza incentivi. Bisogna riuscire a far continuare la crescita delle fonti pulite con il miglior rapporto costo-benefici possibile e infine c’è da risolvere il conflitto con le fonti tradizionali che avviene in un contesto di forte overcapacity. Di tutto questo si parlerà venerdì a Milano al convegno “Le rinnovabili tra crisi economica e nuovi modelli di business”, organizzato dall’l’OIR – Osservatorio Internazionale sull’Industria e la Finanza delle Rinnovabili. Abbiamo affrontato alcuni dei temi con Andrea Gilardoni, presidente dell’Osservatorio.

Professor Gilardoni, iniziamo dal fotovoltaico. Come vede la situazione post-conto energia?

In assenza di una ripresa dei prezzi, come quella che si temeva sarebbe arrivata se si fossero imposti dazi, il fotovotaico ha ancora spazi rilevanti. Non crollerà come qualcuno temeva. C’è una struttura commerciale efficiente che spinge, per cui, almeno per la parte legata all’autoconsumo, il mercato reggerà.

Parlando di autoconsumo non possiamo non soffermarci sulla proposta dell’Autorità per l’energia di far pagare gli oneri si sistema anche sull’energia autoconsumata. Che ne pensa?

Sono molto perplesso di fronte a questa proposta. Può avere un impatto fortemente negativo sullo sviluppo della generazione distribuita e delle smart grid, minandone la convenienza economica. Dal punto di vista logico poi, se quell’energia non utilizza il sistema, perché dovrebbe essere caricata dei relativi oneri? La posizione dell’Autorità d’altra parte è comprensibile: si rende conto che al crescere della produzione extra-rete gli oneri rimarebbero spalmati su una base più esigua. Probabilmente si dovrebbe distinguere tra oneri di sistema e oneri di rete, cercando una soluzione intermedia per la quale chi autoconsuma, ma ha comunque bisogno di appoggiarsi alla rete, partecipi solo parzialmente agli oneri. Ma, prima di tutto – come l’Autorità ben sa – il discorso del peso degli oneri va affrontato per altre strade. Proporrei una moratoria per tutti gli investimenti infrastrutturali che non siano chiaramente utili.  Il caso del rigassificatore di Livorno è un esempio eclatante in cui i costi di un investimento sbagliato, fatto da un gruppo di privati, si vogliono scaricare sui consumatori (si veda qui, ndr). Va poi messo ordine su diverse altre voci difficilmente giustificabili che pesano in bolletta: pensiamo agli sconti per l’interrompibilità o agli 80 milioni all’anno sprecati per le isole minori (si veda qui, ndr).

Per tornare all’autoconsumo; se da una parte il fatto che sia esentato dal pagamento degli oneri rende più cara la bolletta per chi non autoconsuma, dall’altra se l’energia viene consumata in loco si riduce l’esigenza di nuove infrastrutture di rete…

Esattamente, un recente studio tedesco su questo tema mette appunto in evidenza i vantaggi economici di produrre vicino a dove si consuma, e sono dati appunto da questo. Detto ciò, le rinnovabili sono ormai in una fase matura e debbono assumersi le proprie responsabilità nei confronti del sistema elettrico.

Una soluzione per fare in modo che lo facciano potrebbe essere farle contribuire all’equilibrio della rete, permettendo anche alle fonti pulite di fornire servizi di bilanciamento?

Certo, dovrebbe essere consentito alla rinnovabili di partecipare al mercato del bilanciamento, magari siglando accordi tra impianti non programmabili, come eolico e fotovoltaico e impianti flessibili, come i cicli combinati a gas. Questo ridurrebbe o eliminerebbe la necessità del capacity payment. Da noi attualmente non possibile per motivi normativi, mentre ad esempio accordi del genere ci sono tra i produttori eolici danesi e le centrali idroelettriche norvegesi.

In Italia assistiamo a un aspro conflitto tra le rinnovabili e il termoelettrico. Come si potrebbe risolvere questo scontro?

Il conflitto è dato dall’overcapacity in cui il nostro sistema versa, esacerbata dal calo della domanda. Credo che difficilmente ci sarà una forte ripresa dei consumi, anche in caso di ritorno alla crescita economica. Una soluzione, che tra l’altro ci farebbe anche risparmiare sull’import di petrolio, potrebbe essere spingere sull’auto elettrica, come la Merkel sta facendo in Germania. Detto questo, per risolvere la situazione tutti debbono fare un passo indietro. Bisogna ridurre la capacità da fonti fossili: non si può pensare di far pagare alla collettività investimenti sbagliati fatti in passato da privati. Come detto sopra, poi, andrebbero razionalizzati oneri ed incentivi. Le rinnovabili inoltre dovrebbero essere responsabilizzate maggiormente e, infine, bisognerebbe agire per ridurre il prezzo del gas. Attualmente è 8 volte quello americano e questo è uno dei motivi per cui i cicli combinati soffrono così duramente la concorrenza delle rinnovabili.

Come promuovere le rinnovabili per avere il massimo in quanto a rapporto costi-benefici per il Sistema Paese?

Innanzitutto bisogna investire in ricerca e sviluppo, soprattutto per ridurre i costi. Altra priorità, favorire, eliminando gli ostacoli burocratici, il revamping dei vecchi impianti: spesso l’opzione più conveniente economicamente per aumentare la produzione. Per le aziende italiane, padrone di un solido know-how costruito in questi anni di rapida espansione, poi possono essere interessanti, sia parlando di rinnovabili che di efficienza energetica, i mercati esteri, ossia la strada dell’internazionalizzazione.

Nei giorni scorsi abbiamo parlato di un vostro report che illustra ciò che recupero di calore e cogenerazione da biomasse potrebbero fare per aiutare l’industria italiana ad affontare il caro energia. Sappiamo che anche sul residenziale l’efficienza energetica e le rinnovabili termiche possono portare grossi benefici economici. Ritenete adeguate le ultime misure varate per promuovere queste tecnologie? Come potrebbero essere migliorate?

Innanzitutto non va dimenticato che il primo incentivo a termiche ed efficienza è l’alto costo dell’energia. Detto questo, le misure prese sono sicuramente importanti, ma si potrebbero fare molti più interventi che di fatto sono disincentivati. Un esempio di disincentivazione dell’efficienza energetica sono gli sconti agli energivori: anziché degli sconti sarebbe più opportuno dare ai grandi consumatori degli incentivi affinchè riducano strutturalmente i propri consumi energetici.

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