Il solare a concentrazione ai blocchi di partenza

A Massa Martana inaugurato l'impianto sperimentale nello stabilimento di Archimede Solar Energy del gruppo Angelantoni. Il solare a concentrazione può diventare una realtà commerciale. Per gli operatori del settore è infatti possibile avviare una filiera nazionale del CSP ed esportare componentistica soprattutto nei paesi emergenti.

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È partito, anche se in via sperimentale, il primo impianto ‘autonomo’ CSP (Concentrated Solar Power) in Italia. Si tratta di un sistema messo a punto dall’azienda Archimede Solar Energy del gruppo Angelantoni, nei pressi dello stabilimento di Massa Martana che l’azienda ha realizzato recentemente per la costruzione in serie dei tubi ricevitori per gli impianti CSP.

«Abbiamo utilizzato il brevetto Enea, che rappresenta un verso e proprio salto tecnologico nel settore CSP per realizzare dei nuovi sistemi. – ha detto Gianluigi Angelantoni, durante l’inaugurazione – L’utilizzo dei sali fusi a 550 gradi, infatti, consente un netto superamento sia in termini d’affidabilità, sia d’impatto ambientale rispetto ai sistemi precedenti». L’utilizzo dei sali, infatti, consente una riduzione del 20% dei costi con un aumento dell’efficienza del 6% e dei vantaggi ambientali non indifferenti visto che, al contrario dell’olio diatermico impiegato normalmente come vettore, i sali fusi non sono inquinanti. «È possibile avviare una filiera italiana del CSP, poiché le aziende italiane hanno la qualità necessaria per realizzarne la componentistica. – ha proseguito Angelantoni – E abbiamo anche le incentivazioni, poche, che ci servono per partire e andare sui mercati internazionali come quello della Cina e dell’Arabia Saudita che hanno programmi imponenti per le rinnovabili e possiedono zone ideali per il funzionamento di questa tecnologia».
 
E che Angelantoni creda nel CSP lo dicono i numeri. L’investimento nello stabilimento produttivo di Massa Martana è stato di 60 milioni di euro e l’impianto dimostrativo è costato sei milioni di euro. A regime, ossia nel 2014, la fabbrica sarà in grado di assicurare una produzione di 140mila tubi ricettori l’anno equivalenti a 300 MW di potenza.
L’impianto occupa una superficie di tre ettari ed è composto da una stringa da 600 metri lineari, composta da sei collettori solari parabolici, la cui superficie è di 3.600 metri quadrati e possiede una potenza termica di due MWth che per ora non viene utilizzata per la generazione elettrica che si prevede di attivare entro l’autunno, mentre la capacità di accumulo è di cinque ore equivalenti impiegando 50 tonnellate di sali. La realizzazione dell’impianto è opera di una serie di aziende italiane, mentre l’ingegneria è stata realizzata da Chiyoda Corporation, un’azienda attiva nella progettazione di impianti energetici petrolchimici e Lng, con un fatturato di 3,2 miliardi di dollari.
 
«Gli investimenti nel mondo sul fronte delle energie rinnovabili continuano nonostante la crisi del fotovoltaico e hanno toccato i 140 miliardi di euro nel 2012. – ha detto il direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Corrado Clini – E la Cina è in pole position con un investimento nelle rinnovabili di 31 miliardi di euro nel 2012, escluso il settore R&D». La IEA prevede per il CSP un ruolo abbastanza importante, fissando un potenziale dell’11,3% della produzione elettrica al 2050. «I costi del CSP si stanno abbassando, abbiamo gli incentivi, ma ci sono delle barriere. – ha continuato Clini – Angelantoni e Chiyoda vorrebbero fare degli investimenti importanti in Sardegna, ma il progetto è bloccato sul fronte autorizzativo». Ed effettivamente anche se il Csp è incentivato per poche centinaia di megawatt dal decreto dello scorso anno, l’installazione in Italia potrebbe fare da traino per una filiera tutta italiana che ha delle buone prospettive in tutto il mondo.
 
«Con la realizzazione di questo impianto – ha concluso il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando – si smentiscono due luoghi comuni. Il primo è che non si possa investire in Italia, il secondo è quando c’è un rapporto tra pubblico e privato, il primo sia un freno al secondo. L’Italia ha vinto la scommessa delle rinnovabili. Il problema è che non sappiamo valorizzare questo risultato, specialmente quando arrivano accuse agli incentivi sulle rinnovabili».
 
Prendiamo per buone le parole del ministro, ma lo aspettiamo ai prossimi passi cruciali sulle politiche per le rinnovabili, quando la lobby del fossile scatenerà, probabilmente in autunno, tutta la propria potenza di fuoco, proprio contro le nuove fonti, colpevoli di mettere in discussione il primato dei fossili. 
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