Dimezzare il debito pubblico tassando la CO2

Una carbon tax da 20 dollari per ogni tonnellata di CO2 potrebbe più che dimezzare il pesantissimo debito pubblico degli Usa. A rivelarlo uno studio del centro studi del Congresso, il Congressional Research Service. “Tassare di più risorse e inquinamento e meno lavoro e investimenti sarebbe la strategia migliore per l'economia”.

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Una carbon tax da 20 $ per ogni tonnellata di CO2 potrebbe più che dimezzare il pesantissimo debito pubblico degli Stati Uniti. A rivelarlo uno studio del centro studi del Congresso, il Congressional Research Service (vedi allegato, pdf). Il report calcola che una tassa sulle emissioni di CO2 di questa entità nel 2012 raccoglierebbe 88 miliardi di dollari, che potrebbero diventare 154 nel 2021. Questo potrebbe ridurre il debito pubblico dai previsti 2.300 miliardi a 1.100. Se invece il debito pubblico fosse al limite più alto delle previsioni – 10mila miliardi di dollari – la carbon tax potrebbe contribuire comunque a ridurlo del 12%; tutto ciò dividendo il denaro raccolto con la carbon tax tra riduzione del debito pubblico e compensazione del peso economico che il relativo aumento dei costi dell’energia avrebbe per famiglie e imprese.

“Studi economici mostrano che usare la carbon tax per compensare riduzioni di tasse esistenti – come quelle su lavoro, reddito e investimenti – sarebbe la strada che porterebbe maggiori benefici all’economia nel suo complesso”, è la conclusione del report, che mette comunque in guardia da possibili “effetti sproporzionati della nuova tassa sulle famiglie a più basso reddito”. “Se il Congresso prendesse in considerazione una carbon tax, un punto cruciale del dibattito sarebbe il grado in cui le entrate, dalla nuova tassa, tornerebbero alle famiglie per alleviare il carico economico imposto dalla carbon tax stessa”, si legge nel report.

La tassa sulla CO2, insomma, potrebbe essere una buona idea per l’economia americana, se applicata con qualche accorgimento. Peccato che le probabilità che resti solo un’idea sono altissime e che i benefici al momento rimangano confinati sulla carta. L’opposizione nel Congresso è così forte da spegnere ogni speranza, come ha dimostrato il fallito tentativo del democratico Jim McDermott di introdurla. I repubblicani infatti sono fermamente contrari e anche nel Paese le forze che si metterebbero di traverso sono ampie: a partire dall’industria ad alta intensità energetica, fino alla lobby delle fossili, passando per interessi energetici regionali che sarebbero fortemente danneggiati dalla tassa.

Sarebbe interessante uno studio dell’impatto che una tassa del genere avrebbe sul debito pubblico e sull’economia in Italia. Tassare di più le risorse e le attività che hanno maggiori costi ambientali e meno il lavoro e gli investimenti è una strada che molti vorrebbero vedere adottata anche da noi: di questo parla per esempio il report presentato ieri dal WWF (Qualenergia.it, Roadmap 2050 per l’Italia, decarbonizzare con la fiscalità).

Il report del Congressional Research Service (pdf)

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