Fotovoltaico: con il V conto energia conviene autoconsumare

Con il quinto conto energia e un impianto fotovoltaico da 20 kW, consumare il 60 anziché il 30% dell'energia prodotta può voler dire fino a 30mila euro di guadagno in più su 25 anni. Evitare il registro accettando una tariffa ridotta del 20% può essere una scelta sostenibile economicamente. Qualche ipotesi di investimento e risultati.

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Il quinto conto energia per il fotovoltaico è legge da ormai due settimane. Come sappiamo, per i privati partirà dal 27 di agosto (per gli impianti della pubblica amministrazione il 1° gennaio 2013) e durerà fino a 30 giorni dopo il superamento del tetto di spesa cumulativo per gli incentivi al fotovoltaico pari a 6,7 miliardi l’anno. Gli operatori in questi giorni sono molto occupati – tra mille ostacoli, come la mancanza sul mercato di interfaccia a norma – a connettere gli impianti prima dell’entrata in vigore del nuovo e più avaro quinto conto energia, ma è già il caso di andare a vedere come cambierà la convenienza di un impianto fotovoltaico dal 27 agosto in poi.

In un precendete articolo avevamo proposto delle simulazioni su un impianto da 3 kW che venga installato entro il 31 dicembre 2012. Questa volta, sempre con l’aiuto di ATER, l’associazione dei tecnici delle energie rinnovabili, valutiamo la convenienza di un impianto relativamente più grande: 20 kW. Ma lo facciamo in maniera diversa.

Come sappiamo, il nuovo conto energia prevede due distinte tariffe incentivanti: una applicata solo all’energia immessa in rete (la tariffa omnicomprensiva), l’altra solo all’energia autoconsumata (il premio autoconsumo). Una particolarità che rende conveniente consumare il più possibile dell’energia prodotta. Siamo così andati a vedere come cambia la resa economica a seconda della percentuale dell’energia prodotta dall’impianto che si riesce a consumare.

I risultati sono molto diversi: a Milano (vedi dettagli simulazione) il nostro impianto da 20 kW, in caso di autoconsumo per solo il 30% dell’energia prodotta, si ripaga il 11 anni e in 25 anni dà un guadagno netto attualizzato di circa 38mila euro. Se invece autoconsumiamo il 60% dell’energia prodotta, il tempo di rientro scende a 10 anni e il guadagno netto su 25 anni sale a 63mila euro.

Lo stesso accade a Roma (qui dettagli) e a Palermo (dettagli): se l’autoconsumo passa dal 30 al 60% della produzione, il tempo di rientro scende da 9 a 8 anni nella capitale e da 8 a 7 anni in Sicilia; il guadagno netto attualizzato su 25 anni a Roma sale da circa 59mila euro a circa 89mila e a Palermo da 72mila a 105 mila.

Come sappiamo un impianto da 20 kWp – a meno che non sia realizzato in sostituzione di tetti in amianto, integrato con caratteristiche innovative, a concentrazione o realizzato su proprietà della pubblica amministrazione – per accedere agli incentivi deve affrontare la procedura del registro. Può evitare il registro, accedendo direttamente alle tariffe incentivanti, solo se accetta di riceverle decurtate del 20%.

Abbiamo così valutato anche questa ipotesi per capire se possa essere una scelta conveniente. Se si sceglie di evitare il registro a Roma (vedi dettagli), il guadagno netto attualizzato su 25 anni scende da 59mila a 43.600 € con un autoconsumo del 30% e da 89mila a circa 76mila con un autoconsumo del 60%.

I parametri delle nostre simulazioni, realizzate assieme all’ingegner Giampiero Crasti di ATER, sono i seguenti:

  • che l’impianto, destinato idealmente a una piccola impresa, sia costato 50mila euro iva esclusa e realizzato con capitale proprio
  • che sia realizzato con componenti “made in Europe” avendo così diritto al relativo premio di 2 centesmi/kWh su tariffa omnicomprensiva e su autoconsumo
  • che entri in esercizio entro il 31 dicembre 2012
  • che l’utente acquisti energia elettrica a 160 €/MWh (media nazionale per questa tipologia di cliente piccolo-medio)
  • che il costo dell’energia cresca del 4% anno
  • che l’impianto sia dimensionato secondo i consumi dell’utente (in questo caso, che i suoi consumi siano giusti per un impianto con questa produzione)
  • che si abbiano costi assicurativi pari a 7.440 euro in 20 anni e di manutenzione pari a 10.938 su 25 anni.

Non abbiamo incluso il calcolo delle imposte che può essere molto variabile a seconda della tipologia di utente e delle modalità di realizzazione dell’investimento.

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