Decreto rinnovabili elettriche, ecco la bozza che spaventa

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Diffusa una prima bozza dell'atteso decreto sulle rinnovabili elettriche: incentivi ribassati, aste per gli impianti sopra ai 5MW e per tutti gli altri obbligatoria l'iscrizione a Registro. Obiettivo frenare il peso degli incentivi in bolletta, contingentando la crescita. Così com'è sarebbe un duro colpo per il settore.

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Dopo il terremoto dell’annuncio del quinto conto energia, accompagnato da tanto di misteriosa spy-story con protagonisti hacker e ghostwriter (si veda qui), dal governo Monti arrivano altre brutte notizie per le rinnovabili. Le anticipazioni sulle novità penalizzanti per le fonti pulite legate all’atteso decreto rinnovabili, che avevano messo in allarme il settore ieri (Qualenergia.it, Pessime notizie dai Ministeri. Allarme incentivi rinnovabili) sembrano infatti concretizzarsi con la bozza di decreto che circola oggi (vedi allegato).

Parola d’ordine del nuovo decreto, che si fa attendere da fine settembre, sembra essere, come per il nuovo conto energia, contenere il peso in bolletta degli incentivi alle rinnovabili. L’effetto probabile quello di compromettere pesantemente la crescita delle energie pulite. Non tanto per la diminuzione del tetto di spesa programmato, quanto perché lo sviluppo del settore sarà completamente contingentato per evitare che sfugga al controllo crescendo troppo, come è avvenuto per il fotovoltaico.

Oltre a stabilire un tetto di spesa annuo programmato al 2020 per gli incentivi alle rinnovabili diverse dal FV, che dai 6-7 miliardi di euro passa a 5-5,5 miliardi di euro (una novità questa già annunciata a gennaio), infatti, la nuova bozza del decreto stabilisce per l’accesso agli incentivi, accanto alle aste per gli impianti oltre i 5 MW, l’iscrizione a registri nazionali per tutti gli altri.

I registri, sul modello di quello che abbiamo conosciuto per i grandi impianti fotovoltaici, stabiliscono volumi massimi predefiniti per ciascun anno e per tecnologia e creeranno graduatorie seguendo criteri di priorità. Per esempio per l’eolico si stabilisce un tetto annuale di 50 MW per gli impianti sotto ai 5MW che saranno a registro e di 500 per quelli più grandi che dovranno aggiudicarsi le aste.

L’obiettivo è “garantire una maggiore prevedibilità degli oneri”, ma si teme che l’effetto di questo obbligo di iscrizione a registro, con il diritto agli incentivi subordinato a una graduatoria, renda praticamente impossibile farsi finanziare i progetti dalle banche.

La bozza – spiega Quotidiano Energia – dovrebbe essere ancora suscettibile di forti modifiche, anche perché il confronto in merito tra ministero dello Sviluppo economico e ministero dell’Ambiente sarebbe tutt’altro che concluso. Seguiremo l’evoluzione.

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