2011, annus horribilis per il nucleare

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Dopo Fukushima, ecco una nuova situazione molto critica per una centrale nucleare nel Nebraska invasa dalle acque del fiume Missouri; poi un rapporto ufficiale analizza il pessimo stato di 11 reattori russi. Ma nonostante ciò il governo britannico individua otto nuovi siti per ospitare nuove centrali nucleari entro il 2025.

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Nella centrale nucleare di Fort Calhoun (478 MW), in Nebraska, qualche giorno fa una inondazione mai vista del fiume Missouri ha sommerso per oltre mezzo metro gli edifici della centrale, superando le barriere di protezione (vedi foto). Il rischio gravissimo è quello di avere un blocco del sistema di raffreddamento, visto che per motivi precauzionali c’è stato il momentaneo distacco dell’impianto dalla rete elettrica. Ora sono in azione i generatori diesel di emergenza. Anche se non pare ci sia dispersione di radioattività, la situazione è critica perché la piena non è passata e all’interno della centrale sono stoccate anche 379 tonnellate di combustibile esausto e non tutte sono sigillate. La situazione è coperta dal silenzio dei media Usa ed è stato perfino vietato il sorvolo dell’area. Un’altra centrale in Nebraska, la Cooper Nuclear Station, potrebbe essere assediata dalle acque di questa piena.


Mentre questa nuova crisi che riguarda il nucleare è in atto, arrivano altre notizie sull’atomo che non sono affatto rassicuranti. Un rapporto confidenziale consegnato al presidente russo Dmitry Medvedev dall’agenzia atomica Rosatom analizza il pessimo stato delle centrali nucleari dell’ex Unione Sovietica. Nel documento, redatto dopo i controlli effettuati in seguito all’incidente di Fukushima e reso pubblico da una Ong norvegese, si mette in evidenza come ci siano 31 gravi carenze in materia di sicurezza, manutenzione e riparazione, che rendono estremamente vulnerabili almeno 11 impianti nucleari russi.


Ad esempio, il rischio sismico non è stato sufficientemente considerato all’epoca della costruzione delle centrali e la maggior parte dei 32 reattori in funzione non sono progettati per bloccarsi automaticamente in caso di sisma. Inoltre, a causa della loro età avanzata, gli edifici che ospitano i reattori mostrano già oggi, senza bisogno di scosse sismiche o onde anomale, segni di cedimento e di collasso progressivo delle strutture.
La situazione non è più rassicurante nemmeno sul fronte dei sistemi di raffreddamento, classificati come carenti, a causa di degrado dei materiali e difetti di saldatura. Anche i sistemi di controllo delle quantità di idrogeno non sono più in linea con le normative internazionali e i reattori russi potrebbero essere oggetto di esplosioni simili a quelle che hanno devastato gli edifici dei primi tre reattori a Fukushima. Infine, il rapporto segnala una grave mancanza di preparazione del personale di questi siti a far fronte a situazioni di emergenza, come inondazioni, incendi, tempeste o terremoti.


Le centrali più a rischio sono quelle di Leningrado e Kola, rispettivamente vicine al confine finlandese e norvegese. La prima ha quattro reattori Rbmk da 1.000 MW, gli stessi che erano in funzione a Cernobyl. La seconda lavora con reattori ‘Vver’ meno potenti (440 MW) ma più anziani: la loro prevista dismissione è stata già più volte procrastinata. In questi impianti, il rischio di incidenti causati da calamità naturali non è solo teorico. Già 20 anni fa a Kola una tempesta aveva provocato un black out dell’impianto elettrico primario risolto con l’aiuto della Norvegia che aveva fornito generatori di energia ausiliaria per garantire il raffreddamento dei reattori. E un altro black out, stavolta nel 2006, aveva messo in pericolo il sistema di raffreddamento nel complesso nucleare di Mayak.


Nel frattempo come se nulla fosse accaduto finora e mentre diversi paesi europei pensano a come smantellare i propri impianti, il governo del Regno Unito ha individuato otto nuovi siti idonei a ospitare centrali nucleari entro il 2025. La notizia ha scatenato forti critiche e le associazioni ambientaliste britanniche hanno accusato il governo di guardare esclusivamente al breve termine e incapace di comprendere che una politica energetica a favore del nucleare sia assolutamente insostenibile.
Il dipartimento dell’Energia e del cambiamento climatico ha pubblicato l’elenco delle localizzazioni che dovrà essere approvato dal Parlamento anche perché – come ha commentato il ministero dell’energia britannico – “circa un quarto della potenza attualmente operativa del Regno Unito è destinata ad chiudere entro la fine di questo decennio, per questo abbiamo bisogno di sostituirla con qualcosa di sicuro, a basso tenore di carbonio e che dia energia a prezzi accessibili”.

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