Non cala la CO2 nelle città italiane

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Negli ultimi 10 anni le emissioni procapite nelle 15 maggiori città italiane sono rimaste stabili, anzi in leggero aumento, spiega "Cittalia 2010", l'ultimo rapporto curato dall'Anci. Per compensarle bisognerebbe piantare due campi da calcio di bosco per abitante. Se sono calate leggermente le emissioni legate alla mobilità privata, pesano invece ancora troppo quelle nel settore residenziale.

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Le città italiane non stanno facendo i progressi che dovrebbero in materia di riduzione delle emissioni. Per compensare i gas serra emessi dagli abitanti servirebbero due campi da calcio a testa piantati ad alberi: boschi per decine di volte l’estensione dei territori comunali. È “una situazione di sostanziale immobilità” come la definisce il presidente di Anci, Sergio Chiamparino, quella che emerge dal rapporto “Cittalia 2010”, realizzato dal centro studi dell’associazione dei comuni italiani (Anci) e che fotografa il comportamento negli ultimi 10 anni delle 15 più grandi città italiane in quanto ad emissioni (in allegato la sintesi).

Lo studio misura l’impatto ambientale dei cittadini in termini di CO2 immessa nell’ambiente, considerando i consumi elettrici e domestici, quelli di gas, la produzione e il trattamento dei rifiuti (valutati in termini di CO2 generata dalle sole operazioni di incenerimento) e il trasporto privato di persone (tramite autoveicoli e ciclomotori, escluso, quindi, il trasporto pubblico). “I cittadini continuano a consumare sempre più energia, a produrre sempre più rifiuti e ad affidarsi alla mobilità privata su gomma. Tale andamento si riflette nel trend delle emissioni di anidride carbonica, rimaste sostanzialmente immutate nell’arco dell’ultimo decennio nonostante il progressivo miglioramento delle tecnologie disponibili e gli sforzi complessivamente profusi dal nostro Paese.”

La città con le emissioni procapite più alte è Roma: 2.406 kg di CO2 per abitante nel 2009. Seguono Torino (con 2.303 kg per residente), Firenze (2.296 kg pro capite), Bologna (2.284 kg pro capite) e Trieste (2.215 kg). Milano con 1.842 kg di CO2 si colloca di poco sopra la media delle città metropolitane (quest’ultima pari a 1.804 kg). Napoli è invece la città in cui i cittadini hanno meno emissioni (1.303 kg pro capite). In genere si emette di più al Nord che al Sud, ma su questo conta molto la fetta di emissioni legata al riscaldamento.

In media il gas per usi domestici pesa infatti per il 37% delle emissioni procapite ma questa percentuale sale fino ad oltre il 50% in alcune città settentrionali e aumenta dove il patrimonio edilizio è più datato. Seconda causa di emissioni in generale è il trasporto privato urbano (31,2%, in calo di poco meno di 2 punti percentuali) seguono i consumi elettrici (30,8%), e, in via residuale, la combustione dei rifiuti (0,3%). L’incidenza delle emissioni di CO2 dei trasporti privati è in media più consistente a Sud rispetto al Nord. A Roma il trasporto privato dei cittadini contribuisce per il 40% alle emissioni di CO2. E nelle città italiane i miglioramenti in questo senso sono ancora troppo pochi: le uniche città con più del 10% della popolazione che usa la bici sono Milano e Bologna, mentre car sharing e car pooling restano soluzioni marginali.

Ma quel che è interessante guardare sono i progressi che si sono fatti in questi 10 anni: pochi. In media le emissioni procapite degli abitanti delle 15 città censite (il 16% della popolazione italiana) sono aumentate dell’1,9%, anziché calare (anche se l’andamento è difforme: si va dalla riduzione dell’11% di Milano o dell’8% di Napoli, agli incrementi di altre citta: città di Firenze, +19,3%, Reggio Calabria, +15,7% e Trieste, +10,3%). “Mentre nel decennio 2000-2009 sono state sensibilmente ridotte le emissioni legate al trasporto urbano, grazie agli eco-incentivi che hanno favorito un forte ricambio della flotta automobilistica in circolazione, poco è stato fatto sul fronte dei consumi residenziali di gas ed energia elettrica e, più in generale, dell’edilizia pubblica e privata.”, spiega Walter Tortorella, direttore ufficio studi Cittalia-Anci, e tra gli autori del report.

E continua: “Gli italiani si dimostrano nei fatti ancora poco disposti a modificare le proprie abitudini in materia di consumi energetici. La spiegazione sta nella difficoltà, o nella scarsa volontà, di modificare i propri stili di vita ma anche nella mancanza di politiche pubbliche e incentivi, come avviene invece in altri paesi europei. Eppure sono i cittadini stessi a pagare il prezzo più alto dalla mancanza di impegno in questo senso.


Mediamente il costo pro-capite delle emissioni di CO2 ammonta a circa 30 euro (calcolato sul prezzo di mercato della CO2 nell’EU-ETS, ndr) ma se ogni grande città si impegnasse a coprire il costo totale delle emissioni dei suoi abitanti non riuscirebbe in alcun modo a compensare gli incalcolabili costi sociali che le emissioni di CO2 e inquinanti comportano in termini di impatto sulla salute umana. Per ridurre l’inquinamento di CO2 sarebbe necessario che ogni cittadino disponesse di una superficie boschiva pari a due campi di calcio. E un campo di calcio, si sa, non costa trenta euro.”

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