Oltre i target SEN guadagnandoci, grazie a 52 GW di nuovo fotovoltaico: uno studio

L’Italia può arrivare al 2030 al 59% di rinnovabili sui consumi elettrici, cioè ben oltre il target del 55% previsto dalla Strategia Nazionale e abbandonare il carbone senza costi e senza nuovi impianti a gas. Un nuovo studio dell'European Climate Foundation dedicato al nostro Paese.

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Anziché al 55% di rinnovabili nel mix elettrico previsto dalla SEN come obiettivo 2030, possiamo arrivare al 59%, tagliando le emissioni del 66% anziché del 40% rispetto al 1990, grazie soprattutto al calo dei costi del fotovoltaico.

L’eliminazione del carbone, poi, non comporta oneri maggiori per l’Italia e possiamo perseguirla senza dotarci di nuovi impianti a gas.

Sono queste, in estrema sintesi, le conclusioni più significative di un nuovo studio sull’Italia curato dall’ European Climate Foundation e dal consorzio  Energy Union Choices, “Più pulita, intelligente e conveniente: come cogliere le opportunità della transizione energetica in Europa” (allegato in basso).

Lo studio analizza due scenari, che riflettono diversi livelli d’ambizione .

Il Baseline Scenario riflette lo stato attuale della politica energetica dell’UE, incluso il pacchetto sull’Energia Pulita proposto dalla Commissione Europea. In sostanza si basa sull’ EUCO30, lo scenario centrale sviluppato e adottato dalla Commissione europea per il 2030, ma a differenza di questo (stilato nel 2014 ed obsoleto per certi sapetti), assume costi delle rinnovabili aggiornati.

Poi c’è l’Opportunity Scenario, che prevede un portafoglio di politiche più ambizioso. Si prevede che gli Stati membri adottino piani nazionali per ritirare le centrali a carbone (e il nucleare dove c’è) e che si attui un’ “elettrificazione intelligente”: politiche per attivare flessibilità della domanda, con un focus specifico sull’integrazione intelligente dei carichi da solare fotovoltaico, veicoli elettrici, processi industriali e pompe di calore.

Come si vede dal grafico sotto, lo scenario Opportunity è quello più economico, anche se va detto che qui non si considerano tante ricadute che lo renderebbero ancora più conveniente (occupazione, indotto degli investimenti, costi sanitari ed ambientali, etc).

I costi per la rapida eliminazione del carbone e la necessità di una maggiore flessibilità della domanda ammontano infatti a 3 miliardi di euro l’anno. Essi sono collegati all’utilizzo intensivo degli impianti a gas già esistenti (+ € 2,3 miliardi l’anno), alla capacità fotovoltaica aggiuntiva (+ € 0,6 miliardi l’anno) e alla capacità d’interconnessione (+ € 0,1 miliardi l’anno). Tuttavia, questi costi sono controbilanciati dai risparmi derivanti dalle mancate importazioni di carbone (- € 1,6 miliardi all’anno), dalle minori importazioni di elettricità (- € 1,5 miliardi all’anno) e dai mancati costi di adeguamento ambientale per le centrali a carbone (- € 0,2 miliardi all’anno). In sintesi, tutto ciò equivale ad un risparmio netto di circa € 400 milioni l’anno.

Sul fonte clima, seguendo questa traiettoria, si stima, le emissioni di CO2 come detto potrebbero diminuire del 66% rispetto al 1990, superando dunque di netto la riduzione prevista nello scenario EUCO30, del 40% rispetto al 1990.

Centrale, si spiega, l’efficienza elettrica insieme a una coordinata strategia europea per la promozione delle fonti pulite .

“Le importazioni di elettricità e la cooperazione regionale rappresentano soluzioni strategiche e convenienti al fine di ridurre il peso della bolletta elettrica e aumentare la sicurezza energetica, sia per l’Italia che per i Paesi limitrofi”, si sottolinea nel report.

La gestione della domanda attiva e lo stoccaggio giornaliero attraverso i veicoli elettrici poi “sono fondamentali per soddisfare il fabbisogno di flessibilità richiesto dall’aumento delle rinnovabili”, soprattutto del FV. Le interconnessioni sono “strategiche sia per aumentare la flessibilità sia per sostituire l’energia elettrica da carbone con importazioni a basso costo e basso impatto ambientale.”

Ma il vero protagonista è il fotovoltaico: “presenta un enorme potenziale per la generazione di elettricità a zero emissioni e a basso costo”, si legge nello studio che per questa fonte assume un valore LCOE di 40 €/MWh (già raggiunto oggi come media europea per gli impianti più grandi, vedi QualEnergia.it, Se il fotovoltaico non aspetta più gli incentivi).

Entro il 2030 – si prevede – il fotovoltaico potrebbe raggiungere una capacità installata complessiva di 52 GW, cioè un aumento del 174% rispetto al 2015, contribuendo a soddisfare più del 22% della domanda di elettricità in Italia.

In questo modo, insieme a uno sviluppo dell’eolico di 18 GW (cioè un aumento del 100% rispetto ai 9 GW del 2015), nonché delle biomasse e dell’idroelettrico, le energie rinnovabili possono contribuire per il 59% al consumo interno di elettricità.

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