Costa Rica verso il 100% di rinnovabili anche nei trasporti

Il nuovo presidente del piccolo paese centramericano, Carlos Alvarado, ha annunciato di puntare alla completa de-carbonizzazione dell’economia, azzerando i combustibili fossili entro il 2021.Intanto Repsol, il colosso spagnolo degli idrocarburi, pare abbia deciso di fermare la crescita delle attività oil&gas.

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Riuscirà la Costa Rica a “viaggiare” al 100% con le fonti rinnovabili?

Il nuovo presidente del piccolo paese centramericano, Carlos Alvarado, ci crede a tal punto da aver fissato una data precisa per la completa de-carbonizzazione dei trasporti, il 2021, che coincide con il duecentesimo anniversario dell’indipendenza costaricana.

A completare la valenza simbolica di un così ambizioso traguardo, Alvarado è giunto nella capitale San José, dove ha tenuto il suo discorso d’insediamento, a bordo di un autobus a idrogeno.

Il neo presidente, durante la cerimonia inaugurale per il suo mandato, ha spiegato che la transizione energetica verso le tecnologie pulite è la sfida politico-economica della nostra generazione. Così nei giorni scorsi, nell’ambito del piano nazionale per tagliare le emissioni inquinanti, il governo ha emanato una direttiva per promuovere la produzione e l’uso dell’idrogeno nei trasporti pubblici/privati.

Ricordiamo che la Costa Rica, nel campo della generazione elettrica, è vicinissima all’obiettivo del 100% di rinnovabili, grazie alle condizioni particolarmente favorevoli di  un territorio ricco di risorse naturali, con una popolazione inferiore a 5 milioni di abitanti.

Lo scorso anno, infatti, il paese ha toccato il record del 99% di elettricità prodotta tramite fonti “verdi” con il contributo maggiore dei bacini idroelettrici (78% circa del mix totale), davanti all’eolico e alla geotermia (10% a testa), mentre solare e biomasse, insieme, si sono fermati all’uno per cento, secondo i dati del Centro Nacional de Control de Energía, aggiornati a novembre 2017.

Molto più difficile, però, sarà abbandonare i combustibili fossili nel settore dei trasporti, che è petrolio-dipendente. Molti analisti dell’energia citati dalle agenzie di stampa internazionali, ad esempio Jose Daniel Lara, ricercatore costaricano presso l’università di California-Berkeley, sostengono che è quasi impossibile, dal punto di vista tecnico-economico, azzerare l’utilizzo di fonti convenzionali entro il 2021.

Il piano di Alvarado, quindi, è importante soprattutto per gettare le fondamenta di una mobilità sempre più “sostenibile”, perché realizzarlo in così poco tempo, con ogni probabilità, è irrealistico.

Difatti, si dovrà sviluppare un sistema di trasporti totalmente elettrificato con batterie e celle a combustibile alimentate con l’idrogeno, costruendo tutte le infrastrutture necessarie, dalla produzione e stoccaggio di energia rinnovabile ai punti di ricarica/rifornimento.

Intanto Bloomberg ha riportato che Repsol, il colosso spagnolo degli idrocarburi, secondo una sua fonte anonima ha deciso di fermare la crescita delle attività oil&gas, in modo da prepararsi alla transizione globale verso le energie rinnovabili.

In sostanza, quindi, Repsol manterrà stabile l’output di gas e oro nero intorno a 700-750.000 barili giornalieri di petrolio equivalente, puntando così a diventare una compagnia energetica concentrata anche su nuovi investimenti nelle rinnovabili, anziché essere riconosciuta esclusivamente come società petrolifera, vedi anche QualEnergia.it sulle nuove strategie di Statoil e altri colossi del settore: I big del petrolio possono resistere in un mondo che vuole stare “sotto i 2 gradi”?

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