I ministri dell’energia europei sugli obiettivi 2030. Serve la spinta del nostro Parlamento

Giovedì 19 aprile i ministri dell’energia europei discuteranno degli obbiettivi 2030. C'è bisogno di un buon compromesso fra le posizioni della Commissione e quelle del Parlamento Ue, vista anche la rapida evoluzione dei costi delle rinnovabili, sarebbe utile che il nuovo Parlamento italiano si esponga con una posizione più avanzata per il nostro paese.

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Giovedì 19 aprile i ministri dell’energia europei si riuniranno per discutere gli obbiettivi al 2030.

Come è noto, nel novembre 2016 la Commissione Europea aveva proposto un target del 27% per le rinnovabili e del 30% per l’efficienza. Nel mese di gennaio di quest’anno il Parlamento Europeo in seduta plenaria ha però approvato a larga maggioranza degli obbiettivi decisamente più ambiziosi: una quota del 35% di fonti rinnovabili sui consumi finali (che implica una produzione di elettricità verde pari a circa due terzi della domanda elettrica) e una riduzione del 35% dei consumi rispetto allo scenario tendenziale.

Una posizione questa che, significativamente, viene appoggiata anche da pezzi importanti dell’industria europea.

Ci sono poi le posizioni dei singoli governi, finora allineate alla proposta della Commissione con qualche paese favorevole però ad un innalzamento degli obbiettivi.

Che il clima sia cambiato è dimostrato dalla recente dichiarazione del Commissario europeo per il clima e l’energia, Miguel Arias Cañete: “La significativa riduzione dei costi delle tecnologie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico offshore, è un importante fattore che deve essere pienamente considerato nell’ambito delle discussioni sui target Ue al 2030”.

In effetti, rispetto alle stime fatte nel 2016, il costo dell’elettricità fotovoltaica e dell’eolico off-shore al 2030 viene ora valutato rispettivamente del 16% e del 19% più basso.

Un innalzamento del target dal 27 al 30% non implicherebbe quindi secondo la Commissione alcun aumento dei costi energetici. E anche valori superiori al 30% comporterebbero solo un leggero impatto economico a fronte però di un beneficio netto in termini di emissioni climalteranti, sicurezza degli approvvigionamenti e occupazione.

Ancora più ottimista è Irena che ritiene economicamente utile per l’Europa alzare l’obbiettivo delle rinnovabili fino al 34%.

La rapida evoluzione del contesto energetico fa capire l’importanza della riunione dei ministri di giovedì al fine di favorire il raggiungimento di un buon compromesso finale con le posizioni della Commissione e quelle del Parlamento.

È auspicabile quindi che l’Italia si liberi dalle timidezze del passato e si allinei con i paesi che intendono alzare con decisione gli obbiettivi. E, vista la delicatezza di questa scelte, sarebbe utile che anche il nuovo Parlamento si facesse sentire.

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