Green Bond regionali: uno strumento per accelerare la decarbonizzazione in Italia

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In Italia questo strumento finanziario non si è ancora molto diffuso, ma potrebbe essere una risorsa importante per regioni e municipalità per trasformare specifici investimenti green infrastrutturali in moltiplicatori di valore, rafforzando le sinergie industriali a livello locale. Il caso dell’Île-de-France.

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Nel corso degli ultimi tre anni il mercato globale dei Green Bond ha sperimentato uno sviluppo straordinario.

Nel biennio 2016-2017 il valore delle emissioni ha sfiorato i 200 miliardi di dollari, mostrando un tasso di crescita tra il 30 e il 40% (i dati del 2017 sono ancora preliminari).

Questi prodotti finanziari, che danno la possibilità ad aziende private o enti pubblici di raccogliere fondi sul mercato per progetti caratterizzati dall’aspetto della sostenibilità, hanno mediamente un rating superiore alla media delle obbligazioni e godono in molti Paesi di condizioni fiscali privilegiate. In Italia, ad esempio, l’aliquota fiscale sui rendimenti è del 12,5%, pari a quella che si applica ai titoli di Stato.

Nella loro prima fase i Green Bond venivano emessi principalmente da istituzioni finanziarie sovranazionali, come la Banca mondiale o la Banca Europea per gli Investimenti (BEI); in seguito sul mercato sono arrivati anche i titoli emessi da singole aziende, enti locali ed agenzie statali. Chi ottiene il prestito dagli investitori deve stilare un rapporto dettagliato sulle opere finanziate.

La recente fortuna dei Green Bond è legata alla capacità di far incontrare la crescente domanda pubblica e privata di capitali da investire nella transizione energetica con l’offerta sempre più consistente di capitali vincolati a investimenti green ed etici.

Data la propensione degli acquirenti, in gran parte fondi d’investimento, a mantenere questi prodotti in portafoglio fino alla naturale scadenza, si tratta di un mercato poco liquido per chi vuole comprare, ma non per chi vuole vendere.

Tuttavia, nonostante l’Europa sia il principale mercato globale di Green Bond, in Italia questo particolare strumento finanziario non si è ancora molto diffuso.

Il tessuto imprenditoriale nazionale, composto in larga parte da piccole e medie imprese, non ha né le caratteristiche né la propensione adatta a sfruttare le capacità di questo strumento di finanziamento, mentre lo Stato è gravato da una tale mole di debiti pregressi da disporre di poco spazio di manovra in campo finanziario.

I Green Bond, però, potrebbero essere una risorsa preziosa per le regioni, come dimostra il caso dell’Île-de-France. Nel corso degli ultimi cinque anni, infatti, la regione della Francia settentrionale ha raccolto oltre 2 miliardi di euro tramite questo canale di finanziamento.

I green bond regionali francesi vanno a finanziare un’ampia tipologia di progetti, divisi in sette categorie principali (a cui si sommano misure ad hoc):

  • Edifici e attrezzature per l’educazione e il tempo libero
  • Trasporto pubblico e mobilità sostenibile
  • Energie rinnovabili ed efficienza energetica
  • Biodiversità
  • Iniziative sociali volte a proteggere fasce di popolazione o comunità vulnerabili
  • Edilizia popolare
  • Sviluppo economico e inclusività sociale

La dimensione regionale permette di trasformare i Green Bond in investimenti destinati a finanziare un pacchetto di progetti finalizzati allo sviluppo del territorio regionale, trasformando le obbligazioni in prodotti estremamente appetibili a livello locale.

Questa caratteristica permette di coinvolgere nella fase di collocamento gli istituti di credito con un forte radicamento territoriale e di valorizzare le reti relazionali e fiduciarie locali.

La trasparenza e la “tangibilità” garantite dalla territorialità dei progetti sono in grado di attirare gli investitori più conservativi e prudenti, nonché i piccoli risparmiatori.

D’altro canto, l’opportunità di convogliare il flusso di investimenti all’interno di un territorio delimitato e ben definito offre agli enti regionali la possibilità di innescare un circolo virtuoso, e quindi, di trasformare degli investimenti infrastrutturali in moltiplicatori di valore.

Soprattutto in contesti produttivi avanzati e diversificati, come quello che contraddistingue l’Ile de France, ma anche molte regioni italiane, l’impatto dei Green Bond regionali può essere ampio e duraturo.

I progetti, infatti, possono essere strutturati per mettere a sistema le eccellenze imprenditoriali presenti sul territorio, aprendo la strada al rafforzamento della rete di sinergie industriali a livello locale.

Gli investimenti possono arricchire la comunità, per mezzo di interventi mirati nel campo della riqualificazione edilizia e dell’efficienza energetica oppure attraverso un piano di brandscaping regionale, diminuendo contemporaneamente il rischio idrogeologico, che in molte regioni italiane è in continuo aumento.

L’innovazione scientifico-tecnologica e lo sviluppo infrastrutturale nel campo dell’energia, oltretutto, hanno il potere di modificare gradualmente il modello di sviluppo locale e traghettarlo verso un assetto a maggior valore aggiunto, con benefici per l’intera popolazione regionale.

Il comparto agricolo, ad esempio, potrebbe avvantaggiarsi notevolmente di simili strumenti, non solo sotto forma di sviluppo, ma soprattutto da un punto di vista di un’evoluzione dei modelli di business in direzione dell’Agricoltura 4.0. In Italia, infatti, sono localizzate il 10% delle startup agricole mondiali, un patrimonio da valorizzare e pienamente compatibile con una prospettiva smart e green.

Le regioni italiane, perciò, farebbero bene ad esplorare le possibilità che gli offre questo nuovo mercato in rapida espansione.

Analisti qualificati prevedono che le emissioni di Green Bond a livello globale potrebbero superare i 200 miliardi di dollari l’anno entro il 2020. Un piatto estremamente ricco, sempre più diversificato sia sul fronte della domanda che su quello dell’offerta.

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