Depistaggi e spiate sull’indagine per le tangenti Eni in Nigeria

  • 7 Febbraio 2018

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Un ex pm, su input di un legale esterno dell'Eni, avrebbe svolto un'indagine priva di fondamento con il solo obiettivo di intralciare e spiare l'inchiesta milanese sulle presunte tangenti nigeriane in cui è coinvolto l'ad Descalzi che, insieme all'ex ad Scaroni, lo vede rinviato a giudizio.

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Ancora l’Eni in una vicenda giudiziaria che ha risvolti inquietanti, sebbene la multinazionale non sia al momento indagata.

Coinvolto è anche l’ex giudice di Siracusa, Giancarlo Longo, tra i diversi arrestati in un’inchiesta della Procura di Messina e di Roma, che vede coinvolte 15 persone.

L’ex pm è indagato per associazione a delinquere, corruzione e falso: oltre ad altri reati, sarebbe accusato anche di aver svolto un’indagine su richiesta del legale esterno di Eni, Piero Amara, che si è poi rivelata priva di qualunque fondamento, su un presunto piano di destabilizzazione della società di Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’azienda energetica.

Longo avrebbe svolto questa indagine, secondo i pm, con l’obiettivo di intralciare e spiare l’inchiesta milanese sulle presunte tangenti nigeriane in cui Descalzi era coinvolto.

Ricordiamo che a dicembre scorso l’attuale ad di Eni, Descalzi, e il suo predecessore Paolo Scaroni (oggi vicepresidente della banca Rothschild e imputato nel processo per presunte tangenti Saipem di 198 milioni in Algeria), sono stati rinviati a giudizio, insieme ad altri undici persone, con l’accusa di corruzione internazionale per una tangente da 1,3 miliardi di dollari che sarebbe stata versata da Eni e Shell a politici nigeriani per l’acquisto nel 2011 dei diritti di sfruttamento del giacimento petrolifero Opl 245. Il processo inizierà il 5 marzo 2018 davanti i giudici della decima sezione penale del tribunale di Milano.

I pubblici ministeri di Milano, che su questo depistaggio indagano da mesi, il 6 febbraio hanno perquisito Massimo Mantovani l’ex responsabile dell’ufficio legale Eni fino all’ottobre 2016 e attuale ‘Chief Gas & Lng Marketing and Power Officer’ di Eni, indagato per associazione per delinquere finalizzata ad una serie di reati.

Secondo la procura milanese, sarebbe, con Amara, tra gli organizzatori delle presunte manovre di depistaggio al fine di condizionare le inchieste milanesi Eni-Nigeria ed Eni-Algeria.

L’Eni, dopo gli arresti, ha fatto sapere che “confida nella correttezza dell’operato del proprio management e avvierà come in ogni altra circostanza analoga le opportune verifiche interne. Eni auspica che si faccia quanto prima chiarezza sui fatti oggetto di indagine”.

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