Enel: “nuova ondata di investimenti nelle rinnovabili in Italia”. Ma c’è l’ombra del gas

Nei prossimi anni sarà possibile un nuovo boom per le rinnovabili. Lo ha detto Francesco Starace, ad di Enel, che spera, con un contesto normativo adeguato, di incrementare gli investimenti nel nostro paese anche della sua azienda. Incombe però il “problema” delle nuove infrastrutture per il gas.

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Nei prossimi tre anni sarà possibile assistere a una seconda grande ondata di investimenti nelle rinnovabili anche in Italia.

A dirlo è Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale di Enel, intervenendo al convegno “L’Italia e le energie rinnovabili” organizzato dall’utility ieri, martedì 5 dicembre.

Questa nuova crescita nel nostro paese, spiega Starace, è legata, da una parte, al rapido e continuo calo dei costi delle rinnovabili a livello globale e, dall’altra, al contesto regolatorio e legislativo che si avrà in Italia nei prossimi mesi e anni.

“Le fonti rinnovabili sono diventate molto competitive e tutti gli scenari mostrano costi in caduta veloce con la progressiva erosione della competitività delle fonti termiche. Il trend è globale, non locale, ed è accompagnato da un’esplosione di investimenti nelle rinnovabili, tanto che entro il 2040 nel mondo il 40% della generazione elettrica sarà assicurato da rinnovabili”, ha rimarcato l’ad di Enel.

In 10 anni il costo della generazione dell’energia da fotovoltaico è passato, ad esempio, da un incentivo nazionale di 490 € per MWh del 2005-2006 ad aste con offerte molto al di sotto dei 40 dollari per MWh. In pratica di una riduzione di circa 10 volte in 10 anni.

Per l’eolico, aggiunge l’ad di Enel, si è passati da 180 €/MWh per impianti incentivati in Italia a 30 $/MWh delle ultime aste in Marocco e Messico.

Insomma, “parliamo di salti quantici nella competitività con la proliferazione di gare competitive in tutto il mondo, che cominciano anche a farsi vedere in Europa”, spiega Starace.

Parlando dell’attività di Enel, l’amministratore delegato ricorda come le tecnologie rinnovabili siano ormai una parte imprescindibile del mix di produzione elettrica dell’azienda. Ricorda che Enel Green Power è oggi la principale azienda a livello mondiale: nel 2016 ha installato oltre 2.000 MW di potenza di impianti a fonti pulite e nel 2017 questa capacità supererà i 2.500 MW.

La potenza di fuoco nel settore è concentrata in questa frase: “in un anno Enel Green Power installerà il patrimonio di rinnovabili che molte aziende hanno costruito in anni”.

L’aspetto positivo è che si tratta di competenza tutta italiana, anche coadiuvata da molte imprese nazionali con un’esperienza costruita negli anni in Italia e con un know-how di eccellenza che accompagnano oggi Enel nella sua attività all’estero.

Il piano Enel per il triennio 2018-2020 (vedi QualEnergia.it) prevede per le rinnovabili investimenti complessivi per 8,3 miliardi di euro. Una spesa che dovrebbe consentire di realizzare una capacità totale aggiuntiva di 7,8 GW fino a fine decennio. Solo nella digitalizzazione delle reti l’azienda investirà 5,3 mld di euro.

Si potrebbero aggiungere altri investimenti, spiega l’Ad di Enel, ma “una valutazione su quanto, come e con quale combinazioni di tecnologie, sarà fatta solo nel corso del prossimo anno quando il contesto sarà più chiaro”.

Starace spiega, infatti, che si dovrà attendere il feedback della Commissione Europea alla Strategia energetica nazionale del Governo, anche alla luce del pacchetto energia europeo che dovrà essere adottato entro il 2018.

“A valle di queste valutazioni – ripete l’uomo di Enel – si vedrà quali politiche il Governo vorrà mettere in atto per arrivare agli obiettivi anche di uscita dal carbone al 2025 in modo da programmare un investimento alternativo”. A quel punto, prosegue Starace, “si capirà come si potrà cominciare a reinvestire se vogliamo realmente decarbonizzare il sistema energetico italiano”.

Starace farebbe capire che su rinnovabili e uscita dal carbone, dove Enel conserva degli rilevanti interessi (soprattutto nelle centrali di Brindisi e Civitavecchia), serve una visione di insieme, e non bastano gli annunci proclamati dalla SEN.

Investimenti in impianti a fonti rinnovabili comunque saranno indispensabili da subito per gli obiettivi al 2030 previsti dalla SEN. Tale urgenza è stata ricordata nel corso del convegno anche da Alessandro Marangoni, ceo di Althesys, che spiega perché puntare sulle fonti pulite sia così importante sia dal punto di vista economico che energetico.

A livello economico, perché l’industria italiana è ancora tra i paese leader del settore, visto che, secondo i dati dell’Irex Annual Report 2017 realizzato dal think tank guidato da Marangoni, risulta che le nostre aziende nel 2016 hanno investito 7,2 miliardi di euro, di cui quasi tre quarti all’estero.

Per questo motivo l’obiettivo – che sta prendendo in considerazione anche Enel – è di tornare a investire anche in Italia.

Poi c’è anche un problema di sicurezza energetica. La questione dell’overcapacity di elettricità non sarà più tale nei prossimi anni, anzi bisognerà sopperire all’uscita dal mercato di diversi impianti di produzione e, inoltre, si dovrà soddisfare quel target del 55% di elettricità da rinnovabili sul fabbisogno al 2030 che indica la SEN.

“Occorre adottare un disegno di regole che permetta di integrare le energie come l’eolico o il fotovoltaico nel mercato elettrico e far partire contratti di lungo periodo, che offriranno nuove opportunità di crescita, specie nel medio-lungo termine per quelli di grande taglia”, ha detto Marangoni.

Nel corso del convegno di Enel è intervenuto anche il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ha presentato la Strategia Energetica Nazionale come “una scommessa economica per il paese: la SEN si porta dietro 175 miliardi di investimenti di cui 30 per le reti gas, 25 per le rinnovabili, 110 per l’efficienza energetica”.

Gentiloni pone molta enfasi all’uscita dal carbone, che però, gli andrebbe ricordato, non significa decarbonizzare un sistema economico ed energetico di un paese.

Viene infatti sottovalutato dal presidente del consiglio il peso che il gas e le sue infrastrutture avranno da qui in avanti se verranno portati avanti gli obiettivi indicati nella SEN.

Il tema dei nuovi investimenti sul gas, dei pro e dei contro, è stato affrontato da altri interventi nel corso del convegno.

Il responsabile fonti rinnovabili della IEA, Paolo Frankl, ha detto che “nel breve periodo il gas è la fonte più adatta per le esigenze di flessibilità del sistema, ma nel lungo termine, quando bisognerà raggiungere un mix carbon neutral, potrebbe diventare un problema”. Posizione condivisa anche dal senior analyst di Bloomberg, Thomas Rowlands-Rees.

Interessante e per certi versi rivoluzionaria la posizione di Antonio Cammisecra, l’ad di Enel Green Power. “Partiamo con l’incrementare le fonti rinnovabili – ha detto – e poi il sistema troverà il proprio equilibrio”. “Con un contesto normativo e regolatorio giusto, senza particolari rivoluzioni, il gas avrà un utilizzo molto meno diffuso di quanto si prevede”.

Per Cammisecra investire nel gas può diventare un problema e non si può tornare indietro. Ha fatto capire che va messo fortemente in discussione il mantra per cui il gas è fonte indispensabile alla transizione.

Di parere diverso sembra essere però il nostro governo.

Persino Confindustria, con il vice direttore politiche per lo sviluppo, energia e ambiente, Massimo Beccarello, ha stimato che per le sole fonti rinnovabili elettriche verranno investiti in Italia fino al 2030 molti più soldi di quanto stimato da Gentiloni, cioè tra 65 e 68 miliardi di euro. A febbraio un’analisi su tali scenari verrà presentata da un rapporto dell’associazione, partendo proprio dagli indirizzi della SEN.

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