Eolico e SEN: “senza misure ad hoc si rischia di arretrare”

Al 2030 la potenza eolica installata potrebbe essere in Italia pari a soli 7 GW, se non si punta sulla tecnologia. Anev reclama l'attenzione delle istituzioni verso il settore, a partire dall'atteso decreto ministeriale. Il Cpem chiede incentivi differenziati per le macchine rigenerate nel minieolico.

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“Secondo lo studio Anev-eLeMenS 2017, in caso di assenza di specifiche misure per l’eolico, in uno scenario inerziale, anche a causa delle dismissioni che avverranno tra il 20° e il 25° anno di vita degli impianti, al 2030 la potenza installata potrebbe essere pari a 7 GW, addirittura sotto l’obiettivo stabilito dal PAN per il 2020”.

A lanciare l’allarme è Anev, mentre riguardo al ruolo dell’eolico nella Strategia Energetica Nazionale arriva anche il commento del Cpem, che lamenta un disconoscimento del minieolico nella Strategia.

Entrambe le associazioni poi denunciano il ritardo, ormai quasi di un anno, del decreto ministeriale che regoli il settore per il periodo 2017–2020.

Un’attesa che sta causando “irreparabili ricadute sulla continuità della vitale industria nazionale”, secondo il Cpem, che chiede al MiSE di concedere un anno di proroga alla validità del vecchio decreto “onde permettere un opportuno e condiviso percorso di approvazione del nuovo decreto”.

Anev: “mancano gli strumenti”

“Gli obiettivi della SEN – spiega Anev – nel suo comunicato sono importanti e per raggiungerli c’è bisogno che le istituzioni non si fermino alla semplice prescrizione, ma che mettano in atto tutti gli strumenti possibili affinché il settore eolico e delle rinnovabili possano raggiungere gli obiettivi che altrimenti rimarrebbero sulla carta”.

Va anche detto che quest’anno la produzione di eolico ha un trend in leggera discesa rispetto al 2016: l’anno scorso 17,5 TWh di produzione, mentre la SEN parla quasi di 40 TWh al 2030, così come lo scenario indicato dall’associazione eolica (vedi grafico).

Secondo l’associazione, nonostante alcuni passi avanti “la SEN resta timida, troppo sbilanciata sul gas” e non mette in evidenza l’impegno richiesto per raggiungere gli obiettivi al 2030, il cui trend, come indica lo scenario al 2050, rischia seriamente di non essere sufficiente a raggiungere gli obiettivi previsti dalla roadmap europea.

Cpem: “incentivi differenziati a macchine rigenerate”

Per il Cpem, la SEN appena approvata “si esprime in termini non corretti parlando di piccoli impianti, ed in particolare del minieolico, in quanto disconosce la validità del loro contributo alla generazione distribuita.”

“In maniera generica – spiega a QualEnergia.it il presidente Carlo Buonfrate – si critica infatti la ‘proliferazione del minieolico’ per via della ‘frammentazione tariffaria’ che comporterebbe presunte inefficienze, bloccando lo stimolo alla riduzione dei costi. In questo modo, però, si scambia la causa con l’effetto.”

Nel 2015, in preparazione del nuovo decreto, il Cpem aveva proposto la differenziazione degli incentivi al settore distinguendo tra impianti nuovi, con tariffa più alta, e rigenerati: “aver trascurato questa proposta ha portato effettivamente alla proliferazione di turbine rigenerate, inefficienti se non addirittura non funzionanti, che oggi concorrono alla sensibile riduzione della media delle ore di ventosità”, commenta Buonfrate.

La speranza dell’associazione del minieolico è che “nel nuovo decreto si voglia tener conto delle due diverse realtà, limitando la diffusione delle turbine rigenerate che competono in maniera non equa con quelle nuove di fabbrica per via del costo sensibilmente inferiore.”

E’ invece da considerare “apprezzabile”, per il Cpem, la volontà, espressa nella SEN, della promozione dell’autoconsumo, “che potrà contribuire a contenere le frange più speculative degli investimenti nel settore del minieolico”, spiega il presidente.

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