SEN: operatori e ambientalisti esprimono un giudizio positivo, ma con riserva

Le note favorevoli alla decarbonizzazione e quelle stonate sugli aspetti contraddittori del documento programmatico. La posizione comune: iniziare da subito a fare sul serio, a partire dall'emanazione del decreto rinnovabili e dalla Legge di Bilancio 2018. I commenti di Elettricità Futura, Coordinamento FREE, Greenpeace, Legambiente e Wwf.

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Dopo i primi commenti a caldo sulla Strategia Energetica Nazionale (SEN), si susseguono le analisi degli operatori del settore energia e ambiente su questo documento programmatico che delinea obiettivi di medio periodo.

In generale il giudizio è positivo, ma il timore è che il percorso indicato possa restare sulla carta, quale effetto dei ritardi nell’approvazione delle misure necessarie per attuarlo.

Per la neonata Elettricità Futura, l’associazione che ha unito Assoelettrica e assoRinnovabili, la nuova SEN “rappresenta per l’Italia un passo in avanti verso la transizione energetica”.

Agostino Re Rebaudengo, vice presidente dell’associazione, plaude alla presenza di un documento che riconosce il ruolo centrale delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel processo di decarbonizzazione.

Per Re Rebaudengo, “occorre però mettere in campo le misure per raggiungere gli obiettivi individuati, a cominciare dal Decreto biometano e da quello sulle rinnovabili per il periodo 2017-2020, da emanare entro fine anno”.

Al momento, in effetti, non si hanno notizie sull’atteso decreto e sappiamo che il MiSE in questo periodo è stato impegnato quasi totalmente nella finalizzazione della Strategia Energetica Nazionale.

Per Elettricità Futura “è positivo l’innalzamento al 55% della quota al 2030 di rinnovabili elettriche, tuttavia il Governo dovrebbe sostenere obiettivi più ambiziosi anche a livello di Unione Europea, allineando la propria posizione a quella espressa da alcune grandi utility, Enel in primis, che hanno recentemente richiesto ai vertici Ue un target vincolante del 35% di rinnovabili sui consumi finali di energia al 2030 (obiettivo che la SEN fissa a 28%, ndr)”.

Sull’uscita dal carbone al 2025, “occorre definire meglio nei prossimi mesi i criteri di sostituzione, senza porre eccessiva enfasi sul gas naturale”, ha spiegato Re Rebaudengo, che ritiene che il processo di decarbonizzazione sia ancora lontano dall’obiettivo al 2050 indicato nella EU Energy Roadmap 2050: -63% di CO2 rispetto al 1990 contro un target minimo di -80%.

Il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, ha chiesto di limitare al minimo indispensabile il ricorso al gas e la costruzione di nuove infrastrutture come gasdotti o rigassificatori, visto che questo andrebbe anche contro i dichiarati obiettivi di indipendenza energetica.

Onufrio si attende la definizione di strumenti chiari per la mobilità e non solo in sostegno alle auto elettriche, ma anche in favore di mobilità alternativa e condivisa.

Secondo l’associazione ambientalista è importante che, contestualmente all’abbandono del carbone, “si diano ai cittadini gli strumenti per diventare energy citizen, ovvero per autoprodurre energia e diventare consumatori consapevoli”.

Greenpeace si chiede inoltre quale sia la concreta posizione del governo italiano sul “Winter Package”, il pacchetto di misure in discussione in Ue che deciderà il futuro energetico del nostro continente fino al 2030.

“In Europa l’Italia si dice favorevole al capacity payment, ossia al finanziamento con soldi pubblici di centrali a carbone e a gas, senza alcuna restrizione. Mentre sul tema degli energy citizen la posizione del governo a Bruxelles è vaga e certamente non virtuosa, mentre la SEN si limita a citare il tema senza dare obiettivi”, spiaga Onufrio.

“In Europa siamo tra i Paesi che non vogliono definire obiettivi più ambiziosi per le rinnovabili, richiesti invece perfino da parte dell’industria elettrica”, aggiunge.

Per il Coordinamento FREE “la SEN conferma sostanzialmente il giudizio sul documento di consultazione, con un passo in avanti per il contributo delle rinnovabili, 28% invece che 27%, dovuto al passaggio delle rinnovabili elettriche dal 48-50% al 55%, come da noi richiesto nel corso della consultazione”.

“Positivo anche l’anticipo al 2025 del phasing out del carbone e l’obiettivo del 30% del trasporto pesante e del 50% del bunkeraggio, coperti da GNL, come pure le più approfondite indicazioni sugli strumenti per favorire lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili, che vanno però tradotte in misure ‘organiche’, dice FREE nel suo comunicato odierno.

Altrettanto positiva è la valutazione del coordinamento delle associazioni del settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, del ruolo del biometano, mentre, si lamenta, è solo marginalmente citato il power to gas ed è del tutto trascurato il contributo della geotermia a circuito chiuso.

Il presidente GB Zorzoli spiega criticamente che “a fronte dell’ottimismo sui risultati conseguiti nel 2010-2015 per le rinnovabili, in parte dovuti a rivalutazioni dei dati del 2010, la SEN non mette in evidenza l’impegno richiesto per raggiungere gli obiettivi al 2030, il cui trend, come indica lo scenario al 2050, non sarebbe comunque sufficiente a raggiungere nel 2050 quelli previsti dalla roadmap europea”.

La preoccupazione di Zorzoli e data dal fatto che la produzione elettrica con le rinnovabili dovrebbe crescere di quasi tre volte rispetto al 2015, incremento quasi totalmente affidato a eolico e fotovoltaico.

Infatti – spiega – che “nella poco probabile ipotesi che si incominci nel 2018, la nuova potenza fotovoltaica installata annualmente dovrebbe ad esempio crescere più di 5 volte rispetto al 2016, obiettivo realizzabile solo se da subito si varano misure che consentano di realizzarlo”.

Deludente per FREE la posizione sul contributo termico, visti i vincoli posti alle bioenergie e la scarsa fiducia riposta nel solare termico. Per l’organizzazione “sarebbe difficilmente il target raggiungibile puntando essenzialmente sulle pompe di calore”.

Per FREE è “modesta la riduzione di soli 10 Mtep dei consumi finali di energia, dovuta in particolare alla sottovalutazione del contributo che può dare la mobilità sostenibile, su cui il documento finale conferma la carenza, salvo che per il trasporto marittimo e pesante su strada, di obiettivi puntuali e ancor più di indicazioni sugli strumenti per favorire lo sviluppo di mezzi alternativi, che viceversa vengono fornite per aumentare l’efficienza in altri settori”.

Ma poiché si tratta del settore industriale dove nel prossimo decennio si avranno le maggiori trasformazioni, il Coordinamento ritiene “questo silenzio” in contraddizione con l’obiettivo della SEN di governare la transizione, salvaguardando le opportunità di sviluppo economico e occupazionale.

Critico FREE sul fatto che per il gas si continuano a indicare investimenti, infrastrutture, nuovi cicli combinati e obiettivi, come la metanizzazione della Sardegna, contraddetti persino dalla riduzione del 10% della domanda di gas tra il 2015 e il 2030, indicata nella SEN.

“Questa riduzione – spiega il coordinamento – sarà peraltro maggiore già nel 2030 e comunque destinata ad accentuarsi nel periodo successivo, per cui investimenti aggiuntivi in gasdotti, oltre a non essere rimunerativi, peserebbero sul prezzo del gas, che invece la SEN afferma di volere ridurre”.

Anche per Legambiente, dopo la SEN, servono scelte coerenti in Italia, a partire dalla prossima Legge di Bilancio, così come in Europa.

L’associazione dà un giudizio positivo al documento. “È una scelta senza precedenti quella che fissa al 2025 la data per l’uscita dal carbone in Italia, fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici- dichiara il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini- Ed è un segnale importante che gli obiettivi al 2030 per le fonti rinnovabili siano stati aumentati”.

Tuttavia, spiega Zanchini, “ci aspettiamo che il Governo approvi politiche per lo sviluppo delle rinnovabili già nella Legge di Bilancio 2018, per rilanciarne la crescita e consentire di raggiungere gli obiettivi indicati dalla SEN”.

Per Legambiente è fondamentale spingere le rinnovabili attraverso l’autoproduzione, che invece è ancora bloccata nel nostro Paese. Si aggiunge che “servono poi investimenti nelle smart grid, nell’efficienza, nella mobilità elettrica e sostenibile nelle città e nei sistemi di accumulo”.

Senza misure concrete, dice l’associazione, “il rischio è che la produzione da carbone sia sostituita dal gas, vanificando gli obiettivi di riduzione delle emissioni”.

Sul fronte europeo Legambiente si attende che il governo “non si metta di traverso, come troppo spesso è avvenuto, rispetto alla scelta di introdurre target più ambiziosi a livello continentale nel pacchetto Energia e Clima al 2030”.

Per il Wwf Italia “è necessario che alla dichiarazione della SEN seguano provvedimenti e politiche: come tutti gli obiettivi, infatti, anche quello del phase out dal carbone, necessita di azioni concrete e operative oppure rischia di rimanere sulla carta: per questa ragione da domani il WWF chiederàal governo di dar corso alle norme attuative”. Per l’associazione l’introduzione di adeguate regole finanziarie e meccanismi fiscali non solo può sa facilitare l’uscita dal carbone, ma può tradursi in un vantaggio economico per il nostro Paese”.

Per l’associazione “disperdere risorse su tecnologie ‘non definitive’ rappresenta solo un spreco di denaro e di tempo che non possiamo più permetterci”.

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