Althesys sulla SEN: “ora servono gli strumenti”

  • 13 Settembre 2017

L’orizzonte di medio periodo della SEN non deve farci dimenticare che sono necessarie da subito misure concrete per il periodo 2018-2020, altrimenti l'Italia rischia di rimanere per gli investitori il Paese dell'incertezza. Le osservazioni di Althesys sulla SEN.

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“PPA, ovvero contratti di lungo periodo, detrazioni fiscali e contratti ‘per differenza’ possono essere gli strumenti migliori per attuare la Strategia Energetica Nazionale del Governo”.

Così l’economista Alessandro Marangoni, CEO di Althesys, riassume gli strumenti con cui tradurre in fatti le strategie energetiche e ambientali del contenute nella SEN.

Che cosa sono i contratti per differenza suggeriti da Marangoni? “Gli operatori – spiega l’economista  – si aggiudicano tramite aste la garanzia di un prezzo dell’energia fisso nel tempo e se quello del mercato elettrico sul quale vendono la loro produzione scende sotto questo valore, viene riconosciuta loro la differenza. Ma ovviamente non sono questi i soli strumenti di una politica energetica e ambientale: il Governo deve poter usare una tastiera completa”.

Gli obiettivi che si è dato il Governo  – prosegue la nota di Althesys – si possono riassumere in due concetti: l’efficienza energetica e le rinnovabili.

L’efficienza è una leva fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’UE”, argomenta Marangoni. “Obiettivi più ambiziosi permettono di ridurre al minimo gli investimenti in nuova capacità”.

“Nel settore eolico – spiega l’economista – prima di costruire nuovi impianti, è fondamentale soprattutto rinnovare quelli che ormai sono invecchiati e che avevano adottato tecnologie oggi superate: noi di Althesys abbiamo calcolato che, se fosse possibile rinnovare i ‘mulini a vento’, senza alzarne nuovi si potrebbero produrre circa 9 miliardi di chilowattora in più con oneri per incentivi modesti (13 milioni di euro l’anno), o addirittura nulli in scenari di prezzi crescenti”.

Anche valorizzare il patrimonio idroelettrico esistente – tuttora la prima fonte rinnovabile in Italia, si legge nella nota – sarà fondamentale, creando le condizioni per poter tornare a investire in questo settore e bisognerà intervenire anche su parte del parco fotovoltaico, sebbene più giovane, e puntare a nuovi investimenti in quello utility scale, la fonte con i costi più bassi nel medio periodo, con nuove aste e contract for difference.

“Invece, strumenti come la detrazione fiscale si prestano meglio per il fotovoltaico di taglia media e piccola, come nel settore commerciale e residenziale, e per il rilancio più in generale della generazione distribuita”.

Per gli impianti solari di dimensioni medie da realizzare sul tetto di capannoni industriali o commerciali si ipotizza nel 2030 una capacità di oltre 4.000 megawatt, con oneri sui 44 milioni l’anno, mentre con le detrazioni fiscali sugli impianti di taglia domestica si potrebbe arrivare a 300 nuovi megawatt l’anno.

“Vantaggi indiscutibili, non solamente per l’ambiente ma anche per le bollette degli italiani, oggi appesantite da oneri e incentivi”, osserva Alessandro Marangoni. Altri obiettivi sono garantire l’adeguatezza del sistema, ridurre al minimo l’import, investire nella smart energy, cioè nelle reti intelligenti, nella digitalizzazione, negli accumuli e più in generale nell’innovazione tecnologica.

“L’orizzonte di medio periodo della SEN non deve però far dimenticare che sono necessarie da subito misure concrete per il periodo 2018-2020, altrimenti ripeteremo l’errore del passato di un andamento stop and go e l’Italia continuerà ad essere considerata dagli investitori come il Paese dell’incertezza”, conclude Marangoni.

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