Verso un asse franco-tedesco su CO2 e rinnovabili?

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Le due potenze hanno preso accordi per avviare aste condivise sulle rinnovabili. Agire insieme per imporre un prezzo congruo alla CO2 nell'ambito dell'ETS. Naufraga invece “l'Airbus dell'energia” che avrebbe potuto concretizzarsi con l'alleanza RWE-Engie, bocciata dal Governo di Parigi.

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Sforzi comuni per la ricerca e le fonti rinnovabili e un mercato congiunto della CO2 con un floor price adeguato.

Al Consiglio dei ministri franco-tedesco tenutosi ieri si è parlato di un’alleanza sulla transizione energetica tra le due potenze europee.

Di concreto per ora c’è solo un progetto condiviso di ricerca sull’energia, per 45 milioni di euro di finanziamenti, e un programma per arrivare entro breve ad aste congiunte transfrontaliere per le rinnovabili, approvato ieri.

Tuttavia i ministri di Francia e Germania, a Parigi, hanno esaminato un dossier che potrebbe portare ad una collaborazione molto più estesa sul fronte clima ed energia.

Molti temi su cui i due Paesi potrebbero collaborare sono presenti in uno studio commissionato ai think thank istituzionali Institut du développement durable et des relations internationales (Iddri), Agora Energiewende e Agora Verkehrswende (allegato in basso).

L’asse su clima ed energia tra Parigi e Berlino, vi si legge, potrebbe essere parte di “un’iniziativa più vasta per rifondare il progetto di integrazione europea“.

Il rapporto, presentato al ministro della Ricerca francese, Frédérique Vidal, e a quello dell’Economia e dell’Energia tedesco, Brigitte Zypries, individua “almeno cinque sfide comuni a Francia e Germania”: integrare una quota crescente di produzione eolica e solare nel sistema elettrico, ristrutturare il parco di centrali convenzionali esistenti, stimolare una reale transizione nel settore trasporti, elaborare strategie di “transizione equa” per i lavoratori e le aree soggette ai cambiamenti strutturali, mobilitare i finanziamenti pubblici e privati necessari agli investimenti low carbon.

Di qui l’idea di una “alleanza franco-tedesca per la transizione energetica”, che dovrebbe coordinare lo sviluppo delle energie rinnovabili e adottare politiche congiunte per i trasporti, il finanziamento della transizione e il prezzo della CO2.

Su questo fronte, si legge nel rapporto, è “essenziale” arrivare a una radicale riforma del sistema ETS, cui si dovrebbe aggiungere la fissazione di un prezzo minimo della CO2, che potrebbe iniziare dal settore elettrico di Francia e Germania.

“Per essere politicamente accettabile”, sottolinea però il rapporto, “tale strumento si dovrebbe accompagnare a misure che correggano gli effetti redistributivi tra consumatori e produttori e tra Paesi, dato che un floor di prezzo della CO2 avrebbe nel breve-termine ripercussioni negative sulle centrali a carbone tedesche e positive per il parco nucleare francese”.

Sembra invece per il momento accantonata l’idea di uno sforzo comune per creare un polo industriale delle rinnovabili, specie per il fotovoltaico. La proposta, si ricorderà, era stata presentata come l’ “Airbus dell’energia” e lanciata nel 2014 dall’allora presidente François Hollande ed è stata riproposta di recente con un’ipotesi di alleanza tra Engie e RWE.

Infatti, stando a fonti citate da AFP, nei giorni scorsi l’Eliseo avrebbe bocciato l’acquisto da parte di Engie di Innogy, la società per le rinnovabili nata dalla divisione di RWE nel 2016 e controllata dalla stessa al 77%.

In cambio, infatti, RWE sarebbe dovuta diventare il maggiore azionista del gruppo francese. Questo, secondo AFP, ha portato allo stop da parte dell’Agence des participations de l’Etat, l’agenzia francese per le partecipate statali, che ha l’ultima parola sull’operazione, essendo Engie una controllata pubblica (al 28,7%, dopo la cessione a gennaio 2017 da parte dello Stato del 4,1% delle azioni).

Secondo le fonti di AFP, l’operazione, da quasi 20 miliardi di euro, “potrebbe essere auspicabile politicamente, ma era assurda a livello industriale” perché “si sarebbe tradotta nei fatti in una vendita di Engie a RWE“.

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