Smart grid, auto elettrica, edifici “passivi”: dove si gioca il futuro dei Comuni rinnovabili italiani

Sono molte le buone pratiche segnalate da Legambiente nel suo dossier sui Comuni Rinnovabili in Italia: dai trasporti a zero emissioni alle reti intelligenti, passando per l’economia circolare delle biomasse, l’edilizia superefficiente e altre iniziative. Vediamo qualche esempio.

ADV
image_pdfimage_print

Il modello distribuito delle fonti pulite, centrato sull’autoproduzione energetica, sta conquistando un numero crescente di comuni italiani, anche se quelli 100% rinnovabili sono solo una quarantina.

In questa categoria, Legambiente fa rientrare le municipalità che riescono a superare i fabbisogni sia elettrici che termici dei cittadini utilizzando esclusivamente fonti rinnovabili (rapporto completo allegato in basso).

In questi Comuni, perlopiù montani, troviamo diversi esempi d’innovazione energetica e ambientale. Tutte le esperienze si fondano su mix ben articolati di rinnovabili elettriche – soprattutto fotovoltaico, idroelettrico, biogas, in misura minore geotermia e piccolo eolico – abbinati a impianti a biomasse o geotermici con reti diffuse di teleriscaldamento.

Stanno prendendo piede anche soluzioni più smart, così definite perché comportano delle sperimentazioni su tecnologie meno diffuse, pensiamo ad esempio alla mobilità a zero emissioni, ai sistemi di accumulo, ai servizi delle reti digitali.

Vediamo qualche buona pratica segnalata da Legambiente nella sua ultima rilevazione sui comuni italiani.

A Primiero San Martino di Castrozza, la municipalizzata ACSM S ha avviato un progetto di mobilità sostenibile, Green Way Primiero, con 13 stazioni di ricarica accessibili al pubblico e 18 veicoli dedicati ai servizi pubblici locali. L’obiettivo dell’iniziativa è dimostrare che si possono sostituire i combustibili tradizionali nei trasporti con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili locali.

Il progetto ha coinvolto anche alcune strutture ricettive, che hanno aderito al programma “Le Dolomiti ti riCARicano” mettendo a disposizione dei clienti delle colonnine con cui ricaricare gratuitamente i propri veicoli elettrici durante la vacanza.

Il Comune di Val di Vizze, invece, sta sviluppando una rete elettrica intelligente per semplificare la gestione dei servizi energetici, grazie alla fibra ottica.  Il progetto Smart City Vizze, infatti, è nato per studiare il comportamento delle infrastrutture di una smart grid e le possibili applicazioni nelle reti di distribuzione locale, con particolare attenzione a come integrare un numero crescente di impianti rinnovabili non programmabili, bilanciando domanda-offerta di energia ed evitando sprechi e congestioni dovuti agli eccessi produttivi dei vari impianti.

Lo stesso Comune sperimenterà anche un’economia circolare a filiera corta nelle biomasse con un impianto a biogas per trasformare in energia e bio-fertilizzante circa 600.000 kg giornalieri di effluenti zootecnici della valle. L’impianto tratterà i reflui degli allevamenti ottenendo il biogas, a sua volta impiegato per produrre elettricità immessa in rete, oltre all’energia termica impiegata nei vicini caseifici.

Il comune di Castellammare di Stabia, che ha vinto il premio “buone pratiche” 2017, ha puntato sull’edilizia efficiente, con un progetto di riqualificazione energetica di una scuola, avvicinandosi molto alle caratteristiche di un edificio NZEB (near-zero energy building) o “passivo”, cioè quasi autosufficiente per quanto riguarda il fabbisogno elettrico e termico.

Il risultato è stato raggiunto con un mix di interventi: un impianto solare FV da 9 kWp, un sistema solare termico di 50 metri quadrati, la realizzazione di un cappotto esterno per ridurre la dispersione termica dell’involucro edilizio. L’investimento è stato nell’ordine di 350.000 euro. Il Comune con queste misure di efficienza e produzione di energia rinnovabile riesce a risparmiare 15-20.000 euro l’anno sulle bollette.

Sempre in tema di mobilità a zero emissioni, Legambiente segnala il progetto “Mi Muovo elettrico-Free Carbon City” della regione Emilia-Romagna, che ha adottato un piano di trasporti basandosi sul principio dell’interoperabilità su scala regionale e dell’integrazione di tutti i servizi offerti al cittadino (articolo di QualEnergia.it sulla diffusione in Italia delle colonnine di ricarica).

Il progetto emiliano coinvolge diverse città: Piacenza, Parma, Reggio nell’Emilia, Modena, Ferrara, Bologna, Imola, Faenza, Forlì, Ravenna, Cesena e Rimini. A oggi sono 130 le colonnine installate nei centri urbani e nelle aree d’interscambio delle città e l’obiettivo è arrivare a 150 entro la fine del 2017.

Inoltre, per rendere la mobilità elettrica ancora più “sostenibile” e veramente a zero emissioni, la Regione ha richiesto che i distributori forniscano solo energia proveniente da fonti rinnovabili.

Rapporto “Comuni Rinnovabili” (pdf)

ADV
×