Dall’India agli Stati Uniti, i nomi di chi investe di più nel carbone

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L’organizzazione non governativa inglese InfluenceMap ha elaborato una mappa mondiale per mostrare dove si trovano i principali azionisti nel settore del carbone. L’Asia domina la graduatoria con Cina e India, grazie a diversi investitori strategici come governi e utility. Nel mondo 117 compagnie con un valore azionario di 185 mld $.

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Il carbone è diventato il nemico numero uno delle misure salva-clima dopo gli accordi di Parigi 2015, che hanno sancito l’impegno di quasi 200 paesi a contenere l’aumento delle temperature medie terrestri a 2 gradi centigradi.

Chi sono allora i principali investitori mondiali nella fonte fossile più “sporca”? Chi, all’opposto, sta spostando capitali da questo settore economico verso le tecnologie pulite?

InfluenceMap, un’organizzazione no-profit inglese che monitora il modo in cui le grandi aziende (corporation) influenzano le politiche energetiche globali, ha esaminato la “catena del valore” del carbone per identificare i maggiori azionisti tra i vari continenti.

Nel documento “Who Owns the World’s Coal” (allegato in basso) troviamo alcune info-grafiche utili per capire la geografia planetaria delle riserve carbonifere, delle società minerarie che le sfruttano per produrre carbone e dei poteri finanziari che traggono profitto da tali attività.

In totale sono 117 le compagnie elencate da InfluenceMap, tra cui Glencore, BHP Billiton e Berkshire Hathaway, per un valore azionario che tocca 185 miliardi di dollari e una produzione annua di carbone pari a 3 miliardi di tonnellate. Le riserve controllate da queste società ammontano complessivamente a 150 miliardi di tonnellate.

Come evidenzia il documento, se bruciassimo tutto quel combustibile fossile, ci giocheremmo una fetta considerevole (43% circa) del carbon budget che ci dovrebbe far rimanere sui binari dei 2 gradi di incremento della temperatura

Il primo grafico che proponiamo qui sotto, mostra com’è suddivisa nel mondo la capitalizzazione di mercato delle 117 aziende minerarie quotate in Borsa.

Parliamo di migliaia di azionisti tra i diversi tipi di fondi sovrani, assicurativi, eccetera, concentrati soprattutto in Asia (87% del mix) con Cina e India a trainare questo genere d’investimenti, rispettivamente 46-36% del totale. In terza posizione ci sono gli Stati Uniti con il 6,5% del valore.

Quella che segue, invece, è la tabella dei 20 principali singoli investitori nel carbone. La maggior parte si trova in Cina e India ed è costituita da “azionisti strategici” (strategic shareholders) come governi, grandi utility e società create appositamente per gestire i proventi minerari.

Sul gradino più alto del podio spicca il governo indiano, con un valore aggregato investito nei produttori di carbone (AUM, Assets under management) che supera 22 miliardi di dollari.

Un dato, questo, che chiarisce molto bene le contraddizioni della transizione energetica avviata dall’India, considerata da diversi analisti come la prossima mecca del solare fotovoltaico e, allo stesso tempo, vincolata alla produzione di centrali termoelettriche obsolete (vedi QualEnergia.it) per soddisfare il suo crescente fabbisogno interno.

Asia a parte, la classifica stilata da InfluenceMap è dominata da due gestori di fondi (asset manager) americani, Vanguard e BlackRock, con circa un miliardo e mezzo di dollari a testa investiti nella fonte fossile, seguiti da vari gestori di minori dimensioni sempre negli Stati Uniti, oltre che a Hong Kong, in Gran Bretagna, Svizzera e altri paesi.

Guardando infine alle campagne di disinvestimento dalle fonti fossili, al primo posto, secondo il rapporto, c’è il fondo pensione del governo norvegese, che dal 2010 ha già eliminato il 70% di asset legati al carbone dal suo portafoglio complessivo.

Nella lista troviamo anche due fondi pensione della California, che nei mesi scorsi hanno disinvestito da tutte le compagnie che operano in modo preponderante nel carbone.

Documento completo di InfluenceMap (pdf)

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