Efficienza energetica, i Comuni riescono a gestire il processo a livello locale?

Un’analisi del Consiglio Nazionale Ingegneri ha evidenziato nelle amministrazioni comunali la presenza di barriere organizzativo-culturali che penalizzano soprattutto il lavoro dei professionisti del settore energetico-impiantistico. Ciò si riflette negativamente sulla qualità energetica degli edifici.

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I Comuni hanno un ruolo fondamentale nel percorso di efficientamento energetico del paese.

A loro sono affidate, tra le altre cose, alcune delle principali funzioni in materia di controllo della qualità degli edifici in relazione al rispetto dei requisiti di prestazione energetica previsti dalla legge.

Come si sono organizzate le nostre amministrazioni locali per gestire il delicato processo di attuazione della normativa sull’efficienza energetica? A questa domanda ha cercato di rispondere l’indagine (vedi allegata in basso) del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, svolta tra i Comuni, capoluogo e non, con più di 50mila abitanti. Su 172 Comuni interpellati ha risposto il 46% (80 Comuni).

Il quadro che emerge dall’indagine, purtroppo, è caratterizzato da barriere organizzativo-culturali che, ad oggi, impediscono l’attuazione di una reale politica energetica a livello locale.

Ad essere penalizzati sono soprattutto i professionisti del settore energetico-impiantistico che da una parte vedono sfumare innumerevoli occasioni professionali, e dall’altra non riescono a fornire il loro prezioso contributo producendo un “effetto domino” che indebolisce l’intero sistema.

Ad esempio, non è raro che liberi professionisti si trovino ad asseverare richieste di titoli abilitativi senza potersi avvalere del contributo degli uffici tecnici comunali designati, molto spesso non “dotati” di figure professionali adeguatamente competenti, in grado di segnalare errori e non conformità.

In assenza dei dovuti controlli, tali non conformità, oltre a creare problemi nei rapporti tra la committenza e gli acquirenti, determinano una qualità energetico-impiantistica scadente (che si riflette negativamente sulla qualità energetica generale dell’edificio).

Alcuni dati dall’indagine

Guardando da vicino i dati dell’indagine, infatti, scopriamo che poco più della metà dei Comuni (il 54%) ha affidato l’intero “pacchetto” di attività correlate all’efficienza energetica ad un ufficio specifico, con grandi differenze geografiche (75% al Sud contro 30% al Nord).

Ma soltanto il 30% delle amministrazioni locali si è dotata di un ufficio che esercita anche il controllo dell’osservanza delle norme di efficienza energetica nazionali nell’edilizia (D.Lgs 192/2005).

Ed è questo il dato che costituisce un’evidente falla nell’efficacia delle politiche energetiche locali: oltre ad arrecare un danno alla comunità e all’intero mercato immobiliare, non incentivando gli imprenditori edili verso l’innovazione tecnologica e il green building, produce pesanti ripercussioni tra le professionalità del settore energetico-impiantistico.

Un dato decisamente virtuoso riguarda, invece, il Patto dei Sindaci, promosso dalla Commissione Europea dal 2008 al fine di coinvolgere attivamente gli enti locali nella strategia europea per la sostenibilità energetica: l’84% dei Comuni ha aderito al Patto presentato nel 2015, in cui le amministrazioni si impegnano a ridurre del 40% le emissioni di CO2 entro il 2030.

Chi aderisce al Patto è chiamato a realizzare il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), in cui vengono indicate misure, attività, obiettivi e competenze per il raggiungimento dello scopo: il 90% dei Comuni che hanno aderito al Patto ha predisposto il PAES (al Nord la percentuale sale addirittura al 100%). Purtroppo, però, soltanto il 47,5% è stato in grado di effettuare il monitoraggio biennale previsto per rimanere all’interno del Patto stesso. E questo dimostra quanto l’attuazione reale del Piano sia ancora un processo in itinere, soprattutto al Centro-Sud, dove solo un terzo dei Comuni riesce ad effettuare il monitoraggio (al Nord sono invece i due terzi).

E’ probabile che tale difficoltà nasca dalla mancata intercettazione di finanziamenti e dall’assenza di professionalità specifiche in grado di gestire i procedimenti attuativi. Altra carenza riguarda il Piano Energetico Comunale, che è lo strumento operativo del PAES ed è obbligatorio per i Comuni con più di 50.000 abitanti: solo il 40% ne ha approvato uno (al Sud appena il 15%) e soltanto un terzo di questi è stato realizzato negli ultimi 5 anni. Negli altri casi si tratta di Piani energetici ormai datati.

Le figure tecniche

Rispetto alle figure professionali, la normativa prevede l’obbligo per i Comuni al di sopra di una certa soglia di consumi energetici di dotarsi di un Responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, il cosiddetto “energy manager”.

L’analisi di questa figura ci dice che circa il 70% dei Comuni, in maniera geograficamente omogenea, ne ha nominato uno, e soltanto nel 10% dei casi l’incarico è stato affidato ad un consulente esterno all’amministrazione.

Il 70% degli energy manager è laureato in ingegneria, mentre il 10% risulta in possesso di un diploma di scuola superiore. Disomogenea, invece, la situazione delle figure professionali cui sono affidati i servizi di progettazione in campo energetico: qui la torta si divide in tre tra i Comuni che si affidano ad un dipendente, quelli che si affidano ad un consulente esterno, e quelli che hanno sia un referente esterno che uno interno all’ente.

I finanziamenti

Infine, i finanziamenti: le amministrazioni riescono ad intercettare i soldi (che non sono pochi), disponibili per realizzare gli obiettivi di efficientamento energetico?

Nel 2015 il MiSE ha stanziato 50 milioni di euro, ma solo il 41,8% dei Comuni ha usufruito di tali finanziamenti, con un Sud che risulta maggiormente virtuoso rispetto al Nord (56% contro appena il 26%).

Altrettanto bassa è la quota di Comuni che hanno promosso incentivi per interventi di efficientamento energetico in favore dei privati: sono il 31,6%, con in testa il Nord-Est (col 60%) mentre il Sud si ferma ad un desolante 11%, isole comprese.

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