Progettare le città del futuro, più resilienti, leggere e circolari

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L'emergenza climatica dovrà portare a nuove modalità di progettazione urbana: adozione di misure di adattamento e drastiche politiche di riduzione delle emissioni, oltre che un’economia sempre più circolare. Le maggiori trasformazioni nell’edilizia e nei trasporti, grazie all'uso di nuove tecnologie.

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L’emergenza climatica, l’attenzione all’uso delle risorse scarse del pianeta e l’irruzione di nuove tecnologie influenzeranno notevolmente le dinamiche delle aree urbanizzate.

Ovviamente l’evoluzione sarà molto diversa nei paesi in via di sviluppo o di transizione e in quelli industrializzati. 

Nei primi si dovrà passare allo sviluppo di città “compatte” evitando, come purtroppo si è fatto, di ripercorrere il modello statunitense. E certi ripensamenti cinesi fanno sperare che non si rifacciano gli errori del passato.

Da noi la riflessione è molto diversa e si deve puntare invece al recupero e alla riallocazione degli spazi esistenti, con un’attenzione ai vincoli esterni che ne condizioneranno lo sviluppo.

Così, il riscaldamento del pianeta imporrà l’adozione di misure di adattamento e l’avvio di drastiche politiche di riduzione delle emissioni. La difesa dalle ondate di calore stimolerà nel breve e medio periodo interventi quali nuove alberature e risistemazione naturalistica di fasce fluviali.

Su un altro versante, la difesa dalle alluvioni imporrà interventi di riduzione dell’impermeabilizzazione dei suoli, i tetti verdi, fino ad arrivare alla demolizione degli edifici in aree non difendibili.

In parallelo, il progressivo imporsi di un’economia sempre più circolare faciliterà il passaggio delle città da isole entropiche, forti consumatrici di risorse e produttrici di rifiuti, ad aggregati più leggeri, autonomi e resilienti.

La trasformazione delle città verso modelli più sostenibili verrà favorita sia dal perseguimento di ambiziosi obiettivi ambientali che dalla diffusione di soluzioni tecnologiche “dirompenti”.

Il tema della circolarità e del taglio delle emissioni è destinato ad accentuare il ruolo delle città come centri di produzione: oltre al tradizionale settore dei servizi, si dovranno espandere le attività di generazione di energia pulita, le coltivazioni agricole, la manifattura del futuro.

Le aree urbane vedranno, infatti, una crescente generazione locale di energia verde. Sul fronte alimentare, le aree agricole limitrofe svolgeranno un ruolo importante accompagnato dalle esperienze degli orti urbani.

Sul versante infine delle attività produttive, è prevedibile un’espansione di lavorazioni avanzate che, sfruttando tecnologie digitali come la stampa 3D, consentiranno di eliminare i costi di trasporto e immagazzinamento e favoriranno nuove opportunità di lavoro.

Dunque, le città sono destinate a diventare sempre più centri di produzione di flussi vitali di energia, alimenti e prodotti.

Ma i settori che subiranno le maggiori trasformazioni in relazione agli obiettivi climatici al 2030 e 2050 saranno quelli dell’edilizia e dei trasporti.

Larga parte del costruito sarà soggetta ad una riqualificazione energetica “spinta” che consentirà di ridurre drasticamente la domanda e di migliorare il comfort. Verranno sempre più utilizzate tecniche digitali (industrializzazione, stampa 3D, ecc.) in grado di ridurre notevolmente tempi e costi degli interventi. Ed è pensabile che i forti risparmi energetici consentiranno di ripagare una parte crescente dei costi di riqualificazione degli immobili.

Le coperture, in assenza di vincoli di pregio storico, potranno essere utilizzate come elementi captanti dell’energia solare o come tetti verdi. 

Dal punto di vista urbanistico questi cambiamenti implicheranno un’espansione molto limitata del costruito e una rivisitazione dell’esistente che non escluderà operazioni di demolizione, ricostruzione e densificazione.

Le maggiori modifiche nell’uso degli spazi urbani saranno però legate ad una diversa articolazione della mobilità, con la prevedibile progressiva riduzione delle auto private. Da un lato infatti la domanda continuerà a calare, anche grazie all’estensione dello “smart working” e degli acquisti via internet.

Dall’altro, l’offerta di trasporto subirà profonde trasformazioni. Sul lungo periodo si imporrà la guida autonoma elettrica gestita con servizi di sharing. Un contesto che potrà consentire anche una valorizzazione del trasporto pubblico e dell’uso delle biciclette.

E’ difficile prevedere le tempistiche di questi cambiamenti, ma è certo che una diffusione su larga scala dei veicoli senza guidatore comporterà una drastica riduzione del numero di auto consentendo di liberare una quota delle superfici stradali urbane grazie alla radicale riduzione delle esigenze di parcheggio. Avremo quindi nuove aree da destinare a zone pedonali, piste ciclabili, alberature.

Quali riflessioni emergono dall’analisi delle sollecitazioni ambientali e tecnologiche che nei prossimi decenni plasmeranno le nostre città?

Il primo elemento riguarda la necessità di immaginare possibili nuovi impieghi di spazi urbani, accelerando quindi una tendenza già in atto in diverse città.

La riqualificazione “spinta” degli edifici, anche attraverso forme di industrializzazione del recupero, rappresenterà uno strumento importante della rigenerazione urbana.

Sul lungo periodo si svilupperanno forme di mobilità condivise, elettriche e autonome con implicazioni significative sul versante delle infrastrutture necessarie e con la possibilità di immaginare nuove funzioni per le superfici stradali che si libereranno.

Insomma, dobbiamo immaginare futuri dinamici che grazie alle potenzialità delle tecnologie digitali potranno rendere la vita più agevole e aumentare la partecipazione di cittadini.

Un percorso però non scontato, che va guidato e controllato.

L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Formiche n. 122, febbraio 2017.

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