Colpo di coda “verde” per Obama: 500 milioni al Green Climate Fund

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Il presidente statunitense uscente ha destinato una nuova tranche di finanziamenti al fondo internazionale ONU che sostiene la transizione energetica nei paesi emergenti. Resta però un buco di due miliardi di dollari sui tre previsti da parte americana: Donald Trump garantirà quei soldi o chiuderà il rubinetto?

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Barack Obama sta cercando in tutti i modi di farsi ricordare come un “presidente verde”: proprio alla vigilia dello scambio di poltrona con Donald Trump, ha sbloccato la seconda tranche di finanziamenti per il Green Climate Fund (GCF) dell’ONU.

Come evidenzia una nota del Dipartimento di Stato, infatti, la Casa Bianca ha destinato 500 milioni di dollari al fondo istituito nel 2010 per supportare la transizione energetica verso le fonti rinnovabili nelle nazioni più povere del pianeta.

Nel 2014 l’amministrazione democratica decise di contribuire all’iniziativa green con 3 miliardi di dollari in totale; il primo pagamento è stato fatto a marzo dello scorso anno (500 milioni).

Nonostante il colpo di coda ambientalista di Obama, però, è probabile che rimarrà un buco di due miliardi nel finanziamento complessivo previsto dagli Stati Uniti, perché Trump ha sempre dichiarato di voler chiudere i rubinetti che alimentano le politiche salva-clima.

Se il magnate repubblicano manterrà la parola data in campagna elettorale, gli investimenti americani si concentreranno sui combustibili fossili, lasciando le briciole alle tecnologie pulite. D’altronde, è bene ricordare che Trump ha detto più volte che il cambiamento climatico è una bufala, quindi è difficile immaginare che il fondo verde delle Nazioni Unite sarà prioritario per la sua amministrazione.

Il Green Climate Fund è uno dei pilastri degli accordi di Parigi del 2015, poi confermati-rafforzati dalla Cop22 con la dichiarazione di Marrakech (Una transizione energetica irreversibile, ma con qualche ombra). In sostanza, il fondo dovrebbe attirare capitali pubblici e privati per accelerare la diffusione delle fonti rinnovabili nei paesi emergenti, con l’obiettivo di arrivare a 100 miliardi di dollari nel 2020.

L’impasse della lotta al surriscaldamento globale spesso è dovuta alle critiche del mondo meno industrializzato, che invoca il suo diritto alla crescita economica a basso costo sfruttando i combustibili fossili, carbone in primis. Il Green Climate Fund dovrebbe aiutare il trasferimento di tecnologie e competenze green, dai paesi più sviluppati a quelli più arretrati.

Come avevamo osservato a dicembre (Trump-leak: energia rinnovabile e clima a rischio nell’agenda repubblicana), tra le intenzioni del neo presidente ci sono diverse misure contrarie alle recenti politiche USA per l’ambiente e le energie rinnovabili.

Sempre a dicembre, un gruppo di oltre cento organizzazioni aveva lanciato una petizione a Obama, chiedendo di completare il finanziamento di 2,5 miliardi di dollari al GCF prima che Trump s’insediasse alla Casa Bianca.

Nei giorni scorsi su Science è uscito un articolo firmato proprio da Obama, in cui il presidente uscente sostiene che la transizione energetica è irreversibile e continuerà ad assicurare molti benefici economici per gli Stati Uniti (vedi QualEnergia.it).

Inoltre, Obama scrive che uscire dagli accordi di Parigi sarebbe dannoso per il paese, tanto più che la stessa Cina ha riconosciuto l’importanza di destinare sempre più investimenti alle tecnologie a basso impatto ambientale.

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