Il solare FV in Cina tra boom e obiettivi al ribasso

Ridotto da 150 a 110 GW il target per la potenza cumulativa fotovoltaica al 2020. Nel colosso asiatico più spazio al carbone, anche se il suo peso nel mix elettrico scenderà nei prossimi anni. Probabile una nuova diminuzione degli incentivi alle rinnovabili nel 2017 e una nuova corsa per installare gli impianti.

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Un po’ di solare in meno e un po’ di carbone in più, ma con un occhio sempre puntato alla riduzione complessiva delle emissioni inquinanti.

È il nuovo piano del settore elettrico diffuso dalla National Energy Administration (NEA) cinese per il periodo 2016-2020. Un piano con luci e ombre che quindi si presta a diverse letture.

Partiamo dal fotovoltaico. Il precedente obiettivo di 150 GW di potenza cumulativa in Cina, annunciato alla fine del 2015, è stato abbassato a 110 GW (cioè del 27%).

Di questi gigawatt, una sessantina dovrebbero essere riservati alla generazione distribuita dei piccoli impianti su tetto, mentre il traguardo assegnato ai parchi solari a terra utility-scale è pari a 45 GW, cui bisogna sommare 5 GW di solare a concentrazione.

In realtà c’è più ottimismo che pessimismo tra gli operatori FV, come evidenziano alcuni dati dell’ACEA (Asia Europe Clean Energy Advisory). Il 2016 è stato un anno da “corsa all’oro” per il fotovoltaico cinese, soprattutto perché l’industria delle rinnovabili temeva di perdere gli incentivi feed-in che sarebbero stati abbassati il 30 giugno (vedi QualEnergia.it).

Moltissimi hanno cercato di completare i progetti entro quella data per essere certi di ricevere le tariffe concordate in precedenza.

Secondo le stime, la Cina aggiungerà una trentina di GW solari quest’anno, portando così la potenza cumulativa a oltre 70 GW. Un bel balzo, considerando che l’obiettivo originario per il 2016 era di circa 18 GW. All’orizzonte c’è un altro taglio degli incentivi al fotovoltaico, anticipato a settembre da una bozza di documento della National Development and Reform Commission (NDRC).

Dalla primavera del 2017, infatti, dovrebbero scattare riduzioni del 20-30% per le tariffe feed-in e fino al 50% per i sussidi alla generazione distribuita. Pertanto, è lecito aspettarsi una nuova corsa degli operatori per realizzare gli impianti nei prossimi mesi. Quindi è vero che l’obiettivo ufficiale è stato ridimensionato, ma è anche probabile che potrebbe rappresentare solamente una soglia minima poi superata da un mercato in continua espansione.

Per arrivare a 110 GW di potenza totale fotovoltaica nel 2020 basterebbe installare una decina di GW l’anno dal 2017 in avanti, con un rallentamento molto consistente rispetto al boom visto finora. La stessa ACEA ritiene che tra 5 anni l’industria solare FV in Cina avrà fatto entrare in esercizio tra 130 e 140 GW di capacità complessiva.

Anche sul fronte del carbone le notizie sono a doppia chiave di lettura. Da un lato, infatti, la NEA ha deciso di elevare il tetto di questa fonte fossile da 960 a 1.100 GW. Dall’altro, però, ha spiegato che il peso del carbone nel mix elettrico, in termini percentuali, nel 2020 sarà inferiore in confronto a oggi, attestandosi intorno al 50% della generazione totale. Magra consolazione.

Pechino intende eliminare o ritardare la costruzione di circa 150 GW di centrali a carbone. Mentre le rinnovabili, secondo il piano della NEA, dovrebbero salire al 16% circa del mix di produzione nel 2020, escludendo da questa percentuale i grandi impianti idroelettrici.

Solare ed eolico dovrebbero valere 320 GW di potenza cumulativa a quella data, con il traguardo originario dell’eolico (250 GW) anch’esso ridotto, del 16%, nell’ultimo annuncio della National Energy Administration.

Tra i problemi irrisolti in Cina, c’è in particolare la sovraccapacità produttiva di molti impianti sia fossili che a fonti rinnovabili, determinata dall’incapacità della rete di gestire e distribuire l’energia generata in eccesso.

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