In Gran Bretagna, da sei mesi il fotovoltaico sta battendo il carbone

Un risultato storico: nei primi anni '90 il carbone copriva circa il 70% della domanda, ma negli ultimi sei mesi è a meno del 5%. Merito del raddoppio della potenza FV e delle politiche sul prezzo della CO2 che hanno penalizzato gli impianti a carbone rispetto a quelli a gas.

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Nella poco assolata Gran Bretagna, patria della rivoluzione industriale alimentata dal carbone, in questi giorni si conferma un sorpasso storico: negli ultimi sei mesi – da aprile a settembre – il fotovoltaico ha prodotto più energia delle centrali a carbone.

Prima era accaduto per un solo giorno (peraltro di sabato), il 9 aprile 2016. Poi a maggio per la prima volta il solare ha “battuto” le centrali a carbone sull’intero mese. Ora c’è la conferma con il dato semestrale, riassunto nel grafico qui in basso realizzato dagli analisti di Carbon Brief.

Merito del raddoppio della potenza FV che si è registrato nel 2015, ma anche delle politiche sul prezzo della CO2 e di dinamiche sul mercato elettrico che hanno messo fuori gioco gli impianti a carbone.

Shares of total UK monthly electricity generation met by solar and coal during 2016 (%). Fonte: Sheffield Solar e Gridwatch. By Carbon Brief using Highcharts.

Nel secondo e terzo trimestre 2016, riporta Carbon Brief, il fotovoltaico britannico ha prodotto 6.964 GWh, pari al 5,2% della domanda (in Italia siamo oltre l’8% come mostrano i nuovi dati Terna che abbiamo appena pubblicato).

Il carbone, invece, ha dato quasi il 10% in meno del solare: 6.342 GWh cioè il 4,7% della domanda.

Dal 1° luglio e per dieci settimane di fila il FV ogni giorno ha prodotto di più delle centrali a carbone.

Ovviamente ciò è dipeso molto anche dalla stagionalità: in UK circa tre quarti della produzione da solare è concentrata nei sei mesi che vanno da aprile a settembre, mentre il carbone lavora di più in corrispondenza dei picchi di domanda, che in Gran Bretagna sono concentrati nella stagione invernale.

Ma la tendenza va ben oltre le fluttuazioni stagionali. Stando ai dati degli analisti di Solar Intelligence, ora nel Regno Unito ci sono 12 GW di FV, erano 6 a inizio 2015 (una crescita che ora è stata frenata dai tagli alle tariffe incentivanti).

Nei primi nove mesi del 2016 il solare fotovoltaico ha prodotto il 26% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Contemporaneamente, come si vede dal grafico, nel 2016 la produzione da carbone è crollata, scendendo ben oltre la normale variazione stagionale: nei primi nove mesi di quest’anno è inferiore del 65% rispetto allo stesso periodo del 2015.

Per dare un’idea di quel che sta accadendo, si pensi che nei primi anni ’90 il carbone contribuiva per quasi il 70% della domanda elettrica della Gran Bretagna (67% nel 1990). Da tempo però sta vivendo un declino: nel 2014 nel mix energetico era al 30% e nel 2015 è sceso poco sopra il 10%.

Il 9 aprile 2016, per la prima volta dal 1882, nel paese non si è prodotto un solo kWh bruciando carbone e da aprile a settembre 2016, come già detto, questa fonte si è fermata al 4,7% della domanda.

A causare il collasso del carbone alcune dinamiche sul mercato elettrico che lo hanno penalizzato rispetto al gas e il floor price britannico sulla CO2, cioè il prezzo fissato oltre cui la tonnellata di emissioni non può scendere, che è raddoppiato nell’aprile del 2015.

Senza il floor price attuale, stima un’analisi di Cornwall Energy, il carbone potrebbe rioccupare il posto che aveva nel 2014, quando gli impianti a carbone fornivano il carico di base e quelli a gas lavoravano sui picchi della domanda.

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